Quello che avete visto nell'altro Topic non è altro che ciò che accade alla fine della Prima Prova e all'inizio della Seconda, per cui vediamo di ricapitolare, innanzitutto, cosa dovrete scrivere nel vostro prossimo post: - Conclusione della Prima Prova: in poche parole, dovrete aprire la Pergamena Istantanea per essere teletrasportati altrove. Questo discorso vale per tutti, ma per Dirge e Daniele subirà qualche piccola modifica: in base a quanto scritto nella Premessa, prima di aprire la Pergamena dovreste veder comparire un esaminatore che porta via il vostro compagno morto/svenuto, spiegandovi che viene eliminato dalla gara. - Pausa: quando aprirete la Pergamena, vi ritroverete nella Hall del castello di Kawa. Cercate di rispettare alla perfezione tutto ciò che viene descritto, seguendo la linea della Premessa, fino a quando vi teletrasportate via con un esaminatore. - Inizio della Seconda Prova: stavolta vi ritroverete nella stessa arena che vi è stata mostrata nel monitor (descrivetela a sufficienza). Vi posizionerete al centro di tale spazio, dove l'esaminatore vi inviterà a cominciare lo scontro 1 Vs 1 dopo avervi spiegato il meccanismo.
« Prima di cominciare mi sembra doveroso spiegare il Regolamento di questa Seconda Prova. L’accesso alla finalissima è riservato ad un massimo di quattro persone,pertanto ogni incontro servirà ad eliminarne almeno una. Proprio così,potreste essere eliminati entrambi: non è detto che vincendo si venga ammessi alla fase successiva; dipenderà tutto dalle vostre qualità,indi per cui è importante dimostrare di avere la testa. Parlando del combattimento,le condizioni di vittoria sono semplicissime: costringere l’avversario alla resa,oppure sconfiggerlo direttamente,anche uccidendolo. Per farlo,avrete un tempo variabile corrispondente a quanto impiegherò per decretare il mio giudizio,salvo il caso in cui si verificasse una sconfitta sul campo di battaglia. Un’ultima cosa,per tentare di confortarvi un po’: stando a quanto ho detto prima,non sarà di certo una vittoria o una sconfitta a decretare la vostra promozione finale. Detto questo,quando volete,potete cominciare. Buona fortuna ad entrambi. »
Ora: 12:45 Clima: Soleggiato e sereno,privo di vento. Temperatura: 30°C Luogo: Arena circolare all’aperto di diametro centocinquanta metri,costituita da pareti rocciose di media altezza che costeggiano un ruscello poco profondo e dal corso abbastanza tranquillo e regolare. I due partecipanti saranno teletrasportati sull’unica serie di rocce che si stagliano sulla superficie dell’acqua,dopodiché saranno liberi di spostarsi dove vogliono per sfruttare le loro peculiarità,anche se il territorio sarà quasi completamente arido: massi e pietre dalle più svariate forme di qua e di là,accompagnate da sabbia e detriti più piccoli. Intorno ai due esaminandi regnerebbe il più totale silenzio,se non fosse per il lieve rumore dello scorrere dell’acqua.
~ Sentiva un sibilo nell’orecchio sinistro. Leggere folate l’avevano preso da dietro la schiena prima di essere catapultato chissà dove. Non aveva idea di cosa stava per succedergli. La prima prova era conclusa, su questo non c’erano dubbi.. e adesso? La mente si struggeva frenetica. Pensava ad ogni eventuale fase successiva che quei quattro babbei d’esaminatori potevano mettergli davanti agli occhi di li a pochi attimi. Quella piccola missione appena conclusa era stata così tediosa che il ragazzo dalla lunga coda aveva iniziato a stufarsi di quella selezione. Sinceramente non era solo quella noia che lo ammorbava ma un po’ tutta la situazione che si era venuta a creare attorno a lui e al suo nome che gli dava fastidio. Sembrava una cavia da laboratorio tenuta sotto stretta sorveglianza giorno dopo giorno, ora dopo ora.. senza mai esser lasciata sola. Le ferite ora gli stavano indolenzendo i muscoli, a poco a poco stava diventando sempre più stanco. Aveva voglia solo di trovare un posto tranquillo dove riposare e bearsi delle prodezze appena compiute. Un sogno, un miraggio, un qualcosa che il ragazzo non poteva far altro che dimenticare al più presto. La dura e cieca realtà era lì, dietro l’angolo, così pesante da accettare e così difficile da evitare. Le zanne piangevano deluse, la poca carne che avevano tranciato non le aveva saziate abbastanza. Dovevano avere altre bestie da disintegrare, i squali che avevano avuto l’onore di morire sotto quei fendenti non erano abbastanza per loro. Chi era il prossimo a dover subire quell’atroce rituale prima del trapasso eterno? La dea bendata aveva mosso la ruota. Girava che girava, ed ognuno di quei listelli con un nome inciso sopra poteva essere l’ambito banchetto per le sciabole del foglioso. Aveva praticamente già dimenticato il kirano che aveva guerreggiato con lui, adesso sapeva che c’era uno altro shinobi ad attenderlo, doveva esserci qualcuno decente con cui scontarsi prima di raggiungere la tanta agognata finale del torneo. Il Nara in quel lasso di tempo tenne gli occhi chiusi, lo sguardo gelido per pochi istanti smetteva di giudicare tutto e tutti dall’alto della sua arroganza. Il mantello svolazzava tra i suoi movimenti leggiadri. Poi sentì i piedi toccare la madre terra, erano arrivati da qualche parte finalmente. Anche se aveva attivato lo sguardo, per un secondo non vide altro che bianco. La classica nebbia si stava diradando quando finalmente capii dov’era arrivato. Fu come un salto nel passato, erano tornati al castello, proprio dov’era iniziata poco tempo prima la loro missione. Appena tutti furono visibili, il ninja del Konohagakure si spostò leggermente all’indietro lasciando la pergamena nelle mani del piccolo kirano. Non aveva più niente a che fare con lui, dimenticato, sepolto sotto una valanga di sangue e carne. Un po’ più in disparte rispetto agli altri genin, Kisuke scrutò l’esaminatore che torreggiava sopra di loro con sguardo capiente e saggio. Le sue indegne parole non vennero tradotte dal cervello dello shinobi, fu come un rumore sordo quello che percepì quando egli aprì la bocca per parlare. Nel mentre il capo degli esaminatori parlava, altri due suoi colleghi si avvicinarono a lui. Tutta la pantomima venne conclusa da un pesante e fortissimo gong che risuonò in tutta la sala dell’esame. Il tempo per poter finire la prima prova delle selezione dei chunin finalmente era giunto al termine. C’è l’avevano fatta davvero per un soffio allora. Guardando attentamente ogni azione dell’esaminatore, Kisuke cercava di carpirne i segreti dietro a quei gesti e a quelle scritte segrete date agli altri shinobi più anziani. Chissà cosa stavano architettando quei maledetti masochisti, il tempo avrebbe portato in grembo la risposta più interessante del mondo. Ed ecco che lo shinobi che l’aveva giudicato assieme a molti altri si alzò, forse per continuare il discorso, anzi no, proprio per finirlo e per dargli l’ultimo saluto prima della seconda prova. Cercando di prestare più attenzione del normale, il manipolatore d’ombre liberò la mente decidendo di ascoltare le parole vuote che egli esclamava. Stranamente non ci fu il tiro al bersaglio a cui il ninja aveva pensato per tutta la prova. Evidentemente qualcuno doveva essere collassato prima di portarla a termine, che deboli. Quei pochi ragazzi, Nara compreso, avevano diritto ad avanzare alla fase successiva. Le doti che il ragazzo aveva a stento mostrato evidentemente bastavano per quella misera giuria, chissà se avesse fatto sul serio cosa sarebbe successo? Il giovane spostò lo sguardo sogghignando a quell’idea barbina. Infatti, poco dopo tirò in ballo proprio il suo team, che assieme ad un altro, erano stati i migliori della prima prova. Per un istante lo shinobi della foglia voleva interrompere l’esaminatore ma poi desisti dal sottolineare che il kirano non aveva fatto un cazzo per la gloria che stava prendendo il gruppo azzurro. Era stato lui a prenderla, lui gli aveva salvato da quel Genjutsu alla prima difficoltà, e sempre lui l’aveva aiutato a prendere la seconda sfera e a sconfiggere quei quattro pesci famelici. Sbuffò indispettito da quella sua gloria smistata come se fosse il pane per i poveri a quell’abitante dell’acqua che a stento sembrava uno shinobi. Stava per andarsene dalla sala deciso a mollare l’esame per quell’errore grossolano, quando l’ultima parte del discorso del presunto jonin lo fermò una seconda volta. Appena girò la testa si trovò di fronte agli occhi una schiera di nome messi in fila indiana uno sopra l’altro. Simile ad una classifica individuale, Kisuke non ci mise molto a trovare il suo nome sopra a tutti gli altri. Chiaramente c’era qualche esaminatore decente, non per altro lui torreggiava sopra gli altri dall’alto della sua bravura innata. Scrutando gli altri nomi vide stava proprio sopra i due bambini Uchiha, oltre a quelli si interesso nel vedere che l’altro consanguineo Nara si trovava a metà classifica, tanto da meritarsi un soprannome: “Il Nara mezzo sangue” se fosse stato come lui adesso sarebbe lì sopra assieme a quel Kisuke che tutti ammiravano. Sebbene l’esaminatore continuasse il discorso il ragazzino dalla coda lunga e color pece a stento sentiva le sue parole. Quell’essere il numero uno gli stava gonfiando l’ego in una maniera smisurata, se non fosse stata una persona moderata avrebbe iniziato a ridere a crepapelle sbeffando gli altri rimasugli sotto di lui. Pure l’oscura parte del Nara posta accanto a se sghignazzava frenetica, una volta tanto si trovavano d’accordo su qualcosa. Ed ora veniva il bello, un massacro si stava per annuvolarsi sopra le teste dei malcapitati, chi sarebbe stata la bestia sacrificata? Le sue zanne ruggivano, voleva uno dei due Uchiha. Peccato volle che non fu accontentato. Appena la graduatoria sparì le combinazioni degli incontri dava il grande Kisuke contro un avversario proveniente dal paese del Vento di Sunagakure no Sato. Hiroshi Senju, questo era il suo nome. Era forte? Era debole come il kirano? Il Nara sperò che la prima di queste due domande fosse quella buona da meritarsi un si. Non c’era niente di peggio che uccidere un ragazzino alle prime armi che a stento sapeva lanciare un pugnale kunai. Mente si facevano le spiegazioni per ogni coppia, il foglioso sentì che il luogo in cui si sarebbe dovuto battere era un canyon. Paesaggio al quanto conveniente per quel mezzo sabbioso con cui si sarebbe scontrato. Visibilmente più forte, a Kisuke gli era stata data una zona difficile da digerire. Il caldo e le rocce non e che gli andassero poi tanto a genio, di solito prediligeva gli ambienti angusti, freddi e un po’ bagnati. L’unica cosa che si salvava era il fiumiciattolo che scorreva a pochi passi dalla zona in cui avrebbe battagliato. Era così immerso nei suoi pensieri che non si era nemmeno reso conto che un esaminatore si era fatto avanti per prenderlo assieme all’altro.. il sunese. Alzando l’artiglio sinistro, il genin delle ombre strinse la spalla dell’esaminatore che in altezza quasi lo raggiungeva, appena anche il suo avversario fece lo stesso vennero trasportati ancora una volta via da quel castello che al Nara tanto piaceva. Il terzo viaggio fu come il primo e il secondo, piuttosto nauseabondo. Non fece altro che tenersi alla spalla dell’esaminatore ed aspettare il suolo sotto i suoi piedi. Appena i suoi calzari cozzarono sulla calda roccia, lo shinobi si spostò dai due come se fossero contagiosi. Quello che sentì fu non la spiegazione dell’esaminatore, forse quest’ultimo parlava con il sunese, al Nara non era che interessasse più di tanto. Il suo scopo era di battersi fino all’ultimo respiro. Il passaggio del turno per lui era ininfluente. Alla fine vincere era la cosa importante, la promozione era solo una conseguenza. Con il caldo che faceva non aveva senso tenersi la tunica nera addosso, così facendo il giovane se la tolse slacciando i bottoni che la tenevano stretta al collo. Quando se la sfilo per poi metterla nel fiume a pochi passi da lui, per un instante sentì un leggero sollievo poi il sole iniziò a battergli sul capo, e non era proprio il massimo della vita. Poco prima che l’esaminatore sparisse nella sua classica nuvoletta di fumo, il ninja scrutò la zona.. “Era un’arena circolare all’aperto di diametro centocinquanta metri,costituita da pareti rocciose di media altezza che costeggiano un ruscello poco profondo e dal corso abbastanza tranquillo e regolare. I due partecipanti saranno teletrasportati sull’unica serie di rocce che si stagliano sulla superficie dell’acqua,dopodiché saranno liberi di spostarsi dove vogliono per sfruttare le loro peculiarità,anche se il territorio sarà quasi completamente arido: massi e pietre dalle più svariate forme di qua e di là,accompagnate da sabbia e detriti più piccoli. Intorno ai due esaminandi regnerebbe il più totale silenzio,se non fosse per il lieve rumore dello scorrere dell’acqua.” Leggermente annoiato prima dell’inizio del combattimento, vide il suo compagno di cervello scrutare il cielo, poi entrambi si guardarono. Il gemello fantasma gli parlò come voce attonita.
