Akira Uchiha vs. Yuroi Uchiha

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Shadow alkemist
view post Posted on 5/9/2008, 17:53




Campo numero 1



CITAZIONE

Akira Uchiha vs. Yuroi Uchiha




Primo post ad Akira Uchiha. Le regole le sapete;buona fortuna
 
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Akira_Uchiha
view post Posted on 9/9/2008, 18:31





..:: ۞ Awake ۞ ::..



~ Narrato
Pensato
Parlato



~ ..:: ۞ ::.. ~



۞ Albergo Irigaki.

~ Uno spiraglio di luce, attraverso la leggera e biancastra finestra: danza come un maestoso signore del risveglio, si appresta a dare luce al mondo, riaprire gli occhi e far ripiombare ogni uomo all’interno della vita. La luce è vita, speranza. Ma incubo per chi teme di vivere. C’è chi nel dolce cullarsi tra le braccia possenti ma al contempo dolci di Morfeo si vizia sino ad assuefarsi al mondo dei sogni, al punto che vorrebbe rimanerci. Riaprire gli occhi e rivivere un maledettissimo giorno, di nuovo catapultato nella propria esistenza con tutta la corruttibilità di cui il nostro mondo è composto è spesso il peggiore degli incubi.
Un soffio leggero di vento, il più timido dei figli di Eolo che sussulta per un po’, gonfia le pieghe della tenda finemente ricamata a mano e poi si spegne, scordandosi del suo intento e tornando a spingere le amiche nuvole.
Un rivoltarsi nelle coperte provoca un rumore setoso, piatto stridente.
La luce si insinua nella stanza: il sole è sorto, a rischiarare un altro giorno dei terrestri.
Un pugno stringe un lembo della candida coperta di seta che avvolge la figura puerile solo pochi istanti prima quietamente assopita nel solenne sonno che la avvolgeva. Manca di vigore quella stretta, che viene subito abbandonata. La testa si struscia sul cuscino di cotone e dal colore bianco , il blu della liscia chioma, acceso e splendente, risplende più della palla di fuoco che riscalda il mondo.
Piano la coperta si gonfia e viene spazzata via, mentre la figura guadagna la posizione eretta, scendendo col piede sinistro dal letto. Una danza nella fioca luce della stanza permette al ragazzo di guadagnare qualche metro e appropinquarsi, trascinandosi per la stanchezza, mentre si sforza di ridare luce ai propri occhi, alla finestra.
Le tende vengono scostate leggermente con una mano candida e bianca come la luna, e il viso inondato di luce opaca: la giornata era nuvolosa, una cappa di nuvole grigie avvolgeva il globo, lasciando al sole poche possibilità di infiltrarsi attraverso di esse. I raggi più tenaci eludono questa difesa, ma giungono stanchi per l’impresa a riscaldare e illuminare il volto dai dolci lineamenti dell’Uchiha.
Le palpebre sottili e lisce si schiudono come un fiore troppo timido e pigro: le iridi azzurre, sublime sfocare di cromie cangianti del blu, tornano alla luce, vengono abbagliate da essa e si richiudono, per tornare nuovamente sui loro passi subito dopo. Adesso possono squadrare l’orizzonte, fotografare istantaneamente ogni dettaglio del poetico paesaggio ai piedi dell’antico edificio che era adibito a residenza per i partecipanti al torneo di selezione dei chuunin.
Un prato, verde splendente e ben curato giace immobile ai piedi della struttura, inondando della sua tonalità i metri a seguire, sino a che la pianura non discende per un lieve tratto per poi inarcarsi più sinuosamente dei fianchi di una donna e innalzare sulle proprie spalle un piccolo centro cittadino, con edifici che a quella distanza paiono essere costruiti con tecniche antiche, quasi gotiche.
Gli occhi, stanchi di quella magnificenza paesaggistica si spostano annoiati verso l’alto, con la pretesa di trovarci chissà cosa. Il cielo è scuro, minaccioso, le nubi infestano l’azzurro del cielo, che quasi viene oscurato dalla preponderanza di esse: alcune si rincorrono sospinte da una leggera brezza, altre rimangono impassibili ai giochi delle più piccole, osservandole con occhi impietosi, ferme nella loro maestosità. Il sole può solo farsi da parte e osservare la scena, offuscato com’è dalla loro baldanza. La scena si chiude con un battere del reggi tenda in ottone, che fa da preludio al calare del sipario su quella natura incontaminata.
La figura, immersa in una sottile foschia di luce velata dalle ombre che ancora abbracciano la piccola camera dalla forma quasi perfettamente quadrangolare, si accascia nuovamente sul soffice letto, provocando un sonoro e penetrante sobbalzare delle molle, sollecitate dal peso esercitato dal ragazzo dai capelli blu.
Akira porta le mani dietro la testa, incrociate quasi a volerla sorreggere nel suo eccessivo peso, i pensieri sono macigni più pesanti di interi palazzi alle volte. Un’espressione nervosa, quasi chiedesse di essere coadiuvata da un gesto di stizza che però non ebbe luogo. Le labbra che si schiudono, sdegnate e i denti bianchi come l’avorio che prendono aria. La rabbia fuoriesce in un pensiero, uno dei tanti, dei troppi che affollavano la sua mente.




