| »Chuunin's Exams Firsth Chapter
†«Ammazzare il tempo è forse l'essenza della commedia, proprio come l'essenza della tragedia è uccidere l'eternità.» Miguel De Cervantes
†7 Giorni prima dell’esame di selezione.
»Il vento soffiava leggero le foglie secche, adagiate sulle strade e sui terreni sconnessi delle lande abitate del villaggio della foglia. La mattina era ormai giunta, il cielo blu si era diradato, lasciando una distesa grigiastra al suo posto. Le nuvole ricoprivano tutta la superficie del Konohagakure no sato, assuefacendo i cittadini di una strana sonnolenza. Nonostante l’orario, le strade del villaggio erano vuote. Nessuno quella mattina si era preoccupato dei propri lavori, dei propri doveri e dei propri piaceri. Si contavano sulle dita di una mano le persone che si erano preoccupate di uscire e di aprire i propri negozi. Era un giorno di festa, ma in quella città i cittadini non si preoccupavano molto di questo evento. Una strana tristezza aleggiava nel territorio della foglia, perfino il cielo sembrava stesse per piangere. Il vento, invece, non si preoccupava di questa strana situazione anormale, sembrava quasi divertirsi. Le correnti d’aria attraversavano la città, spargendo freddo ed incutendo terrore co’i suoi sussurri provocati dagli spifferi dispettosi. In quel dedalo labirinto che era la città di Konoha, regnava la calma, una calma che quasi sembrava paura per quanto statici fossero i movimenti di essa. Come terrorizzati, i cittadini non s’azzardavano ad uscire dalle proprie abitazioni. Era forse un giorno diverso dagli altri quello? Era un giorno importante per la città? Oppure era solo una coincidenza che per le strade del villaggio non vi erano cittadini? Sosuke Uchiha, il protagonista di questa storia, non lo sapeva. Aveva sempre vissuto in una cittadina diversa, che lo comprendeva più di quanto la foglia non avrebbe mai fatto, e mai, sin da quando era tornato nella sua città natia, si era preoccupato delle abitudini e delle feste del villaggio. Ammirava quella città desolata, seduto sopra un tetto di periferia. I capelli, di quel pesante color corvino sempre pettinati ordinatamente, erano stati scompigliati dal vento ed ora gli coprivano parzialmente il viso. Il volto, sempre lo stesso, l’espressione dura e fredda scolpita su quella pelle marmorea era inconfondibile, con gli stessi occhi immortali di sempre. L’iride era scura, risaltava il colore di vendetta dei capelli. Su quegli occhi impassibili erano segnati tanti combattimenti, tanta crudeltà e tanto odio, ma quello che più spaventava era la non curanza di quegli occhi. Tutto ciò che aveva fatto gli sembrava solamente un ricordo, non lo aveva fatto per lui, non ricordava neppure più il motivo per cui lo aveva fatto, sapeva solamente che non gli interessava. Le missioni, i combattimenti, tutto ciò che aveva fatto non era più parte di lui, se ne era distaccato completamente. Il giovane, come sempre portava la solita maglia bluastra, che lo aveva accompagnato in ogni situazione, fedelmente. Sulla schiena era sempre impresso il ventaglio, il simbolo famigliare che indicava la padronanza dell’elemento del fuoco. Le maniche corte lasciavano gli avambracci del giovane liberi, all’aria, dove si potevano notare ancora i segni dei postumi di numerose battaglia , che si concludevano in due mani che innumerevoli volte su erano sporcate di sangue. Alla cintura erano legate diverse sacche, contenenti materiali bellici come armi da lancio e diversivi da combattimento. I pantaloni beige erano sempre i soliti, che come sempre venivano indossati abitudinariamente dal giovane. Sulla coscia era legato un altro pacchetto contenente altre tipologie di armi.
