| Akira_Uchiha |
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..:: ۞ The End ۞ ::..
~ Narrato †Pensato† • Parlato
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۞ Arena Kurosaki. ~ La fine. Tutto giunge ad una conclusione, per necessità. Ogni cosa che nasce deperisce e poi si decompone sino a scomparire, lasciando dietro di sé solo una impronta delebile: nei ricordi impressi a fuoco nella mente degli uomini. L’incorruttibilità non è di questo mondo, la fine fa parte del nostro esistere, della nostra vita, a causa del tempo, tiranno mietitore di memorie. E dunque ogni cosa giunge ad un termine, finendo per restare nel passato: si perché il presente, esiste solo come definizione. Ma nulla potremo noi mai assaporare davvero, poiché l’essenza del presente è fatta per svanire, non lo si può pensare che già diviene passato. E il passato, è ciò che lascia scolpita nella mentre l’immagine degli uomini e delle loro gesta: unico custode di una corruttibilità inevitabilmente scontata.
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~ La nebbia. Il grigio e denso alone di mistero che aveva ricoperto l’arena pareva essere sul punto di diradarsi. Una tensione senza pari imperversava nella folla e nei partecipanti allo scontro, i protagonisti di un sanguinoso romanzo. Serpeggiavano le ipotesi più svariate, c’era chi giurava che quella fosse la maledizione degli shinobi della Nebbia Insanguinata, soprannome che ormai troppo tempo addietro era stato accostato al villaggio del Kirigakure. C’era anche chi accennava ad uno stratagemma perfetto per un assassinio silenzioso e celato e chi invece sosteneva convinto che per il ragazzo di Kiri quella mossa sarebbe stata quella dell’inesorabile capolinea. Il sole splendeva timido, nascondendosi di tanto in tanto con pudore quasi femminile dietro delle protettive nuvole che in ogni caso non riuscivano mai a coprire l’intera maestosità della sfera di fuoco, feconda dispensatrice di calore e luminosità che rischiarava le tenebre della notte e del peccato. Gli uomini hanno da sempre associato il buio al male e la luce che squarcia l’oscurità ad una redentrice della umana stirpe, emblema della purezza e della nitidezza d’animo. In quella cappa dalle fosche tinte, tutto sarebbe potuto accadere e finchè essa non si fosse diradata i dubbi avrebbero subito lo stesso destino. Lo splendente Uchiha dai capelli blu aveva compiuto un’azione a dir poco peretta: sfruttando la sua abilità di combattere anche senza far affidamento sulla vista ed essendosi prevenuto intuendo le intenzioni del suo avversario, si era riuscito a portare alle sue spalle con rapidità disarmante, e una volta a qualche centimetro da lui, intravedendone ormai ad occhi aperti la sagome attraverso il pallore della nebbia, aveva sferrato un attacco micidiale. La katana dalla fattura pregiatissima e dal manico nero con intarsi in rosso fuoco, che risplendeva anche nella nebbia, era pronta a piombare sull’immacolato collo del Kiriano, con una freddezza e una spietatezza degna del più crudele degli assassini. La nebbia cominciò a lasciare posto alla luce, a quanto pare il nemico aveva sciolto la tecnica del Velo di Nebbia. Il pubblico trattenne il fiato e anche l’esaminatore presente sul campo si scompose in una espressione convulsa, teso come se aspettasse u verdetto molto più importante della vittoria o della sconfitta. Una goccia di sudore percorse tutto il suo volto dai lineamenti levigati come dal vento. Poi la rivelazione, quasi un impulso diretto al cervello di tutti gli spettatori, come una luce che rischiara con tenacia e violenza le tenebre del dubbio. Due katane, tre uomini: una catena, l’uomo che misura la sua potenza. Sasame, lo Hyuga di Konoha, con una spada opaca, ricoperta dal veleno, puntata al collo; Reed, il freddo Kiriano del clan Kaguya, che impugnava la katana ma a sua volta veniva minacciato da un’altra spada che riluceva più che mai a pochi centimetri dalla sua gola. E Akira: unico attaccante non attaccato, la parte forte di quella catena, l’unico che minacciava senza essere minacciato. Il coltello dalla parte del manico lo aveva lui. L’avversario preferì non arrischiarsi a colpire lo Hyuga, poiché soprattutto avendo a che fare con un ninja spietato e apatico come l’Uchiha, avrebbe seriamente rischiato di finire ucciso. Akira disattivò lo Sharingan, nessuno lo avrebbe dovuto vedere. Tutto si fermò in posa plastica, monumentale stasi quasi statuaria dei protagonisti. Il pubblico si scompose, ci fu addirittura chi balzò in piedi per scorgere meglio l’eccitante scena. I numerosi shinobi veterani furono i primi a commentare:
~ La foglia ha vinto…
~ E l’Uchiha ancora una volta ha la situazione in mano…
~ E’ assurdo gli sono bastati circa due minuti per mettere fine all’incontro da solo.
~ E’ terrificante…
~ Mi domando come abbia fatto a muoversi nella nebbia…
~ Aveva forse previsto tutto prima che la nebbia calasse sull’arena?
~ I lord feudali espressero i loro pareri in relazioni alle scommesse che avevano azzardato:
~ Ho perso tutto, maledizione!
~ Sapevo che puntare sul team di quel ragazzo sarebbe stato un affare.
~ Era scontato finisse così…Ogni genio, diventa una persona comune confrontato con la grandezza di quella stirpe…
~ Subito fu il turno delle ragazzine che prima terribilmente estasiate dall’aspetto dell’Uchiha, si erano viste terrorizzate spettatrici del cruento spettacolo al quale il Genin aveva dato vita, spegnendo la vita di Cloud Kaguya.