† Tsk! Maledizione, è sorto un altro giorno. E ciò che è peggio è che esso comporterà l’affrontare un match piatto e insulso come quello precedente. Non troverò mai qui colui che mi spingerà al limite mi farà verificare gli effettivi progressi compiuti…Mi è bastato combattere al trenta percento delle mie potenzialità, se non meno, per eliminare un Siriano e arrivare a graziarne uno. Però…Oggi combatto contro un Uchiha…Un Uchiha mezzosangue…Potrebbe far parte dell’organizzazione che mi perseguita ormai da troppo tempo. Proverà sul suo misero corpo impuro ciò che vuol dire sadismo. E piangendo, sputerà fuori dalla sua vile bocca amaro sangue disgustoso, rimpiangendo di non possedere quello di un vero Uchiha…Questo è l’unico stimolo che questa sfida presenta, ma quello spettacolo dove sono io il protagonista della sua fine non voglio perderlo…e voglio che vada in scena. Perciò ci andrà.

~ Un esaltato, questo avrebbero pensato di lui i più; un pazzo sadico avrebbero aggiunto altri. Una personalità controversa, che ormai a causa del troppo potere ottenuto non riusciva a trovare stimoli in alcunché. L’unico obiettivo della sua vita era rintracciare il padre ed eventuali notizie sulla sua morte: e divenire chuunin avrebbe agevolato lo svolgersi di questa ricerca. Era quello il vero unico motivo per i quale si trovava lì.
La camera prende ancora aria, respira, dando al ragazzo l’energia necessaria a scendere definitivamente dal troppo morbido materasso in lattice.
Questa volta il piede a impattare per primo al suolo è il destro e poi il mancino. Un piccolo gesto del capo scuote i lisci capelli blu, troppo perfetti per essere posseduti da una persona appena svegliatasi.
Un paio di passi, la camera, arredata con un letto da una piazza e mezza con sostegno in legno chiaro e una scrivania del medesimo materiale con una sedia in plastica verdastra appoggiantesi su un parquet non dei più raffinati, viene lasciata alla propria solitudine. Ancora ottenebrata dalle tapparelle non totalmente alzate e sconvolta dalla notte, la camera saluta impassibile il giorno che sorge.
Danzando nell’ombra, Akira giunge sino al bagno. Un scrosciare d’acqua corrente è preceduto da un gesto circolare che dà vita allo scorrere del liquido cristallino. Le mani candide si infilano sotto la cascata di acqua e ne escono bagnate: un piccolo lago artificiale viene creato dal loro congiungersi, lago che si va ad infrangere pochi istanti dopo sul viso puerile del Konohano. Acqua fresca, il risveglio ideale per lasciarsi alle spalle le sofferenze e gli incubi della notte e tornare con la mente alla solida realtà. Il bagno è composto da un piccolo lavandino di bianchissima ceramica e un gabinetto dello stesso colore, con una nascosta doccia celata all’ombra di tendine dal colore bianco anch’essa, ma decisamente più velato. Al suolo, invece, delle piastrelle dal colorito blu che ricalcava quello delle bolle d’acqua, che sfocava nell’azzurro chiaro al centro.
L’Uchiha abbandonò anche quella stanza, recandosi in salotto: una piccola camera, con parquet più scuro e due divanetti in cotone rosso ondeggiato, con due finestre di grandi dimensioni e null’altro. Su uno di quei divani v’erano appoggiati tutti i vestiti di Akira. Il ragazzo dai capelli blu fissava la disposizione degli indumenti, dubbioso e annoiato:

† Che diavolo mi metto? Non me ne sbatte un cazzo di vestirmi per bene, metterò questo…

~ Afferrò con la mano destra il kimono bianco e pregiato e lo aprì, dopodiché ci infilò dentro prima un braccio e poi l’altro. Era a petto nudo, per questa ragione non ebbe nemmeno bisogno di spogliarsi: l’abito lasciava intravedeva la scolpita muscolatura del ninja, ottenuta dopo anni e anni di sforzi e allenamenti. I pettorali si ergevano bombati quasi come delle colline su una pianura ondeggiata, gli addominali. Subito le mani raggiunsero avide i calzoni, dei pantaloni di una tuta dal colore grigio scuro, che quasi pareva nero: color pece era invece la cintura elasticizzata che avrebbe tenuto i pantaloni incollati alla vita del ragazzo. Questi si sfilò prima quelli del pigiama, lasciandoli per terra a prendere polvere e rapidamente indossò quelli scelti per il combattimento. Girava scalzo per casa, così avvicinandosi ai calzari che giacevano dinanzi alla porta blindata con uno strato di legno scuro a fare decorazione, notò un orologio ce portava con sé una indicazione di pessimo riscontro nella realtà.