† Neanche una nuvola in cielo eh. Che dici alla fine qualcuno da lassù piangerà la morte di questo qui ?
~ Disse sapendo già cosa il suo fratello di sangue avrebbe risposto di li a pochi secondi. Infatti, il Nara scrutando il manto celeste non poteva dar torto a quell’altro se non c’era manco una nuvola. Se fosse andata come Dio aveva programmato, si, la schizofrenica parte aveva ragione e non la si poteva controbattere in nessuna maniera.
≈ Hai ragione, il tempo qui fa schifo vedrò di farlo diventare più decente.
≈Magari ancora prima di ucciderlo vedrai già qualcuno piangere per lui.
≈ Comunque... Ok, credo sia l’ora di iniziare a guerreggiare.
~ Pronunziò poche parole ma alquanto inequivocabili. Spostandosi verso l’estremo della cuna di terra e rocce, il ragazzo dalla folta coda si trovava a circa cinque metri dal suo nuovo avversario, una distanza facilmente percorribile da un ninja esperto quale poteva essere il sunese. Pensandoci bene non era ancora l’ora di attivare l’innata, non conosceva bene il suo avversario. Per un po’ si sarebbe limitato a studiarlo da lontano, era inutile rischiare un combattimento ravvicinato senza conoscere le peculiari abilità del nemico, sarebbe stato troppo avventato e stupido se avesse fatto il contrario. Sebbene sembrava scortese non presentarsi, Kisuke lo voleva mettere subito alla prova. Non nascondendo le sue intenzioni spostò il braccio sinistro dietro la schiena pronto a prendere qualcosa dalla sacca porta armi. La scelta era piuttosto esigua dopotutto non era che potesse contare su un gran armamentario.Spostò sotto sopra quasi tutte le armi prima di trovare quella che faceva proprio al caso suo. Era lungo, metallo pesante e sotto il sole luccicava come se possedesse una luce propria. Tutti nel mondo ninja conoscevano quell’arma: “Il Fuuma Shuriken: Shuriken del Vento Demoniaco” Con uno scatto lo aprì del tutto. Era a forma di stella, come se fosse un normale Shuriken fatto leggermente più grande del normale. Il via era iniziato da pochi secondi.. Questa era la sua vita, anzi la loro vita. Si questa era la vita dello shinobi.
~ Era emerso dalle tenebre. Memento e incubo. Un ragazzo, anzi, un uomo, celato pocanzi da un mantello colore delle ombre e circondato d’armi da guerra color acciaio. Uno shinobi. Nient’altro che un semplice ninja in nero. Aveva marciato lungo la strada flagellata dai raggi solari del Giorno dei Morti. Era giunto lì superando i relitti di case sventrate, invase da erbacce sibilanti nel vento. Le insidie che aveva vissuto per arrivare sino a lì erano state centinaia, forse, addirittura migliaia, si vocifera in giro. Oltre il varco spaziotemporale, come fosse un giudizio divino, ad aspettarlo c’era un aria rarefatta, miasmatica che proprio non gli andava giù.. Vapori lividi si levavano dal lastrico di pietre, disperdendosi contro future nubi che sarebbero state simili ad antracite liquefatta. Troppa luce arrivava sulla terra. Forse l’ombra e l’oscurità avevano semplicemente cessato di esistere. Kawa No Kuni, provincia sconosciuta. L’ultima grande guerra ninja era passata da quelle parti parecchie estati fa, prima ancora che egli fosse venuto al mondo. Troppi eserciti diversi, troppi condottieri diversi. Un unico e folle desiderio: Macellarsi gli uni con gli altri sotto un unico ideale di conquista. Trucidare tutto quello che capitava sotto le sciabole. Strutture, raccolti, animali e sopratutto uomini. Come ogni cosa esista sulla terra, anche la guerra era giunta alla sua fine. Come la storia ci insegna, lasciò dietro di se un interludio di desolazioni misto alla demolizione di intere etnie. Sebbene ci fossero documenti che lo certificavano, in un modo o nell’altro , la guerra sarebbe tornata e questa era la cosa più triste. Tutti lo sapevano ma nessuno lo voleva ammettere, la Guerra è Eterna. Sebbene non avesse mai partecipato a questi stermini, lui, aveva già potuto vedere per le strade linee su linee di corpi, crisalidi di vestiti ormai diventati stracci.. vicino a quei rimasugli c’erano centinaia di persone che inginocchiate, stavano ferme come fossero statue. Quei ricordi erano così tormentati che se si sforzava un po’ sentiva le donne e i bambini piangere e pregare, certe addirittura ad implorare il loro dio di salvarle. Dio.. nient’altro che un idolo creato da persone deboli che vogliono per forza dipendere da qualcuno. Nel vederli lo shinobi dalla lunga coda non si era mai fermato. Seppur all’inizio lo faceva con qualche rimorso dovuto alla poca tempra, con il tempo non ci fece più caso a cose come il pregare qualcuno o qualcosa. E ben presto si rese conto che in quel mondo fatto di divinità, lui non era altro che un Eretico. Per questo motivo ogni sua azione non sarebbe mai stata punita da un qualcosa di superiore ed onnisciente. Era tranquillo, a stento sentiva il battito del suo cuore. Sotto il sole cocente il suo sguardo era stato catturato dallo shinobi della sabbia, non lo perdeva mai di vista. Da vanti a lui oltre alle fiamme e al caldo del deserto c’era un ragazzo che come lui desiderava arrivare in cima. Il destino essendo una misticità credule, sapeva bene che uno dei due ragazzi si sarebbe dovuto fermare al primo ostacolo. Essendo un arrogante oltre che un eretico assuefatto, il giovane di Konohagakure no Sato sapeva chi dei due sarebbe andato avanti su quella strada piena di rovi e putridi cadaveri. Sebbene non ci fosse più un conflitto da molti anni, un qualcosa era arrivato in quella landa desolata. Come la peste che non aveva ne senno ne occhi, egli divorava i suoi nemici e basta. Avrebbe operato il suo nemico come fosse ineluttabile che di li a pochi attimi il cielo si sarebbe coperto di nuvole. Possedeva le capacità per farlo e per giunta aveva anche il tempo necessario a compiere questo abominio. Questo campo di battaglia, letteralmente parlando, aveva una sola regola: “Non c’è nessuna regola”. Questa fu l’unica parte che il Nara aveva assiduamente ascoltato in quel preambolo di lettere pronunziate dal suo esaminatore. Sotto il sudore, l’acciaio delle armi bolliva nelle mani del ninja. Come in quei duelli antichi, egli aspettava il segnale. Una folata, un suono, un qualcosa che decretasse l’inizio di quel massacro. Attendendo quel segnale spirituale da madre natura, per la prima volta, il foglioso delle ombre osservò nel dettaglio il suo avversario, il quale, prima di tutto ciò, non era nient’altro che una macchia informe di colori e carne che doveva essere squartata. Sulla fronte del Nara venne a formarsi una ruga longilinea che passava da una estremità all’altra dello scalpo. Adesso che lo osservava meglio notava una certa somiglianza con un lontano combattente con il quale l’ombroso aveva guerreggiato assieme. Si, non ci si poteva sbagliare, era lo stesso sunese con il quale aveva fatto coppia in quel torneo sperduto nell’Otogakure no Sato. Pelle scura, occhi marroni e quella strana chioma nascosta sotto il cappuccio, era lui. Peccato che a quei tempi il Nara non si era preso la briga di imparare il suo nome, se no l’avrebbe salutato con un po’ più di calore, forse.. Nah. Impossibile. Il ragazzo natio del fuoco non si sarebbe mai abbassato a tali riguardi verso uno shinobi straniero e per giunta in terra di nessuno. Tornando indietro, anche se con una certa difficoltà, ricordò come l’aveva conosciuto: “Era una giornata fredda, leggermente ventosa e con quella nebbiolina sottile che da sempre contraddistingueva il villaggio del Suono. Mentre veniva scortato da alcune guardie verso la sala del torneo rimembrò di aver visto una donna urlante venirgli incontro. Grida incoerenti, distorte dalla disperazione. L’età di questa donna era indefinibile, aveva capelli simili a un cespuglio di rovi, occhi iniettati di rosso. All’inizio non vi aveva fatto molto caso, infatti stava per proseguire dritto quando vide una delle sue mani scheletriche farsi avanti prendendolo per la spalla sinistra. L’avrebbe potuto allontanare con un semplice pugno, con un calcio. Oppure l’avrebbe potuta uccidere e basta. Nessuno avrebbe alzato un dito per fermarlo. A nessuno sarebbe importato. Non accadde. Anche se a stento, Kisuke, ricordò che si era abbassato sulla donna. Da sotto il cappuccio il suo volto era un fulcro di oscurità. Il ninja della foglia aveva appoggiato sulla sventurata una mano guantata. Le passò lentamente le dita sulla fronte. Sussurrò qualcosa. Parole perdute nel vento che nemmeno lo stesso ricordava con esattezza. Quello che era impresso nella sua mente e che successivamente la donna smise di urlare e di agitarsi allontanandosi di pochi passi prima di cadere in ginocchio. Le guardie attorno allo shinobi erano rimaste esterrefatte. Mentre stavano per raggiungere l’entrata del torneo qualcosa fece girare la testa a tutte le guardie. Tutti si erano voltati verso quel rumore, tutti tranne il Nara che entrando nella stanza della sfida sentì la donna urlare « L’angelo delle tenebre è tornato a marciare sulla terra! » L’ombroso superò la porta. Continuò a muoversi verso delle torce, altre ombre. Un ultimo grido udì prima di chiudersi la porta alle spalle. « Dietro di lui marciava la collera! »” E tutto diventò scuro, non ricordava altro di quel giorno oltre a quello che ne susseguì nella battaglia con gli Uchiha. Tornando alla realtà iniziò nuovamente a percepire tutti e i cinque sensi. Il sole picchiava forte sulla sua testa, a pochi passi da lui l’acqua del fiumiciattolo scorreva tranquilla verso il mare. Tutto era accaduto in una mattinata, in un momento sconosciuto e in un’ora ignota. La seconda fase dell’esame chunin ormai era iniziata da pochi secondi. Le lame attorno agli arti del Nara fremevano pronte a colpire le carni del malcapitato sunese. Prima di sentire questa adorabile sensazione sulle mani egli stava attendendo una qualche parola pre combattimento da parte del natio del Vento. In egual tempo, Kisuke, sebbene parlasse con quella parte misteriosa e schizofrenica del cervello che chiamava a se l’alterego per eccellenza, restava sempre concentrato sulla sua preda. Ribollente attendeva l’esito di quel silenzio.