«Sosuke, sono passato alla residenza del clan per consegnarti una lettera e mi hanno detto che eri fuori, ho pensato potessi essere qui.» Una voce calma e compassionevole risuonò alle spalle del ragazzo, che non fu troppo sorpreso di quell’apparizione. Si chiamava Genma Shiranui, era un chuunin della foglia, con cui Sosuke aveva avuto occasione di allenarsi e con cui aveva stretto un debole legame d’amicizia. «Ecco tieni» disse porgendogli la lettera «Si tratta degli esami di selezione dei Chuunin» Sosuke prese la lettera tra le mani, la guardò per una decina di secondi e poi, senza aprirla se la mise legata alla cintura. «Hai Intenzione di partecipare?» disse il chuunin sedendosi alla sinistra dell’Uchiha. Ci fu un minuto di silenzio, l’Uchiha non sapeva bene come rispondere alla domanda. Da tempo gli esami erano il motivo dei suoi sforzi e di tutti quegli allenamenti a cui aveva preso parte, ma in quel momento non sapeva la risposta a quella domanda apparentemente facile. «Ho passato tutta la notte a pensare. Ho ragionato sulle missioni, sugli allenamenti, sul villaggio. Sul clan. Però non so ancora cosa fare. E’ questa città, quando ero a Kiri era tutto più semplice, la gente non si preoccupava di te, non ti conosceva e soprattutto non era debole come questi Konohani. Non sento alcun legame con questo villaggio, non vedo il motivo si questi allenamenti e missioni. E adesso ci sono gli esami. Non mi cambia nulla essere chuunin o restare genin. Fino ad ora l’ho sempre pensata diversamente, ho sempre pensato che il mio compito fosse quello di rendere onore alla mia famiglia, scalando le classifiche e diventando un ninja di alto rango, di diventare il numero uno, poi questo clan mi ha deluso. La sua debolezza mi ha deluso. L’onore che una volta era sempre al primo posto nei membri del clan Uchiha, è stato rimpiazzato dal desiderio di potere e dalle manie di protagonismo.» Il chuunin, che aveva ascoltato in silenzio il discorso dell’Uchiha, rifletté alcuni attimi sul discorso del ragazzo e poi gli rispose. «Il simbolo che c’è sul tuo copri fronte è il simbolo della volontà del fuoco. Questa volontà che brucia dentro di te ti spinge a continuare a migliorare la vita nel villaggio, se gli Uchiha sono assetati di potere e vogliono essere al centro dell’attenzione, è tuo compito migliorare il clan , salvare il villaggio da questi individui, essendo tu quello che se ne è accorto.» « Perche dovrei salvare questo villaggio, che per me non ha più alcuna importanza?» «Dov’è il tuo copri-fronte?» disse l’amico. Sosuke prese dalla sua destra un oggetto metallico, tenuto in pessime condizioni, con al centro inciso un piccolo simbolo. « Lo ho accidentalmente distrutto durante un allenamento.» Disse lasciandoci gli occhi. Intanto il chuunin aveva preso il suo copri-fronte, lo aveva sostituito con quello dell’Uchiha e si era alzato in piedi. «Prendi il mio, ti servirà per partecipare agli esami di selezione, forse li capirai il motivo per cui devi lottare per il tuo villaggio.» Senza che l’Uchiha potesse controbattere, il chuunin si era già dileguato, lasciando solo l’Uchiha su quel tetto, che rimase quasi stupito a guardare quel copri fronte appena ricevuto.
