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Narrato Era una fredda notte di primavera. Una di quelle notti in cui ognuno ama stare nel proprio caldo letto sotto il piumone e svariate coperte di lana. Nel cielo scuro, si poteva ammirare la bellezza di una fantastica luna color panna, che come per magia, aveva rubato tutta la luce alle stelle circostanti. Madara trascorreva la notte a fissare il soffitto della sua camera, e pensava. Pensava quale fosse il suo scopo nella vita. Non aveva famiglia, non aveva amici. Non gli era rimasto nessuno, né prove della esistenza di qualcuno che gli fosse stato caro, se non una foto, che guardava e riguardava continuamente. Aveva sempre sperato che un giorno, si presentasse qualcuno davanti a lui e dire che era un suo parente, anche lontano. Sperava che gli fosse rimasto almeno qualcuno che potesse consolarlo, essergli amico, ma niente. Si abbracciava spesso quel suo cuscino e piangeva e pregava Dio di incontrare colui o colei che gli aveva privato dell’amore dei genitori, non per ucciderlo, non per fargliela pagare, non per vendetta, ma per parlare. Ma un giorno, dopo anni di pianti inutili, si promise che gliela avrebbe fatta pagare, chiunque sia stato. Guardò l'orologio e notò l'ora tarda. Decise quindi di mettersi a dormire. Trascorrevano i secondi, i minuti, le ore… Si svegliò di colpo, sentì un rumore in cucina e poi un sibilo durato 3 secondi. Poi di nuovo un rumore in cucina. Andò a vedere e con il cuore in mano, aprì la porta. Ma non c’era nessuno. Ritornò a letto dopo un giro di perlustrazione dell'appartamento, sperando di non trovarvi qualcuno. Ma un enorme boato con successive scosse di diversa potenza, lo fecero crollare a terra. Si avvicinò alla finestra per capire cosa succedeva. Quella finestra coperta da una tenda che si era colorata di un rosso sangue. Aprì le tende, e notò con stupore che la città era in fiamme. Non credeva ai suoi occhi. Vedeva la gente correre dappertutto, le case crollate, altri boati. Sembrava un inferno. Tutto quel caos stava portando morte e disperazione nella sua amata città, ma l’unica cosa che gli passava per la mente era il motivo per cui stava accadendo questo, a causa di chi. Questi suoi pensieri cambiarono quando sentì nuove scosse di terremoto. Andò sotto al tavolo, senza nemmeno pensarci, senza nemmeno dare l’ordine al corpo di muoversi, come se avesse fatto tutto in automatico. Ma le scosse per alcuni minuti si placarono e decise quindi di scendere, di uscire dal suo riparo per capire cosa accadeva intorno a lui. La curiosità era troppo forte. Tanto forte da fargli rischiare la vita. Uscito quindi dalla porta, vedeva gente accasciata a terra d’ogni parte, persone che piangevano e tutto mentre le case crollavano e decine di persone morivano sotto i suoi increduli occhi. Sentiva nell’aria alcune parole, ma non riusciva a comprenderne il senso, ne sapeva cosa potessero significare, tranne una. Quando sentì “KATON”, capì che era in corso un attacco al villaggio. Decise quindi di confermare queste sue ipotesi e controllare personalmente. Arrivò in piazza dove trovò persone che combattevano fra loro. Non riusciva a distinguere chi fossero quelle di cui poteva fidarsi, e chi quelle di cui non poteva. Si paralizzò quando vide che gli si presentarono due persone davanti che cominciarono a combattere fra loro. Ma anche lui capì facilmente, che una di esse era in vantaggio. Infatti, l’altra perì sotto gli occhi di Madara con un kunai ficcato in gola. Il vincitore, lo guardò sorridendo, con un sorriso maligno e, dopo di esso, cominciò ad inseguire il giovane ragazzo. Madara cominciò a scappare, ma non passò molto tempo prima che il ninja lo raggiunse e, con un altro di quei suoi sorrisi maligni, sferrò un pugno dritto in faccia a Madara. Era tutto nero, non vedeva nulla. Si svegliò di colpo e capì, dopo essersi toccato il visto con le mani, che era stato tutto un sogno. Era tutto sudato, decise quindi di andare a farsi una doccia. Nel mentre di ciò, era contento ed allo stesso tempo impaurito. Contento che tutto quello che fin ora aveva vissuto era solo un semplice incubo, e impaurito dal pensiero che una tale sciagura potesse veramente verificarsi un giorno. Asciugatosi, quindi, ritornò a dormire, ma questa volta, nel percorrere il corridoio il quale portava alle varie camere del suo appartamento, sentì una leggera brezza che gli fece venire la pelle d’oca. Aprì la porta della sua stanza, e notò con stupore che la finestra era aperta nonostante lui ricordasse che fosse chiusa. Si ingiallì dalla paura, poiché subito pensò ad un ladro-ninja che fosse entrato in casa sua, nonostante non ci fosse nulla da rubare, ma questo il ladro non poteva saperlo. Si accinse quindi a chiudere le finestre in fretta e furia, sperando che le sue, fossero solo stupide supposizioni di un ragazzo sedicenne. Ritornò quindi nel caldo letto, e chiuse gli occhi per dormire. Ma non ci riuscì per paura di fare un altro incubo e quando li aprì si vide davanti un volto che non conosceva. « Arghhhhhhhhhh!! » « Calma, ragazzo!! » « Non uccidermi! Ti prego. Non uccidermi!! » « Non ho nessuna intenzione di ucciderti. » Il giovane Madara lo guardò incuriosito e la sua paura si placò per un attimo. « Sono qui su richiesta dell’Hokage. » « L’H-Ho-Hokage? » « Sisi. Sono stato assoldato per consegnarti questa lettera dove ti scrive lui/lei stesso. » Il ragazzo, guardò incuriosito la lettera nelle sue mani. Come la prese, il ninja che tanto furtivamente era entrato in casa sua, sparì nel nulla, come un fantasma. Aprì incuriosito la busta della lettera, e cominciò a leggerne il contenuto. In pratica, era stato scelto per partecipare ad una missione di livello D. Non venivano specificati altri dettagli se non l’ora ed il luogo d’incontro, cioè la mattina seguente alle 06:00. Erano le 3 del mattino quando il ninja gli consegnò la lettera. Continuò a leggerla svariate volte senza nemmeno farci caso, domandandosi il motivo per cui proprio lui era stato scelto. Guardò nuovamente l’orologio ed erano già le 5:35 del mattino… aveva solo 20 minuti per prepararsi e 5 per recarsi al luogo d’incontro scritto nella lettera. Si preparò in fretta e furia, sperando di non aver omesso nulla e si accinse ad andare verso le porte del villaggio, che era il punto di ritrovo. Dopo 3 minuti, girò l’angolo ed ecco che era arrivato alle porte di Konoha. Era in anticipo di 2 minuti. |