† Uffa.. Kisuke avevi detto che l’avresti attaccato subito.
† Dai che aspetti, forza, fallo… Fallo, mostrami un po’ sangue.
~ Ancora silenzio. Questa volta il giovane shinobi della foglia non parlò subito. Serio com’era attendeva una qualche sillaba da parte del suo avversario. Intanto vedeva il fantasma di se stesso agitarsi per la rabbia bestemmiandoli contro e urlando a tutta gola quanto l’odiasse quando si comportava così educatamente. Kisuke non faceva una piega di fronte a quelle scenate. Il suo obbiettivo era chiaro ormai. Hiroshi Senju, un nome che sarebbe diventato parte della leggenda di quello shinobi che attingendo a quel potere avrebbe racchiuso tutto il mondo ninja nelle sue mani. Silenzio di morte. Alla fine non disse nulla. Lasciò parlare le sue mani e le sue tecniche. Perché, quello che fece dopo era tutt’altro che un discorso di introduzione. Basito da quell’azione così lesta il ragazzo della foglia rimase tranquillamente fermo ad osservare la tecnica dello shinobi della sabbia avvinghiarsi su di lui. Improvvisamente sentì le gambe bloccate da un morsa dura come l’acciaio. Anche se era sotto attacco nemico il ninja delle ombre non sembrava preoccuparsene molto. Subire, seppur lievemente, l’attacco nemico era un buon metodo di studio pre sfida. Intanto che scendeva verso il terreno, sempre più in basso, capì all’istante che le armi in mano non sarebbero servite poi a molto. Un leggero clic e tutti e due Fuuma Shuriken si aggrapparono alla schiena del ragazzo dalla lunga coda. L’unica cosa che rimase a proteggerlo fu il kunai con le bomba attaccata sopra. Lasciando da parte altri convenevoli il Nara osservò con interesse la seconda mossa del Senju. Vide altri seal sconosciuti formarsi davanti ai suoi occhi. Improvvisamente sentì alzarsi una grossa quantità di vento verso di lui. In quella circostanza, non potendo muovere le gambe, scappare era inutile. Tanto che arrivava a tenere gli occhi aperti, decise di utilizzare una delle sue abilità ninja. [Sensi sviluppati-Base: Potenzia uno dei cinque sensi del 25%] [Udito] In mezzo a quell’onda di vento che stava per colpirlo una percezione maggiore di quello che succedeva era piuttosto gradita. Infatti, appena sentì il colpo arrivare non si interessò molto al dolore che ne seguì, anche se a primo pelo fu insopportabile, ma quello che nella tormenta aveva a stento udito. Come se quell’acciaio avesse trafitto il vento, percepì qualcosa che gli si era avvicinato a velocità sostenuta. Reagì all’ultimo, forse anche con un po’ di fortuna, ma alla fine deviò i due pugnali kunai che si stavano indirizzando verso il torace del ragazzo. Forse il Senju era l’unico che si poteva accorgere che quella fu un improvvisata difesa. Infatti, subito dopo l’esser colpito dal secondo jutsu del sabbioso, Kisuke sempre con il kunai in mano, aveva protratto le braccia a forma di X conserte al petto pronto a deviare quelle armi. Se non fosse stato per pugnale e la lama interna che scattò fuori dall’altro braccio, “quello destro”, appena in tempo sicuramente avrebbe riportato un danno più grave di quello che all’inizio aveva pensato. La raffica era finita, il danno che aveva subito da quella specie di soffio di vento l’aveva reso stranamente leggero. Solo successivamente si rese conto che la presa sotto di lui era diventata inconsistente. Le sabbie mobili erano sparite tutto d’un tratto, com’era possibile? L’aveva tolte lui per caso? Ragionò su quello che aveva appena visto e subito sulla propria pelle. Inizialmente aveva subito il jutsu di quella specie di sabbie mobili, successivamente, era arrivato il vento che colpendolo in pieno gli aveva causato un danno medio ma sopportabile alle braccia e alla gambe. Il collegamento fra le due tecniche qual’era allora?.. Istintivamente, rifletté!
⌐ Pensandoci bene, sicuramente la seconda tecnica è per forza un Ninjutsu. Anzi tutte e due le tecniche danno l’idea di arti magiche. Un arte marziale?.. Anche uno studente riuscirebbe a capire che quella cosa appena vista era tutto purché un Taijutsu. Però non ho mai sentito di una tecnica come quella delle sabbie mobili che durasse così poco. Mi sembra strano, togliendo l’arte marziale e quella magica cosa mi resta in mano?.. No.. E se fosse un arte illusoria? Ovviamente, se la breve durata venisse collegata al danno che ho ricevuto e al dolore provato, tutto questo spiegherebbe come ho fortunatamente distrutto il Genjutsu. Sembra un po’ come l’albero che ho affrontato con il kirese nella prima prova. Sebbene astiosa ed interessante non sono del tutto certo di questa teoria quindi, se dovessi subire ancora una volta questa tecnica proverò a infliggermi un danno con un arma da taglio in un punto nevralgico del corpo.. Tanto per vedere se la mia mente lavora come dovrebbe. Sinceramente non mi aspettavo un attacco sprint. Vediamo se è bravo a difendersi quanto ad attaccare.
~ Leggermente spossato da quell’attacco, Kisuke si batte sulle parti dei vesti squarciati dal vento. Di certo non era stato male come inizio, l’elemento sorpresa l’aveva colto in fallo, meno male che grazie al suo sangue freddo e ai nervi saldi era riuscito a cavarsela. Comunque il pallottoliere segnava già un punto a zero in favore del natio del vento. Doveva iniziare a fare sul serio se no l’accesso alla finale se lo poteva scordare. Facendo un passo verso destra sentì qualcosa di informe toccargli l’esterno del piede. Uno dei due kunai che il nemico gli aveva lanciato stava inerme sul terreno spazzato dalla brezza. Se non fosse stato per quel liquido trasparente non ci avrebbe fatto nemmeno caso. Curvandosi sull’acciaio affilato lo prese in mano osservandolo da vicino con un misto di interesse. Poi si voltò verso il suo secondo con un cipiglio serio in viso.
≈ A quanto pare questa sfida si è fatta piuttosto pericolosa, addirittura il veleno, che barbarie.
≈ Se non sto attento qui rischiamo di fare la fine del topo con il gatto.
≈ Ogni arma da lancio che questo qui mi tirerà contro dovrò per forza schivarla.
~ Sorrise lanciando il kunai nel fiume, in modo che l’acqua cristallina epurasse via quel liquido naturale dalle origini sconosciute. Il primo turno d’attacco era passato, seppur non fosse indenne completamente, Kisuke era soddisfatto delle notizie apprese sul suo avversario. L’unica cosa che mancava al suo entourage per completare l’opera era quella tecnica segreta che ci si tramanda di padre in figlio. L’abilità innata. Chissà qualche oscura e pericolosa tecnica celava all’interno di quel corpo così strano, sembrava quasi da bambino. Rinfoderata la lama interna, il braccio destro era tornato alla normalità, intanto quello sinistro mostrava ancora il kunai con la carta bomba attacca sul manico. Come l’avrebbe attaccato adesso? Spazientito l’alterego si intromise, distruggendo i suoi pensieri.
† Idiota ti decidi a fare sul serio? Io mi sto annoiando..
† Non potresti finirlo direttamente con l’ombra scusa?
† Nessuno a scampo quando entra in gioco la potente arma del Konohagakure.
† Ricordati che mi hai promesso uno dei due Uchiha.