†3 Giorni prima dell’esame di selezione. »Era ormai sera, la notte era calata ed il sole era tramontato lasciando spazio alla bella luna, che tinta di bianco latte si prostrava nel cielo. Le luci delle case a poco a poco si estinsero, lasciando la vita notturna e si preoccupavano di andare a dormire. Solo una luce restava ancora accesa, in quell’orario che tanto era tardi da sembrare quasi presto. In quella abitazione il giovane Sosuke Uchiha era occupato a riflettere. Da giorni ormai rifletteva. Soprattutto di notte, dove spesso il rumore del chiacchiericcio della gente del posto era assente, e si poteva concedere un momento di Pace. L’unico suono che lo teneva sveglio era il brulicare delle idee. Quel labile ronzio non trovava risposta alcuna, continuava il ballottaggio della decisione, aprire la lettera degli esami di selezione dei chuunin e partecipare, oppure cestinarla e non partecipare all’evento. Non aveva un buon motivo per rifiutare, il tempo era libero e si sentiva pronto per affrontare ogni prova, ma allo stesso tempo non trovava alcun motivo per non partecipare, restare genin o diventare chuunin non gli cambiava la vita, non gli interessava. La lettera intanto giaceva ordinata sul tavolo che si trovava nella camera da letto dell’Uchiha, dove già un filo di polvere vi si era posata sopra. Sosuke non la aveva toccata da diversi giorni, da quando era tornato a casa in seguito alla conversazione con il chuunin che gli aveva consegnato il copri-fronte. Quella mattina era stata una catastrofe per la decisione del ragazzo. Le parole che il chuunin aveva proferito erano servite ad incuriosire l’Uchiha a tal punto da decidere di partecipare, solo per saziare quel sentimento falso che gli si spandeva nel petto. Eppure, l’Uchiha non si era fermato a quel labile dubbio, lo aveva messo da parte ed aveva continuato a riflettere, aspettando che qualcosa o qualcuno lo convincesse e, proprio quella sera, qualcuno arrivò in suo aiuto. Era da poco passata la mezzanotte quando qualcuno bussò alla finestra della stanza da letto del genin. Con molta sorpresa l’Uchiha andò ad aprire e si trovò davanti ad un uomo sulla ventina, che sembrava essere interessato a parlargli. Aveva, proprio come quando Sosuke lo aveva conosciuto, una sigaretta in bocca ed appollaiato sul davanzale della finestra, con una mano sullo stipite aspettava di avere il permesso di entrare. «Ragazzo, non è troppo tardi per essere ancora sveglio?» Disse non appena l’Uchiha gli aprì la finestra. «E non è troppo presto per partire in missione?» rispose a tono il genin. Lo jonin entrò goffamente nella stanza, fece un tiro alla sigaretta e poi, ormai consumata, la buttò fuori dalla finestra. «Avresti ragione, ma la mia missione non ha orario.» disse mentre si accendeva un'altra sigaretta. «E di che missione si tratta?» chiese incuriosito l’Uchiha che si era appollaiato su uno sgabello al centro della stanza. Lo jonin spense il cerino che aveva usato per accendere la sigaretta, lo buttò fuori dalla finestra e poi iniziò a parlare. «Veramente la mia missione sei tu.» disse notando uno strano stupore sul viso del ragazzo. «Ho parlato con Genma poco fa, mi ha detto che non vuoi partecipare agli esami di selezione. Mi pare una scelta stupida, ti sei allenato tanto per superarli, e vuoi mollare in questo modo?» aggiunse. Intanto Sosuke si era rilassato un poco, le rughe della curiosità che gli si erano formate sulla fronte si distesero, e poi si prese abbastanza tempo per rispondere. «Veramente non trovo un motivo valido per parteciparvi. A cosa servono tutte queste graduatorie?» rispose con sincerità. «Queste graduatorie non servono a niente, è solo una scusa per farvi lavorare e dimostrare cosa siete in grado di fare e tu ti sei allenato molto per fare bella figura, non penso che vorrai buttare all’aria tutto ciò che hai fatto. Inoltre sei diventato piuttosto famoso nel villaggio. Ci sono alcuni signori feudali che verranno a vedere gli esami solo per te. Ormai nel villaggio non si parla d’altro. Sosuke Uchiha di qua, Sosuke Uchiha di là. Già a Kawa no kuni si parla di te.» disse