Solo il silenzioso frusciare del vento accompagnava il lento scorrere dei pensieri del giovane Chuunin di Kiri, sospirando lentamente verso il suo volto, marcato da uno sguardo assente, puntato verso le increspature delle onde del lago. Assorto nei suoi pensieri non si era nemmeno accorto che qualcuno si fosse avvicinato a quel piccolo spiazzo terroso dove si era appollaiato, un errore fin troppo banale per uno come lui. Non che fosse preoccupato per l'esito della missione che stava compiendo, era piuttosto sicuro che la refurtiva recuperata non fosse di alcun valore, dopotutto non era stato mandato in cerca di quei sette ladruncoli per via di ciò che avevano rubato, quanto più per fermare quella scia di furti e crimini che ormai da qualche tempo si portavano dietro. Qualcuno si era stancato, ed il Mikawa era stato assegnato alla missione per risolvere la faccenda. Recuperare la refurtiva era più una questione di cortesia che un dovere, ma non per questo doveva prestarci meno attenzione.
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Il flusso dei pensieri del ninja fu interrotto di colpo. L'acqua sulle rive del lago aveva iniziato a vorticare velocemente, creando una formazione acquatica, che per qualche secondo pareva formare un grosso muro circolare, per poi assumere a mezzaria le fattezze di uno squalo di notevoli dimensioni. Il Mikawa non fece molto caso al ninja che aveva scagliato la tecnica, o alle parole che avevano accompagnato il suo attacco, era concentrato su quel proiettile marino che si stava scagliando contro di lui e che sicuramente lo avrebbe colpito se non si fosse allontanato, velocemente, da lì. Eppure il Mikawa era rimasto fermo, immobile, come paralizzato da quello squalo che si stava avventando famelico contro di lui, con lo sguardo vuoto verso la massa d'acqua sempre più vicina. Solo pochi attimi prima dell'impatto si mosse per schivare quell'attacco. Sfruttando tutta la velocità di cui disponeva scattò velocemente ai piedi dell'albero, agguantando lo zaino che si era portato a spasso tutto il giorno, per scaraventarlo indietro nella foresta, lontano dal luogo del combattimento. In contemporanea con l'esplosione del proiettile acquatico il Mikawa scattò all'indietro di qualche metro, e coperto dal trambusto dell'attacco avversario mosse velocemente le mani all'altezza del suo petto, eseguendo l'unico sigillo necessario per la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo. Accanto a lui comparve con una nuvoletta di fumo una perfetta copia del Chunin di Kiri, uguale in ogni singolo dettaglio all'originale, che scattò in avanti, attraversando la lieve cortina di fumo e detriti creatasi precedentemente, pronto a contrattaccare.
«Inizino i giochi!»
Sospirò a mezzavoce, mentre si affacciava su quel campo di battaglia su cui si ergeva il ragazzo che lo aveva appena attaccato, squadrandolo dalla testa ai piedi. Il ninja era anch'esso di Kiri, un genin se la memoria non ingannava il Mikawa, ed era stato compagno di Ryo in missione diverso tempo prima. Certo erano cambiate molte cose, quel giovane che si trovava davanti non era di sicuro il ragazzino cieco che si era portato dietro per qualche giorno, ed il Mikawa non era di sicuro in alta uniforme, coperto dalla testa ai piedi sotto un mantello che celava il coprifronte di Kiri a chiunque lo cercasse, ma non era una buona ragione per attaccare un compaesano senza preavviso. Di ninja strani ne aveva trovati in vita sua, questa bravata non era certo nulla in confronto a ciò che era abituato a subire, ma almeno avrebbe avuto modo di capire come mai era stato attaccato in quel modo battendosi con quel ragazzo. Gennosuke Koga, era il nome del ninja che stava fronteggiando, ormai in guardia davanti a lui con una Katana sguainata a separare il volto dei due. Tra la copia del Mikawa ed il Koga si accorciavano si e no una decina di metri attraversati dalle falcate moderate del possessore del Chikotsumyaku, che nel frattempo aveva preparato due Kunai in una mano, e tre nell'altra. A cinque metri di distanza dall'avversario spiccò un salto, per arrivare a circa un paio di metri d'altezza, per poi puntare l'avversario: gola, spalla sinistra, polpaccio sinistro, stomaco e viso erano le destinazioni prescelte, e poi scagliare le armi da lancio con vigore verso l'avversario. Toccando terra avrebbe poi composto i sigilli necessari a moltiplicare i kunai appena lanciati, creando un muro di metallo sferzante a tagliare l'aria verso il suo avversario. Avrebbe dunque concentrato il chakra sui propri arti inferiori, per potenziare uno scatto che lo avrebbe portato alle spalle del genin, scagliando un'ultimo poderoso calcio verso il ginocchio destro, tentando di rompergli l'articolazione e metterlo a terra, per poi colpirlo con un ultimo colpo a mano aperta diretto verso la sua trachea. Il tutto sarebbe avvenuto con una velocità fulminea, esplosiva, avvalendosi delle conoscenze acquisite sviluppando lo stile del Lampo e colpendo i punti sensibili del corpo dell'avversario, per poi ritrarsi di qualche metro da lui.
Nel frattempo Ryosuke si sarebbe accuratamente e silenziosamente posizionato su uno degli alberi che costeggiavano la piazza, nascosto tra le sue fronde, in modo da poter osservare tutto il combattimento a distanza, analizzando le tecniche combattive avversarie, e cercando di trarne il maggior numero di informazioni possibili prima di entrare realmente in azione. Dopotutto aveva acquisito una certa calma e saggezza negli scontri, che gli avevano permesso di sviluppare una tecnica combattiva non da poco, che era riuscita a donargli quel soprannome che molti avevano già sentito e che temevano, ma che in pochi sapevano realmente a chi apparteneva: Il Lampo Nero della Nebbia. .