~ Pronunziò poche ma importanti parole. Si, a lui il sunese non interessava più di tanto. La preda ambita più di ogni altro era l’occhio rosso di sangue che veniva celato nel cuore di Konoha. I due Uchiha stavano già combattendo chissà dove e lui non vi poteva prendervi parte. Pura sfortuna. Però visto che c’era si sarebbe goduto il combattimento a cui era stato assegnato con tanta premura dai giudici dell’esame chunin. Non avrebbe utilizzato l’ombra, almeno non subito. Si sarebbe mantenuto sotto le aspettative di tutti, nessuno doveva notarlo. Quelli che dovevano spiccare erano solo gli Uchiha. Fintanto che uno di loro si sarebbe portato avanti, neanche uno avrebbe notato il lavoro sporco che veniva fatto “all’ombra di tutti”. Dal silenzio si levò ancora una volta la voce del Nara che parlava a se stesso. Pazzo qual’era non ci avrebbe messo molto a farlo capire pure al nemico che stava di fronte a lui.
≈ Vincerò stai tranquillo, la preda promessa verrà al nostro cospetto, stanne certo.
≈ Però, almeno questa volta voglio guerreggiare un po’, mica può finire come con quello Hyuuga no?
≈ Ricordi che successe quella volta appena attivai il Kagemane? E’ ancora più noioso se faccio così.
≈ Divertiamoci con serietà almeno questa volta.
~ Disse il Nara come a chiudere il discorso. L’alterego si limitò a sbuffare e a bestemmiare come il suo solito. Il tempo delle parole era finito, era giunto il momento di mostrare fatti veri, concreti. Il via era iniziato da pochi secondi, e tanto per mostrare le sue doti e magari anche per perdere un po’ di tempo Kisuke decide di adoperare quella jutsu. Forse il ragazzo si sarebbe accorto troppo tardi che quell’arma nascondeva un terribile segreto. Solo alla fine quest’ultimo si sarebbe mostrato agli occhi degli esaminatori. Fece tre semplici seal. Prostrò le mani verso il cielo come se fosse una divinità. Come era stato predetto, qualcuno dall’altro iniziò a piangere la futura disfatta del sunese. Gocce grosse come la biglia che aveva recuperato nella prima prova, vennero a cadere fitte sul terreno sabbioso. Nel giro di pochi attimi, il sole era scomparso, lasciando la landa desolata sotto una coltre d’ombra e acqua. Abbassando le mani guardò verso il nemico. Attraverso l’H2o si sentiva a suo agio per la prima volta dopo tanto tempo.
≈ Scusa ma mi ci voleva un cambio di ambientazione e di temperatura.
≈ Adesso possiamo continuare la nostra sfida.
~ Questa volta parlò all’indirizzo del sunese. Dandogli un vantaggio psicologico egli l’aveva avvisato che di lì a pochi attimi avrebbe attaccato per la prima volta. Intenzionato a giocare al risparmio di energia, oltre a quella tecnica, almeno in questo turno, non si sarebbe servito di altri jutsu, ma solo lanci d’armi, almeno in parte sarebbe andata così. Come strategia iniziale non poteva essere malaccio, però non era neanche difficile da evitare, o almeno così sembrava a parole. Lui, che sulle lunghe distanze poteva dare il meglio di se, una seconda volta sganciò il Fuuma dalla sua schiena. Adesso li teneva entrambi nella mano sinistra. Lo guardò un attimo sotto la pioggia, a stento vedeva il riflesso del suo sguardo torvo sulla pesante arma color acciaio. Spostando la mano sulla schiena, più precisamente nella tasca porta armi, estrasse una pallina minuscola dall’aspetto sinistro. Lasciandola cadere appena dietro il piede destro si attivò al toccò con il terreno umidiccio. La luce che ne uscì fuori fu abbagliante. Quasi sicuramente avrebbe accecato il sunese. Senza attendere oltre, proseguì con la propria azione offensiva. Così facendo lanciò il Fuuma Shuriken verso il nemico della sabbia. Impossibilitato nella conoscenza di questa tecnica, probabilmente si sarebbe scansato per evitare un normale lancio d’armi… Oh... Almeno cosi sembrava la strategia del Nara. Impugnando con più forza il kunai, il ragazzo aveva fatto la sua mossa barbina. Appena il Fuuma si era portato a trequarti del percorso che separava i due, Kisuke lanciò il kunai che aveva nella mano destra mettendosi poi subito in posizione leggermente arretrata come a volersi difendere da un possibile contrattacco, strano a dirsi vero? Quello era il suo modo di fare sul serio. Aspettava con ansia la difesa avversaria e l’esplosione. Si, proprio così, si era potuto vedere chiaramente che attaccato al manico del kunai c’era una carta bomba. Tenerlo a distanza era l’unica cosa da fare in quel momento. Così, da una parte il doppio Fuuma shuriken si stava avvicinando da sinistra verso destra, compiendo una parabola arcuata verso il busto dell’avversario, mentre dall’altra parte, il kunai stava per raggiungere la montagna alle spalle del sunese. Il bersaglio era posto qualche metro sopra la testa dell’avversario. L’intento era di prenderlo alle spalle con la caduta di massi di varie misure. L’esplosione avrebbe sicuramente alzato un gran quantitativo di rocce, polvere e fango. Questa era la battaglia, la sua battaglia. Prenderlo di sorpresa, tirare giochi meschini, forse anche imbrogliare era parte di questo marcio sistema che serviva per decretare chi fosse il migliore. L’epilogo della sfida si sarebbe deciso già dopo quella mossa ben orchestrata del Nara? Il foglioso sperava di no, con tutto se stesso. Non aveva ancora iniziato a mostrare la sua vera natura battagliera. Il sunese non poteva già andare al creatore con quel semplice piano da quattro soldi. A meno che.. Sebbene lo volesse vivo, evitare il secondo Fuuma shuriken nascosto nell’ombra del primo con un possibile accecamento e con dei massi grossi come persone cadergli sopra la testa e attorno a lui non era facile come bere un bicchier d’acqua.”Insomma più facile a dirsi che a farsi”. Sarebbero bastati pochi secondi, il tempo di veder la luce scomparire e sentire l’esplosione e finalmente avrebbe ricevuto la risposta. Era diventata tutta una questione di tempo. L’attesa era la sua unica opzione possibile. Nella sua classica posizione difensiva con la mano sinistra pronta ad estrarre un arma da taglio dalla tasca porta armi, egli attendeva di vedere il fato venirgli in contro, la disfatta del sabbioso sarebbe stata più vicina ora. Il dolore alle mani e alle gambe non era niente, tutto era sopportabile, sebbene il precedente attacco lo costringeva a rallentare di un po’ i movimenti. Pensò.. La vecchia di quella volta aveva ragione. “« L’angelo delle tenebre è tornato a marciare sulla terra! »” E come primo precetto stava per giudicare un povero shinobi del Vento. Egli prima della fine sarebbe divenuto cenere; lasciando al cielo il compito di trasmettere ai suoi cari, se mai ne avesse ancora qualcuno vivo, la morte e la dista fatta. Perché di fronte a se, quel Kisuke Nara non gli avrebbe lasciato altro che quell’unica strada. Egli in tutta la sua ignoranza, stava eretto sul vestigio della morte. La sua morte.
~ Un urlo. Straziante e allo stesso tempo gioioso percuoteva il suo corpo. Ad ogni secondo la sua anima veniva fatta a pezzi da quel singolo e atroce grido interiore che, come una lama si affilava su di lui, sogghignando beffarda. La gioia del combattimento imperversava nel sangue che scorreva caldo nelle sue vene e, come se fosse messo sopra a d’un fuoco lento lo faceva ribollire fino al cuore e al cervello. Come se fosse una droga naturale non vedeva l’ora di continuare ad percepire quelle sensazioni, ancora ed ancora.. Non poteva più farne a meno. Le mani vibravano dall’eccitazione. La coda del ragazzo penzolava bagnata dal suo corpo. La pioggia continuava a cadere su quella landa di guerra e distruzione. L’esame chunin. Una combinazione di parole che stava a significare tutto per lui. Fama, potere, morte, distruzione, gioia e molte altre che si avvicinavano al trofeo che tanto desiderava. Davanti a lui stava il suo esaminando. Colui che doveva metterlo alla prova si chiamava Hiroshi Senju, un ragazzo molto giovane che veniva dal paese confinante a quello di Kawa no Kuni. In poche parole dal paese di Sunagakure. Il paese del vento che tanto era stato famoso per il suo clima insopportabile e per i suoi ninja altrettanto simili a quel loro clima disumano che a stento un ninja straniero riusciva a sopportare. Clima che il Nara era riuscito a modificare in quattro e quattr’otto. Grazie alla sua tecnica ideata e alla fine praticamente completata da lui, poteva modificare l’aspetto climatico del deserto fino a farlo diventare una landa piena di acqua e fango costellata qua e la da sabbie mobili praticamente letali per chiunque vi si addentri dentro come uno stolto. Tanto da mettere in crisi persino i stessi compaesani di quel sunese che stava d’innanzi a lui. Le grosse gocce di pioggia infatti potevano veramente essere utili alla fine della sua difesa. La difesa. Una salvaguardia che per lui, in un combattimento era tutto. In qualsiasi sfida avesse preso parte, seriamente o meno che sia, la sua difesa non era mai stata scalfita fino all’annientamento. Si, c’erano state delle ferite, molte ferite, ma niente di così grave. Infatti tutti i tagli che aveva sul corpo forgiati da centinaia di battaglia erano sempre stati un piccolo prezzo da pagare per poter raggiungere la vittoria. Ed ora, in quel lasso di tempo che era chiamato “Esami Chunin” la sua difesa era stata messa a dura prova già dalle prime battute iniziali. Aveva dovuto vedersela con un arte illusoria e con un arte magica, per non parlare di due pugnali kunai cosparsi di veleno che potevano debilitarlo già dalle prime battute. Peccato solo per il natio di Sunagakure, un po’ a Kisuke gli dispiaceva, o forse no.. Infatti, tutta la sua strategia fu sorpassata dal Nara con estrema facilità e senza mai perdere la calma. Ci aveva rimesso poco, qualche ferita leggera al braccio destro ed ad entrambe le gambe. Ed senza pensarci aveva contrattaccato pronto a ferirlo dolorosamente. L’azione che aveva appena compiuto poco tempo prima fu rivista come se fosse un veloce flashback. I due Fuuma Shuriken, il kunai con la carta bomba attaccata e la pallina flash, tutte armi che ben compattate avevano dato una strategia ben definita, tanto da provocare al sunese delle ferite gravi quanto quelle appena subita da parte di Kisuke. La luce era stata fortissima, tanto da illuminare tutta la feritoia rocciosa circostante. Sebbene ci fosse quel tempo lugubre di pioggia, tutto era andato secondo i piani del Nara. Il quale si compiacque o almeno in parte per la riuscita del suo piano. Infatti, i due Shuriken del vento demoniaco dovevano tranciare di netto