cercando di convincerlo. «Sono stanco di tutto questo interesse verso di me. Mi infastidisce questo fatto, sono sempre sulla bocca di tutti, io e il mio nome. Se non sapessi che ogni mia azione viene vista come una scena plateale di una tragedia teatrale penso che me ne andrei, scapperei da tutto, ma non è ancora possibile.» disse l’Uchiha sull’orlo di una crisi di nervi. «Non so ancora se parteciperò o meno all’esame e non penso che tu possa indurmi a scegliere sul momento. Comunque vada saprai sicuramente cosa ho fatto. La gente parla.» aggiunse con noncuranza. Lo jonin, che intanto si era alzato si era accovacciato nuovamente sulla finestra, aveva buttato l’ultima sigaretta consumata e poi se ne sarebbe andato subito dopo aver salutato l’Uchiha. «Spero che tu scelga la decisione migliore ragazzo. Ah, ho saputo che all’esame parteciperà un altro Uchiha, dicono che abbia anche lui lo sharingan, spero che ti possa dare del filo da torcere.» disse uscendo dalla finestra senza voltarsi indietro. Sosuke ebbe un colpo al cuore. Senza volerlo quel jonin gli aveva dato il motivo per partecipare all’esame. Non era per diventare chuunin o per soddisfare qualche nobile desideroso di vedere dei buoni combattimenti. Aveva deciso di partecipare unicamente per testare le proprie abilità in combattimento. Come aveva detto il visitatore, l’Uchiha si era allenato spesso e con decisione, e non avrebbe dovuto buttare al vento l’occasione. Inoltre, quell’ultima informazione che lo jonin gli aveva fornito lo aveva fatto incuriosire. Aveva iniziato a pensare a come sarebbe stato scontrarsi con un altro possessore di sharingan. In pochi attimi i pensieri dell’Uchiha furono concentrati solamente sull’esame, precisamente su quando avrebbe potuto dimostrare di essere l’unico Uchiha degno di utilizzare lo sharingan.
†Il giorno degli esami di selezione. »Erano passati appena tre giorni da quando Sosuke aveva avuto il coraggio di aprire la lettera arrivatagli per partecipare agli esami di selezione dei chuunin e prendere finalmente una decisione a riguardo. Aveva letto attentamente il contenuto, si era informato sul luogo dell’esame e si era concesso qualche ora di sonno prima di partire. La mattina seguente Sosuke Uchiha si era svegliato di buon ora, aveva fatto una doccia veloce e poi, rintanatosi in camera sua si era preparato per l’esame. Aveva infilato un paio di pantaloni corti, color beige, sopra la biancheria, si era messo la cintura alla vita e vi aveva posizionato tutte le sacche porta-oggetti necessarie. Sia sulla parte destra della schiena, che su quella sinistra, aveva allacciato una sacca contenente cinque shuriken e tre kunai, ed in una sacca di minor grandezza, aveva inserito i Flash, i makibishi e le carta-bombe. Poi si era legato un ultima sacca alla coscia, dove aveva inserito i restanti 4 kunai. Si era infilato i calzari e la maglietta, su cui era impresso il famoso simbolo famigliare, aveva allacciato gli scaldamuscoli all’altezza dei gomiti e gli restava da indossare solamente il copri-fronte, che prese tra le mani e lo legò in fronte. Poi, prima di uscire prese uno zaino, vi ci infilò dentro qualche pagnotta di pane avvolta in uno straccio di stoffa, gli Uchiha shuriken e qualche borraccia d’acqua e se lo mise in spalla, legando successivamente la katana alla vita. Fece una lauta colazione con un misto di carne ai ferri e poi si diresse a passo spedito verso il villaggio di Kawa no kuni. Si riposò solamente per mangiare e dormire qualche ora, per poi riprendere il cammino per i confini del Sunagakure no sato. Arrivò presso quella cittadina verso le ore dieci della mattina, e senza affrettarsi troppo attraversò le stradine del villaggio con molta flemma, dirigendosi verso quello che sembrava essere un castello rinascimentale.
†«Guarda quel ninja, sembra veramente forte!
†«Sembra più forte dell’Uchiha che abbiamo ospitato qui in questi giorni.
†«E’ giovanissimo!
†«Dev’essere l’Uchiha di cui tutti parlano, ha lo stemma familiare inciso sulla schiena.
†«Dicono che è padrone di molte tecniche interessanti, spero proprio di vederlo in azione!