~ C’e l’ha fatta, ragazze!
~ Non l’ha ucciso…Ha avuto pietà…
~ Forse non voleva solo sporcarsi le mani…
~ No…l’ha fatto di proposito, lo so…
~ E chi te lo dice che sia come dici tu?
~ Guarda i suoi occhi, Yuki…Ha voluto salvare la vita al proprio compagno.
~ Per ultimi furono i componenti del clan degli Uchiha mezzosangue a commentare, con un tono di smarrimento, la potenza e la perfezione delle azioni di quel ragazzo:
~ Maledizione, avremmo dovuto eliminarlo finchè eravamo in tempo…
~ Adesso non è più al nostro livello…
~ Sarà una impresa sbarazzarcene…
~ Il capo del clan, invece, con un ghigno malefico dipinto sul volto ammirava estasiato lo spettacolo creato dall’Uchiha:
~ Cinico e risoluto, proprio come te Koji. Lui però ha più odio. E’ riuscito persino a prevedere tutto in anticipo e non sbagliare alcuna cosa, nemmeno una. Voi uchiha puri siete così perfetti…Un giorno…il vostro potere sarà mio…
~ Akira, in posa statuaria, non accennava a deporre la Katana. Solo poche parole fuoriuscirono a stento dalla sua bocca, con tono disgustato e con la solita voce imperiosa e profonda:
• Posa la Katana…Non voglio macchiarmi del tuo sangue impuro… •
~ Era una forma di velato razzismo: Akira era inebriato dalla magnificenza della sua stirpe e per questo motivo, era portato a disprezzare e giudicare nettamente inferiori coloro che non vi appartenessero. Il Kaguya obbedì a quanto intimatogli dall’uchiha, che gli staccò la cartabomba dalla schiena. Che avesse preferito reprimere l’istinto omicida che lo pervadeva per salvare il compagno? Le ragioni per le quali fermò il colpo non erano chiare nemmeno a lui stesso. Nel boato del pubblico, l’esaminatore si avvicinò ai tre e alzando un braccio, il destro, verso l’alto, emise il giudizio reso ormai palese dai gesti del Kaguya:
~ L’incontro termina qui. Il team 1 perde per abbandono. Vincono Sasame Hyuga e…Akira Uchiha.
~ Sembrò quasi spaventato dal pronunciare quel nome. Ma non appena lo fece, la folla saltò letteralmente dai posti a sedere, in un’ esplosione di fragorosi applausi e incitamenti per i Konohani che erano usciti vincenti dallo scontro. Tutti gli occhi erano puntati sul Genin dai capelli blu, che aveva impressionato tutti. Ma questo non lo rendeva pago:
† Questi esami Chuunin sono una seccatura…Tutta questa gente con la sua rumorosa idiozia…E soprattutto…Sono sicuro che non troverò mai nessuno che mi spinga al mio limite…Mi è bastato ricorrere al 30% della mia forza per uscirne illeso e vincitore, potendo eliminarli entrambi. †
~ Contrariato si allontanò dal nemico e fece qualche passo in avanti, superandolo. I suoi passi lenti e solenni si avvicinarono a Sasame. Con voce severe, quasi di rimprovero, l’Uchiha gli rivolse poche e concise parole:
• Al prossimo incontro io non ci sarò. Vedi di badare a te stesso. •
~ Non lo guardava, fissava il suolo con gli occhi ottenebrati dai capelli che gli piovevano sul viso, mentre nel frattempo rimetteva nel suo fodero l’amata katana. Lo Hyuga aveva avuto bisogno della sua protezione, ma questa non era la prima volta che succedeva, era già successo in missione con Hinato e Kisuke, dove l’allora caposquadra Akira si era persino dovuto sacrificare per salvare i suoi compagni.
† Sasame ha potenzialità…Ma…Fin quando non imparerà a essere spietato e capire che la sua vita è in gioco ogni momento…Rimarrà un Genin.†
~ Non v’era la minima nota di entusiasmo per la prova superata nel suo animo: non aveva mai affrontato quell’esame per diventare Chuunin, i gradi ninja lo contrariavano, e si sentiva ben superiore a quasi tutti i Jonin del Villaggio. Era lì per scontrarsi contro qualcuno che lo spingesse al limite, gli facesse verificare davvero i suoi progressi. Ma ancora non era arrivato il momento, e forse non sarebbe mai arrivato. Akira continuò a girare per l’arena, in cerca di qualcosa. Poi si fermò, in prossimità di una pozza di sangue: riverse a terra vi erano la sacca porta kunai e quella porta shuriken di Cloud, il Kaguya da lui ferocemente eliminato. L’Uchiha si inchinò con flemma, raccogliendoli.
† Non gli serviranno più.†
~ Fece sue quelle armi, senza badare al loro contenuto. Poi si allontanò, con la sua camminata monumentale. Era uscito vincitore da quell’arena e il pubblico era tutto in piedi a profondere una standing ovation tutta dedicata al suo potere combattivo. Aveva lasciato una presenza, un ricordo, indelebile nella mente di chiunque avesse assistito a quel match. E come ogni uomo degno di gloria sarebbe stato ricordato. Ma lui non era interessato a quello. La sua testa era occupata da pensieri ben più preoccupanti, dai quali preferiva distogliersi con tutte le sue forze. Non salutò nessuno, né il suo avversario, né il suo compagno. Camminava, dando le spalle a tutto e a tutti. Lasciandosi dietro ogni cosa e ogni persona. Perché la felicità non è presente. E se è passata diventa rimpianto. Ma se è futura diviene speranza.
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