l’oppositore del Vento, invece egli era riuscito a scampare alla morte, sebbene non restando completamente incolume dall’attacco foglioso. Il braccio destro venne colpito dalla prima arma, invece la seconda riuscì a colpire sempre il lato destro dello shinobi, solo che non essendo tutte e due alla stessa altezza, il successivo shuriken lacerò parte della gamba. A mal comune mezzo gaudio. Aveva utilizzato due armi di una certa rilevanza strategica per portare a casa solo un punto. Questo causò un equilibrio nell’incontro dove i due ninja si stavano affrontando all’ultimo sangue ed il risultato per adesso decretava una perfetta parità. Anche se il ragazzo di Konoha sapeva di essergli superiore non volle ammetterlo o quantomeno dirlo in faccia al suo contendente. Vedendolo scrutarsi gli arti feriti, Kisuke sogghignò beffardo. Quella era solo una minima parte, il resto stava per venire e di certo non sarebbe stato così facile da evitare come qualche shuriken o qualche kunai, no. La strategia del Nara sarebbe diventata di lì a poco impossibile da fermare per un sunese come lui. E per tanto, fino a quando il tempo non fosse arrivato all’ultimo rintocco questa oscura tattica sarebbe rimasta celata nell’ombra fino a giù nell’oscurità dell’abisso. Nel completamento della sua azione offensiva poté assistere ad uno spettacolo pirotecnico che non servi praticamente a nulla. Infatti tutti i massi che caddero dalla parte bagnata e fangosa posta alle spalle dello shinobi avversario furono evitati da quest’ultimo. Il massimo che poteva aver causato quell’esplosione inutile fu un leggero spavento da parte del Sunese e qualche lieve spossatezza. Nulla più. Uno status che di certo sarebbe stato recuperato di li a pochi secondi, niente di permanente poteva più colpire il Senju, il quale rimase fermo per qualche secondo. Secondo il quale permise ai due sguardi di incrociarsi. Poi lui spostò i suoi occhi sui detriti sparsi qua e la sul campo di battaglia. Qualsiasi cosa cercasse doveva averla trovata, perché l’espressione sollevata e concentrata sembrava quella di uno che aveva capito qualcosa. Plik..Plik il rumore della pioggia ormai imperversava sulla zona di battaglia. Il silenzio tra i due perdurava. Ma anche se non parlavano con la voce i loro sguardi e i loro pensieri lasciavano a buon intenditore poche parole. La sfida era appena entrata nel vivo, c’era ancora tanto tempo. Tempo che il sunese stava per usare… Usare nella sua azione offensiva. Si. Il suo turno era ormai giunto e il Nara si stava chiedendo cosa mai potesse lanciargli contro questa volta. La sua foga venne subito accontentata dal Sunese. Programmato o no che fosse dalla sua mente, il nemico prese qualcosa dalla tasca. Aveva preso due shuriken ed un filo metallico, stesso filo che possedeva l’ombroso, quasi fosse un suo gemello. Conclusa quest’azione, abbastanza velocemente legando saldamente i due capi alle due stelle metalliche, successivamente li prese ciascuna in una mano. Il suo piano contorto però non era ancora finito, c’era dell’altro dietro, infatti non smise di lavorare di mano. Per quanto la pioggia fosse fitta, Kisuke vide distintamente un Kunai con una pallina legata all’estremità posteriore. Non ci volle niente per capire cos’era quella sfera. Era lo stesso tipo di bomba accecante che aveva utilizzato pocanzi l’ombroso per poter disorientare il suo nemico. Concluso il tutto sembrò che avesse finalmente finito i preparativi e che si stesse preparando solo per portare il suo funesto attacco. Quello che fece dopo fu abbastanza lampante lanciò i due shuriken legati dal filo metallico verso il ragazzo del Konohagakure, forse con l’intenzione di bloccarne i movimenti. Abbastanza buona come idea non c’era nulla da dire, però troppo banale, anche se il genin avversario avesse calcolato con estrema precisione la curva dettata dalla traiettoria data. In pronta risposta il ragazzo della foglia non rimase ad aspettare un secondo di più. Di certo non intendeva essere intrappolato da quelle due armi chissà dove. No, proprio no. E così per la seconda volta in quell’incontro iniziò la sua fase difensiva. Scattò con entrambe le mani nella sacca porta armi, dove ne estrasse qualcosa di esattamente uguale a quelle armi che si stavano avvicinando pronte a colpirlo con ferocia. Due stelle scintillanti, a causa dell’acqua che cadeva copiosa su di loro, vennero prese dalla bisaccia con gli indici delle mani. Con un gesto simultaneo, sia il braccio destro che quello destro si incrociarono lasciando partire quei distintivi metallici verso quelle armi avversarie con l’intento di fermarle a metà strada. La bravura del Nara nel lancio delle armi non permise alle armi nemiche di avvicinarsi di un metro in più. Deviate le quattro armi caddero a terra con un lamento sordo. Se era tutto lì quello che il ninja aveva studiato per colpirlo, il giovane delle ombre non riusciva a capacitarsi di come questo inetto avesse potuto ottenere il pass per la prova successiva. Adirato per quella mancanza di esperienza da parte de giudici, Kisuke si fece trasportare in un ruggito d’odio verso quel kunai che stava per trapassargli il petto. Con la lama interna ancora fuori dal braccio non ci volle molto per capire la sua prossima mossa. Spostarsi era fuori discussione, l’arma era ormai troppo vicina per poterla evitare con un solo movimento del corpo. Per questo, in tutti i suoi 30cm. di lama, questa ancora una volta scansò l’arma. Però, si c’è un però. Anche se era incollerito, il foglioso dalla lunga coda di certo non aveva dimenticato che dietro quest’ultimo aggeggio lanciato dal sunese c’era una bomba flash. Questa scoppiò prima che il kunai arrivasse a destinazione. Infatti, il Nara aveva giocato sul fatto di posizionare antecedentemente la lama interna del suo braccio sulla stessa traiettoria del kunai nemico. Così facendo, chiuse gli occhi un instante prima di vedere la luce espandersi per tutta la zona circostante ma allo stesso tempo aveva già posizionato il braccio in modalità difensiva. Il quale lo protesse deviando il pericoloso kunai in altre direzioni. Destra o sinistra che fosse, il rumore sordo si spense nella pioggia battente. Sicuramente il ninja originario di Suna si era protetto da quella massa di luce, stessa cosa aveva fatto il foglioso, anche se quest’ultimo era in ritardo di qualche attimo rispetto al suo avversario. Infatti passata la luce, nel Nara il malus era solo un attimino di nausea a causa della forte luce. Infatti quando il pupillo del casato dell’ombra era agiato e pronto per combattere il nemico aveva già fatto la sua mossa. Correndo contro di lui, egli stava per metterlo alle strette con una tecnica che non conosceva. Probabilmente era un arte marziale visto l’incedere da parte del suo contendente nell’avvicinarsi così.. senza freni inibitori. Come se tutto non fosse abbastanza per quella mente sunese squilibrata aveva collegato ad essa un altro lancio d’armi e questa volta, assieme al pugnale kunai c’era la cosa che più lo preoccupava a questo mondo. Una carta bomba. La sua forza distruttiva era leggendaria. Di colpo i corpi composti di carne venivano lacerati, anzi.. Disintegrati da quella incredibile devastazione. Dietro di lui c’era la parete rocciosa, a circa sei metri, centimetro più centimetro meno. La forza d’urto dell’esplosione sicuramente l’avrebbe colpito, per non parlare dei detriti. Ovviamente non ci si poteva dimenticare neanche di quel taijutsu oscuro e misterioso di cui il Nara non sapeva nulla. Facendo due calcoli rapidi non vide altra soluzione se non quella. Si. Quella cosa l’avrebbe salvato da tutti i due fuochi. Così facendo Kisuke utilizzò la sua seconda ed ultima abilità ninja in quello scontro. Sembrava ieri che l’avesse imparata eppure era già passato un anno e passa da quando l’aveva utilizzata in quella sfida contro Reed Kaguya, ormai diventato chunin di Kiri. Come in passato, anche oggi, al suo secondo esame di selezione chunin, il manipolatore dell’ombra del casato Nara si trasferì nel sotto suolo mettendosi al riparo da quell’azione devastante con una canna di bambù per respirare. [Arte della Terra - Base: Permette di nascondersi sotto terra, usando una canna di bambù per respirare.] Il colpo della bomba fu così forte che lo sentì anche da sotto terra. Passata la tempesta, letteralmente parlando, il codino del fuoco tornò in superficie completamente ricoperto di fango e pietre. La pioggia si stava ancora addensando su di loro e pian piano stava portando lo sporco via dai suoi vesti. Avendo il nemico alle spalle di qualche metro, Kisuke si spostò velocemente facendo rapidi passi all’indietro fino a raggiungere una distanza totale di quasi dieci metri circa. Lunghezza tale che lo lasciava sereno. Vedendolo con un altro pugnale kunai in mano, Kisuke ipotizzò che l’aveva scampata per un pelo. Quel briccone di un sunese non si era rassegnato a colpirlo nemmeno dopo aver utilizzato quella tecnica taijutsu e quella carta bomba. La foga del momento stava per prendere il sopravvento. La sfida era sempre in parità. Peccato che in questo turno offensivo il sunese non fosse riuscito a mettere assegno manco un colpo che fosse uno. Quindi, secondo le tabelle matematiche che scintillavano nella mente della bestia nera della foglia, alla fine di quel suo turno d’attacco. Si sarebbe potuto portare in vantaggio, almeno nei punti. Kisuke, poteva scommettere la sua mano preferita per il combattimento, quella sinistra che il sabbioso non aveva ancora finito di mostrare tutto il suo potenziale bellico. Peccato solo che adesso il suo turno era diventato quello difensivo e sotto quell’aspetto, il giovane della foglia si era fatto già un idea di come poter provocare danni al ragazzino del Vento, il quale, sempre secondo il suo parere visivo, non aveva mostrato chissà che quali doti nella difesa. Rimise la cannuccia che aveva utilizzato per respirare in tasca. La strategia che aveva pensato per il suo secondo turno d’attacco era ancora più semplice della prima, ma per fare ciò non doveva avere più l’acqua tra i piedi. Come aveva fatto alla prima rotazione, compose quei tre semplici seal per poi sporgere le mani verso il cielo. Allo stesso tempo il cielo smise di piovere lasciando al suolo grani pozzanghere d’acqua e fango, tutte molto utili per i suoi scopi futuri. Le nuvole a poco a poco si stavano diradando. Stava per mettere le mani nella tasca porta armi quando sentì una voce squillante provenire dalle sue spalle.