† Sono già le due? Ma a che diamine di ora mi sono svegliato? Dovrò sbrigarmi, non intendo arrivare di nuovo in ritardo.

~ Si infilò i calzari neri e lucidi tutto d’un tratto aprì la porta, non aveva nemmeno portato le sue armi, a parte la katana che aveva raccolto insieme al rinomo e la aveva indossata dietro le spalle, inclinata a trenta gradi rispetto l’asse del suolo e sporgente dunque dalla spalla sinistra. Quella katana, compagna di troppe battaglie, lucida e curata come un gioiello, riposta monumentale e immobile nel suo fodero rosso fuoco, come l’elemento dominante del Clan del quale Akira era ormai uno dei pochissimi superstiti.
La porta si chiuse alla sue spalle e un sordo frastuono accompagnò l’accaduto. Era fuori di casa ormai: scese le scale di ceramica grigiastra con calma, nonostante fosse leggermente in ritardo non avrebbe mai perso la sua flemma. Pensava, rimuginava, pareva non darsi pace. Lo scenario che lo portò all’atrio principale non lo vide nemmeno: non si godette nemmeno gli ampi finestroni che catapultavano la luce direttamente nella tromba delle scale.


~ Buongiorno, Akira-Sama! Il suo incontro inizierà a breve, se vuole posso accompagnarla io all’are…

~ Le parole della bionda cameriera di servizio all’hotel vennero spezzate sul nascere: l’Uchiha l’aveva già superata e si era portato fuori dalla residenza, a testa bassa, come se quelle parole nemmeno fossero giunte alle sue sensibili orecchie. L’aria era densa, un po’ troppo calda e afosa per piacere al ragazzo dai capelli blu: il cammino era scandito da un percorso di terriccio con diverse pietruzze di diverso colore, dal beige al bianco, al grigio, incastonate in esso. Akira camminava per quella via a testa bassa, immerso nei suoi pensieri, totalmente assorto nelle sue macchinazioni terribili. Non sorrideva o alzava il capo ormai da mesi interi. Troppe domande, e nessuna risposta, questo il seme del suo malessere interiore.
Nemmeno si accorse che quella manciata di metri che lo separava dall’arena era stata percorsa in poco tempo. Era l’, con quella monumentale struttura che lo guardava dall’alto, con sguardo impietoso. Un nuovo match, una nuova sfida, una noia che si ripresentava.
Al suo ingresso lento e eroico nell’arena, la folle esplose i delirio, quel ragazzo dai capelli blu che tanto aveva strabiliato nel precedente match era pronto a dare di nuovo spettacolo sotto i loro occhi colmi di ammirazione e invidia. Akira nemmeno alzò il capo, restò confuso dal marasma che si scatenò contemporaneamente al suo ingresso.
Distinse solo le parole dell’esaminatore che nemmeno guardò in faccia, così impegnato com’era a fissare il suolo.


~ Il tuo avversario ancora non è qui, si dice che non si presenterà poiché non vuole battersi con te, temendo per la sua vita.

~ Akira non reagì, rimase fermo. Le sue emozioni erano vuote. Un nemico che nemmeno aveva il coraggi odi affrontarlo. Il suo potere era ormai divenuto troppo, come lui temeva. Doveva allontanarsi di lì, concluso l’esame chuunin. E finalmente provare l’ebbrezza dell’adrenalina, la gioia e la tensione della sfida. Tutte cose che non aveva mai vissuto a Konoha.




~ ..:: ۞ ::.. ~



SPOILER (click to view)

Puro esercizio stilistico il mio: ho provato a fare il vistruoso delle descrizioni, minuziosamente composte.



 
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» • G i a c o ~
view post Posted on 13/9/2008, 15:50




» Mamma mia come sei montato °° Tiratela meno gosto che non sei altro ù_ù xD A parte gli scherzi,post fatto benissimo,come sempre (a mio parere).Essedo un solo post non posso darti il massimo di Esp che darei normalmente,così come di Ryo.Abbasso leggermente la quantità,semplicemente per il fatto che ho a che fare con dei veri e propri post,scritti molto bene.
Exp.: 75 Ryo: 200
 
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2 replies since 5/9/2008, 17:53   151 views
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