»Pareva vero che anche in quella città, tutti parlavano di lui, lo jonin non aveva mentito. Mentre passava, il giovane genin si divertiva a vedere la gente che si scansava al suo arrivo e che vociferava alle sue spalle. Già dopo cinque minuti, però, aveva la testa piena di tutti quei riferimenti alla sua persona. Fortunatamente, la strada per il castello non era lunga, già pochi attimi dopo si trovava presso la salita che portava al luogo degli esami di selezione dei chuunin. Adesso si trovava davanti ad una grossa porta metallica alta circa tre metri, attraverso la quale vi era una porta dalle dimensioni ridotte, dove Sosuke vi passò per trovarsi successivamente in un grosso atrio luminescente. Sulle pareti della stanza i colori vividi dell’oro e dell’argento, che dominavano sugli altri colori di minore presenza, rendevano la stanza ricca e variegata con le diverse tonalità che emanavano. All’interno dell’edificio già erano presenti alcune persone, a cui l’Uchiha non rivolse alcuno sguardo, attendendo impazientemente l’inizio effettivo degli esami. Pian piano la sala si riempì, da tre persone furono poi quattro e poi cinque, fino a quando furono presenti tutti i partecipanti che sembravano essere solamente dieci. Solo gli esaminatori, oltre a loro, erano presenti nella stanza, e furono proprio loro che diedero il via all’esame. Quando tutti i partecipanti furono in riga, sull’attenti, gli esaminatori iniziarono a chiamare in ordine alfabetico i genin, e fecero pescare ad ognuno un biglietto contenuto in un’ urna nera. Da quel che sembrava, la maggior parte dei genin era di Konoha, e la cosa che sorprese maggiormente il genin, fu di trovare assieme a lui altri 3 Uchiha. Eppure, nonostante la situazione, che un tempo lo avrebbe agitato e spinto a fare qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire, rimase calmo, non preoccupandosi dei loro destini, ma pensando ad un'unica cosa: quale tra loro possedeva lo sharingan? Così, aspettò il suo turno, dove pescò, dall’anfora, un bigliettino piegato con su scritto il numero cinque, cercando di individuare quello che sarebbe, evidentemente stato, il suo compagno d’esame. Anche lui era di Konoha, uno Hyuga per precisare. Ormai, quella strana coppia, non lo turbava più , si limitò ad avvicinarsi a lui e ad attendere ulteriori istruzioni, che arrivarono insieme ad un ulteriore pescaggio da un'altra urna oscurata. Il biglietto che pescò, al contrario dal precedente, era completamente intonso, di colore bianco e non presentava alcun indizio ne scrittura. L’Uchiha non si fece troppe domande, aspettò di ricevere ulteriori informazioni, che arrivarono tramite un ninja, che dopo averli teletrasportati grazie ad un jutsu di dislocazione, grazie ad un contatto fisico, in questo caso una mano sulla spalla, gli spiegò la situazione. Quel ninja era molto giovane, sulla ventina e sembrava che il suo corpo non fosse adatto alla carriera scelta. I capelli neri, lunghi e brizzolati gli ricadevano dietro la nuca, raccolti in una bandana su cui era riportato il copri-fronte di del villaggio di Konoha. Eppure nel suo viso, qualcosa lo segnalava. Attorno agli occhi aveva infatti delle grosse borse, che indicavano una trascurata dormita, ed i numerosi tossii che emetteva sembravano darlo malato. Però non sprecò nemmeno un attimo prima di spiegare il contenuto della prova.
†«Benvenuti ad Hogwarts ragazzi miei.» Albus Silente
| Chakra: 200/200 Condizione Mentale: Intrepido Condizione Fisica: Illeso Consumi: // Techiche utilizzate: // Bonus: // Malus: // Equipaggiamento: 10/10 Kunai;10/10 Shuriken; 10/10 Makibishi; 3/3 Bombe-carta; 2/2 Flash; 2/2 Uchiha's Shuriken; Katana; 40m di Filo d'acciaio; 3 Tonici azzurri. |
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