† Hai deciso a fare sul serio, almeno in difesa. Questa volta non ti sei fatto colpire.
† Però io mi struggo a vederti combattere alla pari con questo qui.
† L’unica cosa positiva e che almeno hai fermato questa pioggia.
† Sono rimasto nascosto deciso a non uscire fino a quando non avessi chiuso il rubinetto.
† Credo che ora mi metterò ad osservarti mentre ti diverti, forse alla fine proverò interesse per la tua sfida.
~ Disse con fare quasi inquisitorio. L’eretico scrutò annoiato il fantasma di se stesso mente si appoggiava su un o di quei massi caduti vicino al fiumiciattolo. Non sapeva perché mai lo tormentasse tanto in quegli attimi così importanti, non l’avrebbe mai capito. L’avrebbe potuto anche sopportare se almeno avesse contribuito negli attacchi. Invece si comportava come una piattola. Era peggio che sentire quelle vecchie giù al mercato di Konohagakure. Almeno loro non parlavano a vanvera come il suo alterego. Deciso ad ignorarlo scrutò di fronte a se, prima il mistico personaggio di Suna poi oltre... Sulla zona della battaglia c’era la più totale devastazione causata dalle tremende esplosioni dalle carte bomba. Adesso c’era solo l’imbarazzo della scelta. Aveva già un paio di idee in testa ma non sapeva quale prendere. Qual’era la più sadica?
≈ Siediti e goditi lo spettacolo.
≈ Sarà lunga ma non preoccuparti, aspetta e vedrai…
≈ Scommetto che sarà divertente.
~ Rispose tranquillamente, togliendo inequivocabilmente l’ultima parola all’alterego. Adesso con il tempo che era un misto tra nuvoloso e soleggiato, all’ombroso sembrò di essere tornato alla foglia dove le giornate assomigliavano a quello che lui, eh si.. lui, aveva appena creato. Sarebbe stato ancora meglio se ci fosse stato anche un po’ di vento ma dopotutto non si poteva avere tutto. Sapeva fin troppo bene che quel clima temperato sarebbe durato troppo poco, per questo doveva sbrigarsi. Prima di ritornare a quel clima afoso che da sempre contraddistingueva il deserto di Sunagakure no Sato doveva portare l’ago della bilancia dalla sua parte. Il suo Senjutsu era stato completato, non era niente di che ma poteva comunque far male al sunese. Stranamente non aveva ancora dato sfoggio della sua ombra, il suo nemico si era trattenuto così tanto che non ne aveva ancora avuto bisogno. Il segreto del casato Nara che si celava poco dietro le sue spalle non era stato ancora scoperto da mani straniere. Sarebbero passati cento, anzi, mille anni prima che uno del casato avesse rivelato il segreto tramandato da generazione in generazione tramite un legame di sangue indissolubile a qualcuno che non fosse un parente lontano o un amico. Una nuvola passò sopra di loro inondandoli con la propria ombra. Una sensazione di fresco accompagnò la massa di gas posta centinaia di metri sopra le loro teste. Appena metà di essa passò oltre lasciando nuovamente spazio al sole e al caldo, Kisuke, con la mano sinistra, la sua favorita, estrasse qualcosa dalla sacca porta armi mantenendolo ben nascosto nel suo pugno. Fino al lancio, il Sunese non doveva capire cosa fosse. Tutto stava per iniziare o tutto stava per finire, nessun poteva saperlo?. L’unica cosa certa e che stava a lui completare quella sfida prima della fine. Il sunese stava sempre lontano da lui un dieci metri, forse anche qualcosa in più. Con un lancio ben piazzato lasciò andare la sfera. Direzione? Il natio del vento ovviamente. Appena fu a circa un metro dal nemico la pallina scoppiò. Solo che questa volta non vi fu nessun lampo di luce accecante ma una semplice cortina di fumo. Esatto. Questa volta aveva optato per una nuova via, una via che non voleva accecare il nemico per pochi secondi ma per un tempo decisamente maggiore. Scoppiata nell’area del combattimento venne a crearsi una grossa nuvola di fumo nero abbastanza denso. Grazie ad un Senjutsu ben orchestrato il ragazzo della foglia si era tenuto fuori da quel casino per un paio di centimetri. Adesso era giunto il momento di mettere in atto il secondo gradino del suo piano. Convogliò il chakra nella gola. Iniziò a comporre i sigilli nel seguente ordine. (Serpente, Tigre, Cinghiale, Cavallo, Tigre) Per il sunese questa combinazione di sigilli forse non voleva dire niente ma per un natio del fuoco era qualcosa che aveva visto fin dalla più tenera età. Un qualcosa che non poteva non riconoscere. Quest’ arte magica era la base per quasi tutte le tecniche del Katon no Jutsu del villaggio della foglia. Per utilizzarla bisognava impastare una discreta quantità di chakra nella bocca per poi emettere un getto di fiamme che arriva anche a sei metri dallo shinobi che l’utilizzava, e raggiungeva una larghezza non inferiore ai tre. Questa tecnica venne chiamata: Palla di Fuoco Suprema - Katon: Gouukakyuu no Jutsu. E fu proprio quella ad aver usato il natio del fuoco. Aveva convogliato ben bene il chakra e dopo aver raggiunto il punto critico aveva sparato l’enorme palla di fuoco all’interno della coltre di nube nera. Le fiamme mangiava tutto sul suo cammino. Chissà se avrebbero colpito il nemico. All’interno di quel nugolo non poteva vedere quello che stava succedendo ma visto che almeno un po’ l’aveva colto di sorpresa contava di ferirlo anche se solo leggermente.
† Niente male ragazzino.
~ Sorrise ironico. Non disse nulla. I suoi occhi esprimevano già tutto. Le fiamme avanzavano divorando tutto quello che trovavano sul loro cammino. L’esito della sfida non poteva essere già decretato da quella tecnica, ma avrebbe aiutato sicuramente agevolato l’ascesa del Nara verso più rosee previsioni future. Il sunese poteva anche difendersi con le unghie e con i denti. Magari alla fine della sfida sarebbe rimasto pure vivo ma sarebbe rimasto lì, inetto nella sua mediocrità di shinobi sunese. Stando all’erta per evitare futuri contrattacchi nemici, il ragazzo Nara osservò per un attimo una stele che possedeva un forma interessante e piuttosto particolare. L’esplosione aveva creato una croce. Era accaduto tutto in pochi secondi, in un momento ben preciso, ad un ora esatta. L’estremità di uno dei bracci orizzontali era rimasta incastrata in un groviglio di basalto scavato dagli elementi. Altre rocce avevano impedito che la croce finisse a giacere sul terreno. L’altro braccio ira puntava verso il più alto dei cieli, simile al dito di un inquisitore dal sottosuolo. L’inquisitore dei topi? Blasfemo come pochi, Kisuke, tornò a pensare alla sfida. Il primo vero combattimento che aveva dato il primo vero inizio dell’esame di selezione chunin. Ed era anche il primo che faceva dopo tanto tempo. L’ultimo risaliva ai tempi della missione con Hinato e il ragazzino Uchiha. Eh si.. Ne era passata di acqua sotto i ponti. Gli avrebbe rivisti prima della fine. Ma non era quello il momento. Adesso era il momento di combattere.
~ Introverso, silenzioso, pigro, serio con un animo glaciale. Ormai uscito pazzo. Tutte lemmi che caratterizzavano il profilo psicologico di Nara Kisuke. Genin di Konohagakure no Sato. Natio del paese del Fuoco ed eterna promesse della casata delle ombre. Pochi sanno che sotto a quel cognome e a quel potere c’era qualcosa che gli antenati del clan volevano nascondere al villaggio. Infatti, da fonti certe e anche da voci di corridoio, ai piani alti a quel tempo si sapevano certe verità che non potevano far piacere alle alte cariche del paese del fuoco. Tutto girava attorno a quel nome, a quel ragazzo trasandato. E il tradimento verso di lui non veniva solo dalla foglia ma anche dai più vicini e stretti parenti. A quel tempo infatti, nessuno del casato ombroso avrebbe voluto dare il titolo di shinobi della foglia a quel ragazzo così instabile sotto il profilo psichico. Il poco sale in zucca causato dalle tragedie famigliari stava per compromettergli la carriera. Una professione che a stento non aveva ancora preso una piega ben definita e rischiava di non prendere mai e poi mai il volo. Inutile dire che, grazie a vari scambi d’informazioni e a favori passati sottobanco, il giovane ombroso poté intraprendere quella vita che lo stava portando a diventare una vera e propria arma da guerra al servizio del paese della foglia. Tanto tempo era passato. Giorni, settimane, mesi, anni. Alla fine.. O per meglio dire, in quella sua nuova tappa d’esame, si poteva ammirare quello che Konoha aveva forgiato. Sebbene non fosse ancora completata la bestia nera delle ombre, aveva iniziato a cercare fra i suoi coetanei shinobi un qualcosa di interessante e… dopo mesi, solo adesso aveva trovato qualcuno che poteva dargli noie e che poteva aiutarlo a perfezionarsi prima di essere utile al proprio paese in vista di una guerra che poteva scoccare da un momento all’altro. Egli era un ragazzo della sabbia. Uno strano tipo di nome Hiroshi Senju. Una specie di conoscente si poteva dire. Il sabbioso fin dalle prime battute si era fatto notare. I suoi attacchi marchiati dagli elementi del Doton e Futon (Terra e Vento) anche se non in maniera grave, aveva fatto penare e non poco lo shinobi della foglia. In quel duello, tra lampi di puro talento e con un po’ di fortuna, alla fine si era arrivato ad un punto di stallo dove i due ninja si equivalevano dando un voto Pari alla loro sfida. E se il ragazzo originario del Vento poteva contare su quei due elementi della natura, Kisuke non era da meno. Tra la manica, gli assi che aveva mostrato durante quella sezione d’esame per adesso si contava solo il Katon e il Suiton (Fuoco e Acqua). Sebbene non fosse una combinazione pericolosa sapeva che la sua fiamma sarebbe diventata più forte con l’alzarsi del vento. Quel piccolo gradino fatto di sassolini compressi fra loro l’avrebbe portato in vantaggio. C’era ancora molto da fare, non poteva negare l’evidenza, ma se quello era il massimo che il suo avversario poteva fare poteva stare tranquillo. Per questo l’attacco che aveva architettato il Nara non era niente di che. Nel vederlo prima, durante e dopo, nella sua mente, ad ogni secondo si convinceva nella testa che non era niente di così complicato. A essere sincere quella non sembrava manco una strategia da Kisuke. Se quel smidollato fosse morto per una cosa del genere non meritava nemmeno il titolo di genin di Sunagakure. La combinazione de Katon No Jutsu con un fumogeno poteva sicuramente far male visto l’esatta funzione del fumogeno nel togliere la vista al mal capitato però, anche se colui che doveva subire quella pallina bieca, di certo avrebbe potuto tranquillamente uscirne spostandosi da una parte all’altra, fino a raggiungere l’estremità, per poi uscirne indenne. Oh.. Almeno così avrebbe fatto il natio del fuoco ed abile manipolatore delle ombre se casomai si fosse trovato una situazione spinosa come quella. Invece il ragazzo della sabbia non aveva dato l’idea di volersi muovere dal muro. Solo grazie ad un errore di calcolo da parte del Nara gli salvò la vita. Infatti, per quanto strano fosse questo avvenimento, il ragazzo dalla lunga coda aveva sbagliato nel contare i metri che separavano lui dall’avversario. Il totale era dieci metri o qualcosa in più, comunque sui dieci per quelli che non amano fare la punta sui centimetri. Senza riflettere, dopo aver lanciato il fumogeno, Kisuke, si era apprestato nel scagliare la palla di fuoco suprema (Katon: Gouukakyuu no Jutsu). Un arte magica ( Ninjutsu) che era la pietra miliare o per meglio dire.. la base per quasi tutte le tecniche di fuoco del villaggio della foglia. Su cui il ragazzo delle ombre aveva speso molto tempo per padroneggiarle al massimo della loro potenza. Il procedimento era facile da spiegare a parole, ma era meno facile farlo con fatti visibili e testabili. Infatti, impastando una discreta quantità di chakra nella gola, è possibile emettere un getto di fiamme simile ad una sfera gigante, (da qui prende il nome la tecnica) che arriva anche a sei metri dall'utilizzatore, e raggiunge una larghezza non inferiore ai tre. Per il malcapitato che subisce in pieno questo jutsu riporterà ustioni medio/gravi su tutte le parti del corpo interessate. L’unico difetto di questa tecnica è che ci vuole molto tempo per impastare il chakra da utilizzare e come si finisse dalla padella nella brace, il ninja deve rimanere fermo mentre la esegue. Nella descrizione che aveva appeso nella sua mente c’era un dettaglio fondamentale che aveva trascurato. Quei sei metri di lunghezza a cui la palla di fuoco doveva ubbidire. Non ci voleva certo un genio per capire che mancavano ancora quattro metri al getto di fiamme prima di raggiungere il ragazzo del Vento. Solo muovendosi in avanti avrebbe intercettato la palla di fuoco finendo poi abbrustolito. Ovviamente questo non avvenne. Egli era rimasto fermo. Rischiò tutto in quell’azione e gli andò bene visto che il massimo che poteva percepire dall’attacco del Nara fu solo un intensa ondata di calore proprio davanti a lui. Da una parte fortuna, dall’altra un errore di calcolo che avrebbe dilungato la sfida di ancora quel minuto. Il fumo e le fiamme si stavano diradando a poco a poco. Kisuke nella sua solita posizione difensiva stava attento. Ogni dettaglio di quell’ammasso di fumo rossastro veniva passato sotto il suo occhi come se fosse uno di quei raggi X. Sapeva bene che adesso stava per arrivare l’azione offensiva del sunese. Era pronto e di certo era più calmo del previsto, sebbene il suo attacco non aveva portato i frutti sperati. Non avendo nessun’arma nella mano che lo aiutasse nella fase difensiva Kisuke, approfittò di quel momento pre attacco avversario per portare alle mani una qualsiasi lama. Una nella sinistra e come se fosse uno specchio, pure nella destra, il giovane shinobi della foglia adesso maneggiava le katane di cui tanto andava fiero. Come se non bastasse aveva una piccola pallina in bocca. Pallina che sarebbe servita dopo per la sua fase d’attacco. Concentrato su ogni fonte di rumore, seppe grazie all’udito potenziato che una corrente ascensionale abbastanza solida si stava avvicinando tagliando l’aria, il fumo e le fiamme che aveva di fronte a se. Davanti a lui adesso il terreno si stava quasi sgretolando per la forza d’urto di quella tecnica. Doveva fare qualcosa prima di essere colpito in pieno da quella tecnica. L’unica cosa che il corpo gli consigliava di fare era quella di arretrare. Non sapeva se era stato l’istinto a dargli quell’idea ma il ragazzo soprannominato “ La Bestia Nera” di Konohagakure fece piccoli passi veloci e misurati all’indietro. Nel mentre compieva quest’azione evasiva un secondo rumore, più forte di quello precedente lo avvisava che c’era qualcosa di vicino a lui che stava per prenderlo alle spalle. Se non fosse stato per quel suono così duro da sentire non avrebbe potuto evitarlo. Non e che grazie a quello lo evitò del tutto, però salvò la sua pellaccia da una fine piuttosto macabra; almeno per i maschi si intende. Ormai con quei passi aveva guadagnato si e no due metri rispetto all’utilizzatore della sabbia. Spostandosi a sinistra aveva subito un taglio medio sul fianco destro causato da quella lancia fatta di terra e sabbia. A zampilli il sangue iniziò a colare dalle sue vesta. Il dolore era acuto. Molto più forte di quello che precedentemente aveva percepito in quella gabbia di vento. Concentrato sebbene ferito il ragazzo aspettava la seconda probabile ondata. Il fato gliela portò in grembo pochi secondi dopo. Il ninja della sabbia era uscito dal suo nascondiglio pronto a colpire con un attacco diretto. Nella mano sinistra teneva una Wazikashi e nell’altra una Katana molto simile a quelle che il Nara teneva in mano. Formando una X di fronte al petto lasciò scattare le braccia come se fossero delle molle tese al massimo. L’importante era deviare le lame avversarie. Kisuke c’è la fece tranquillamente. Anche se ci mise più forza del necessario il sabbioso non sembrò risentirne tanto. Infatti anche se aveva lasciato andare le sue lame si era apprestato a concludere, “forse”, il suo attacco con quel movimento di mani che il Nara aveva visto poco tempo prima. Non poteva muoversi abbastanza velocemente da evitare anche il secondo colpo così decide si difendersi con le lame che ancora teneva strette in mano. Con la parte tagliente della lama andò a formare una doppia linea orizzontale di fronte alla mano nemica che maligna si stava per avvicinare alla sua gola. Il tutto doveva oltre che proteggerlo anche ferire in qualche modo la mano avversaria. Quello che scaturì dopo l’aver fatto cozzare le due armi contro il palmo distruttivo di quel ragazzo, fu devastante. Kisuke si sentì leggermente sbalzato via. Arretrò di qualche passo. I piedi erano ancora impiantati nel terreno fangoso tanto da lascarlo quasi attaccato al suolo per quanto era stato potente quell’attacco. Una linea di fango venne a crearsi sotto i suoi calzari. Il tempo sembrava essersi fermato, proprio come quella volta. Il sangue e il sudore stavano diventando un tutt’uno con il terreno. Le sue fiamme erano come il vento dell’avversario. Erano entrambe molto libere… In realtà le fiamme che soffiano violente e bruciano rosse, con forza, sprigionano poco calore. Sia le fiamme che il vento non hanno una forma definita e se usata nel modo sbagliato, la loro libertà.. può togliere la vita alle persone. Kisuke doveva stare attento a come utilizzare quel Katon No Jutsu di cui tanto andava fiero. Se avrebbe visto il cielo in quel preciso momento, in quell’angolo stellare avrebbe visto la luna tondeggiante riflettersi come uno specchio. Erano lontane trecentomila kilometri. Seicentomilioni di passi. Avevano lo stesso aspetto... ma la luna nel cielo e quella riflessa nella pozzanghera erano diverse. C’era un detto che la famiglia Nara si tramandava di generazione in generazione. Questo diceva: Chi decide il destino degli esseri umani non sono gli dei.. ma colui che sa leggere la luna. Colui che conosce la propria bassezza perché sa qual è l’altezza della luna. Colui che non riesce a smettere di tormentarsi guardando la luna calante. Colui che riappare sempre.. Sia dopo la siccità, sia dopo l’uragano. In poche parole l’uomo. Colui che si trova tra il cielo e la terra è l’Uomo.
⌐ Io non penso che la forza dell’uomo sia inferiore a quella del destino. Non voglio pensarlo. Come un lago, le cui increspature sulla superficie con il tempo vengono silenziosamente assorbite. Se il mostro chiamato destino è fuori dalla portata dagli esseri umani. La sofferenza nell’opporsi a esso.. Gli sforzi per migliorare. La gioia di superare se stessi e perfino la frustrazione di perdere… sarebbe tutto senza senso. Che vorrebbe dire combattere allora?
~ Ora loro due erano a pochi passi di distanza, così vicini da potersi toccare. Sapeva bene che una mossa non sarebbe bastata per battere l’avversario. Ne occorrevano per forza tre. La prima era quella di annullare la difesa dell’avversario. La seconda era quella di colpire e infine c’era la terza che consisteva nel tornare in posizione. Era la loro guerra. Una guerra contro gli Dei in cui si giocava con la vita degli esseri umani. La loro vita era messa sul piatto della bilancia. Adesso che la prima parte della strategia era stata completata bisognava per forza passare alla seconda. Ancora con le spade in mano decise di provare a concludere la sfida con l’arma più potente che avesse nel suo repertorio. L’innata del casato Nara. Il Kagemane No Jutsu stava per prendere forma. Aveva concentrato tutta l’energia nella parte inferiore dei calzari facendo vibrare la sottile linea che lo circondava. Per il suo nemico non c’era più via di scampo. L’essersi avvicinato così vicino aveva segnato la sua sconfitta . Infatti appena aveva attivato l’ombra quando lasciò cadere a terra la pallina famosa che prima aveva tenuto in bocca. Ovviamente era un flash. Si sapeva cosa sarebbe accaduto di li a pochi attimi. La luce intensa tornò a riempire la zona circondante. In un attimo l’ombra era partita verso la gemella avversaria. Avendo tenuto gli occhi chiusi prima dello scoppio il senso di nausea non c’era per niente. Così concentrato sui rumori decise di portare un secondo attacco. Infatti sebbene il Kagemane fosse partito con l’avversario a meno di un metro di distanza, Kisuke aveva deciso di portare una doppia sciabolata da entrambe le parti in modo da bloccarne i movimenti laterali. Le parti interessate che il Nara aveva focalizzato prima di chiudere gli occhi erano le gambe e il bacino. Infatti con la katana nella mano destra, aveva cercato di colpire la parte inferiore dell’avversario mentre con la sinistra aveva fatto semplicemente un taglio netto, ovviamente più in alto rispetto all’arto destro. Ora che la linea nera era partita le chance di vittoria del sunese erano nulle. Da sinistra c’era la katana, dall’altra pure e come se non bastasse in linea retta l’ombra del foglioso si stava per legare alla sua. Non c’era una possibilità che da quell’azione così meticolosa egli uscisse indenne. Se avrebbe scansato l’ombra spostandosi di lato, avrebbe ricevuto sicuramente una stoccata da una delle due katane. L’arretramento e l’avanzamento era impossibile, perché l’innata non gli avrebbe dato scampo in nessuna maniera. In termini sportivi sembrava proprio finita lì. Anche decidendo di sacrificare una parte interessata come il bacino o le gambe, la ferita sarebbe stata troppo Grave da permettergli di continuare la sfida. Tutto era destinato a finire.
~ La stanchezza e la delusione lo azzannavano dalla cintola in su. I cinque sensi erano attivi. Il più usato di questi, era l’udito. In quegli attimi colmi di tensione agonistica il ninja del Konohagakure No Sato si era affidato principalmente alle sue orecchie per contrastare gli attacchi avversari. Essendo ancora vivo per raccontarlo non c’era alcun dubbio sulla bravura del foglioso. Era Forte. Una battuta dopo l’altra si era sempre arrangiato con difese minuziosamente complesse che l’avevano salvato da ferite gravi o persino dalla morte. La fine come la conosceva lui non poteva ancora giungere. Avrebbe combattuto fino allo stremo per raggiungere il suo obbiettivo. Fra lui e il primo passo per raggiungerlo, il fato o come lo si vuole chiamare, gli aveva messo di fronte un avversario abbastanza tosto da battere. Egli era un Sunese dalle doti ancora nascoste che, durante lo scontro a stento aveva rinunciato ad un carattere difensivo, anzi.. tutt’altro, fin dalle prime scaramucce aveva voluto attaccare a pieno delle sue forze con l’intenzione di spazzare via il genin della foglia. Solo grazie ad un cervello fuori dall’ordinario e alla prestanza fisica, Kisuke era riuscito a divincolarsi come una serpe tra quegli attacchi di vento e terra. (Doton – Futon). Sapeva che non poteva essere tutto lì, c’era qualcosa che ancora egli nascondeva. Chissà se prima della fine avrebbe potuto vedere con i propri occhi l’arma della sabbia completa e pronta per l’uso. Per riuscire nel suo intento, prima che lo scontro finisse aveva deciso di metterlo alle strette mostrando il suo asso nella manica. Essendo un Nara con la volontà del fuoco nelle vene non ci voleva certo un genio per capire a cosa il genin voleva alludere. Il Kagemane No Jutsu ovviamente. L’abilità innata che aveva reso celebre il suo clan negli anni passati e che oggi riponeva in lui il peso della sapienza e del proseguo. Toccava a lui adesso portare avanti la tradizione. Avrebbe insegnato ai suoi figli il suo segreto e loro a suo avrebbero insegnato ai suoi nipoti lo stesso. Solo in un futuro non tanto prossimo quel segreto sarebbe andato perduto. Perduto come ogni altra cosa al mondo che avesse un qualunque valore. Peccato solo che l’arma segreta del suo clan non avesse avuto il successo pensato prima dell’offensiva. Infatti come se avesse previsto tutto prima ancora che scattasse l’offensiva del Nara, il sunese si era portato fuori tiro evitando l’ombra e il suo potere di allacciare qualunque cosa toccasse. Così passata la luce, la spada nera era rimasta per un secondo ferma senza aver colpito il bersaglio. Tornata alla base dei calzari del suo padrone, l’ombra vibrò come se fosse arrabbiata dell’insuccesso appena portato. L’attacco era fallito, il momento di difendersi era giunto alle porte. Inspiegabilmente il sunese fresco come una rosa aveva già iniziato l’attacco. I seal che compose erano familiari al genin natio di Konoha. Anche se sapeva cosa stava per fare, Kisuke non cercò nessuna via di fuga. Si limitò a mettere in bocca un tonico rosa. Lo ingerì quasi senza masticarlo. Sentì d’impulso le gambe fremere come se non volessero stare ferme. Ma era solo una sensazione, una inutile sensazione che non avrebbe aiutato in quel momento. Infatti la tecnica l’aveva preso. Proprio come all’inizio dell’incontro si sentì sprofondare in quella che sembrava sabbie mobili. D’istinto si ricordò come era riuscito ad annullare la tecnica nel precedente attacco. Era tutto un gioco d’azzardo. Se quello non era un’arte illusoria si poteva considerare spacciato. Non aveva intenzione di attendere nemmeno un secondo. Aveva rischiato ed ora doveva vedere se anche la fortuna girava dalla sua parte in quella prima sfida dell’esame chunin. Con la katana a portata di mano si ferì sulla schiena con una forte e lineare stoccata. La lama gli provocò una ferita media. La perdita di sangue che fuoriusciva dallo squarcio era calda. Il test era andato bene. Tutto era tornato alla normalità. Sebbene ferito, il giovane aveva spezzato quella che sapeva ora esser un illusione. Con i sensi tornati normali e con le gambe che volevano lavorare manco fossero quelle di uno scattista dei 100 metri piani era pronto all’avanzare del suo avversario. Niente l’avrebbe più preso alla sprovvista. Grazie al tonico che poco tempo prima aveva preso si lanciò di lato ad una velocità che non gli apparteneva. Sbalordito da quella droga vide la katana del nemico tagliare l’aria. Sulla punta ancora visibile si poteva notare il riflesso del ragazzo. Sicuramente adesso era il sunese ad esser stato preso di sorpresa. Infatti di certo non si sarebbe aspettato che il Nara riuscisse a distogliere l’illusione così presto. Meno di due passi lo separava dal nemico. La distanza ormai non contava più per lui. Era giunto il momento i tentare ancora una volta il Kagemane No Jutsu. Compose i sigilli e l’ombra partì. I centimetri che doveva percorrere erano così pochi che di certo l’avversario questa volta non avrebbe potuto evitarla. Questa volta la fine poteva definirsi arrivata? Il ragazzo dalla coda lunga e nera ne era certo. Sapeva bene che l’essersi avvicinato così vicino era stato un errore abbastanza grave da parte del suo avversario. Non aveva più scampo. Di lì a pochi secondi le due ombre si sarebbero allacciata formandone una sola. Come una catena nera che macchiava il terreno marrone misto verde la conclusione della sfida pareva ormai scontata. Il vincitore non poteva esser altro che il natio del Fuoco, anche se a parer suo il genin della sabbia aveva dimostrato grande carattere nell’affrontarlo. A meno di un miracolo improvviso piovuto dal cielo che potesse aiutare il sunese a scamparla ormai tutto poteva considerarsi fatto e finito. Il sangue versato su quella conca di rocce era un tributo o per meglio dire un pedaggio per poter passare alla fase successiva. Peccava forse di spavalderia? Un po’. Non lo negava di certo, ma tenendo conto delle distanze e delle frazioni di tempo concessogli dal suo avversario al quanto sprovveduto contava di finire tutto con quella semplice ed efficace mossa segreta. Avrebbe vinto? Lui ne era certo. L'avversario l'avrebbe scampata? Solo con un aiuto dal divino blasfemo in cui egli riponeva una preghiera o due. Restava il fatto che tutto stava per finire nel baratro della stanchezza e del sangue.
E' stato uno scontro interessante,che ha visto protagonisti due ottimi player. anche a voi due,così come nel precedente scontro in cui ho postato il nome del vincitori,vanno i miei complimenti,sia al vincitore che allo sconfitto. Non c'è bisogno di sentirsi inferiori per aver perso,l'importante è aver ruolato ugualmente bene.
Kyubi: alcuni articoli li sbagli,al posto di Gli,usi I o il contrario,questi sono errori gravi di grammatici devi correggerli assolutamente,li fai sempre. POi pure roba tipo ce l'avevano fatta,questa è la fomra corretta non c'è come usi tu. Si usa c'è quando si vuole utilizzare il verbo essere per intendere che una cosa è presente o sta,negli altri casi tipo il precedente esempio va la particella ce. Anche questo è un tuo errore ricorrente da correggere. Su alcuni verbi al passato remoto a volte t dimentichi di mettere l'accento sull'ultima,anche questo è un errore pesante grammaticalmente. Anche tu fai ogni tanto l'errore di Kai del sè senza accento. Va senza accento quando è la particella per l'ipotetica(ovviamente) e quando lo usi come: se stesso. Altrimenti vuole l'accento. Ancora più grave è però il riscontrare delle volte usare il verbo essere senza accento. Ma li odi proprio gli accenti? neanche la negazione nè,viene usata da te con l'accento. QUesti sono tutti gravi errori ortografici,grammaticali. In un compito ti darebbero un voto notevolmente abbassato solo per questi errori,li fai sempre! Azz ho trovato anche il verbo avere usato senza h: nessuno a scampo[cit.] meno male è un errore sporadico °° Tu scrivi bene come periodare e come parole usate,ma questi errori ti fanno abbassare di molto la valutazione(quantomeno per l'exp),perchè sono cose gravi. Exp 80 Ryo 200
Daniele: Anzitutto paghi l'errore di aver speso del chakra al primo post quando era stato espressamente vietato. Come seconda e ultima cosa non voglio evidenziare degli errori particolari,ma il fatto che tu non abbia brillato. Molti post sono nella media di un normale ruolatore,sviluppi poco i pensieri,spesso li stacchi troppo. Eppure sei bravo,descrivi bene gli stati d'animo,anche alcune reazioni fisiche ad essi associati. Potresti fare nettamente meglio e invece non lo fai. Perciò non avrai una grande valutazione Exp 68 ryo 100
Un po' in ritardo comunico il destino di Daniele: assicurando poca costanza,fondamentale per il passaggio di grado,e non essendosi espresso al massimo delle sue potenzialità il candidato non potrà essere promosso a Chunin. Nonostante tutto il livello mostrato potrebbe anche risultare parzialmente soddisfacente,pertanto non sarà obbligatoriamente necessario per lui rifare un nuovo esame,ma potrà,una volta riassicurata presenza attiva,sostenere una prova differente per un'eventuale convalida del grado chunin.