Allenamento Energia Verde, Reed Hyrigame Kaguya

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...:::Namikaze Minato:::...
view post Posted on 13/10/2007, 15:56




SPOILER (click to view)
Narrato
"Parlato Reed e Shiltar"
'Pensato'
CITAZIONE
Parlato Oki E Tazuya


[Green Energy’s Training]
…the search of power for the young Reed…
…will he become stronger than this?...




+ Chapter I : Monday- Leaving Home +

Funeste e silenziose, mere ombre si mossero dietro i pesanti tendaggi che impedivano ai pochi raggi solari di filtrare nella stanza semibuia, dove il mio respiro regolare s’udiva, leggero e lento, rompendo l’altrimenti noioso silenzio, che lambiva la camera. Fu un attimo quello in cui un piccolo passero cinguettò sul davanzale, dopo essersi poggiato, chiudendo le piccole ali intorno ai fianchi, dal piumaggio bianco e nero. Il suo cantare così allegro fu il motivo per cui le mie palpebre si sollevarono meste, e i miei occhi assunsero il loro tradizionale aspetto assonnato. Alzai il busto dal letto, voltando di poco il capo per osservare la sveglia. Mancavano quindici minuti all’appuntamento con Shiltar. Avevo programmato l’allarme per suonare esattamente 10 minuti prima. La sera prima infatti avevo preparato tutto ciò di cui aveva bisogno e tutto ciò che il mio tutore mi aveva chiesto di prendere. Uno zaino , contente tutto il mio arsenale ninjia, un sacco a pelo e viveri e bevande per una settimana intera. Infatti, dopo la promozione a Genin, mi ero recato subito da lui , contento e felice, pronto per iniziare l’allenamento che tanto a lungo mi aveva promesso. Chiare e pacate erano state le sue parole:

“Complimenti, mio caro ragazzo. Il sensei mi ha riferito dei tuoi progressi. Sono fiero di te. Preparati, che domani partiamo per il tuo addestramento”

La gioia pervase ogni parte del mio corpo. Era una sensazione bellissima, di completa felicità. Partire in allenamento con un Jonin come Shiltar, significava imparare un mucchio di cose nuove…e questo mi gasava. Scesi dal letto, indossando le ciabatte e mi recai in bagno per lavarmi. Avevo bisogno di una sciacquata al volto per svegliarmi…

Appena pronto, presi lo zaino e scesi giù. La casa era silenziosa, ma appena alla fine delle scale c’era già Shiltar, zaino in spalla , pronto e sorridente:

“Sei in anticipo. Bene partiamo” disse girandosi lentamente verso l’uscio, che attraversò qualche istante dopo. Lo seguii rapido, mostrando da subito una vivace curiosità sulla meta del nostro viaggio. Cosa avrebbe escogitato quel pazzo di un Kaguya?A quali prove mi avrebbe sottoposto?
Tutte domande che si affollavano nel mio cervello e che alla fine esplosero come un vulcano
“Senti Shiltar, dove stiamo andando?Cosa dobbiamo fare? In cosa consisterà il mio allenamento?”
Il tono era semplice ed ingenuo, dettato dall’esaltazione dell’avvenimento. Se fossi stato più calmo, come mio solito, forse ci sarei anche potuto arrivare, ma per una volta lasciai che fosse il jonin a spiegarmi tutto…
Si voltò verso di me sorridendo, gli occhi si strinsero notando la mia curiosità. Continuammo a camminare verso le porte del Villaggio, mentre cominciò a spiegarmi i nostri obiettivi.
“ Adesso, ci dirigeremo verso il Paese del Fuoco, per un duro allenamento, di cui, quando sarà il momento, ti illustrerò gli obiettivi. Adesso ci stiamo recando al porto, dato che per arrivare sul continente dovremo prendere una nave. Tempo un’ora e saremo sull’altra sponda del mare. Gli obiettivi del nostro allenamento sono semplici. Un Genin ha bisogno di migliorare le sue qualità fisiche: forza, resistenza , velocità, riflessi, sensi e soprattutto il chakra. Quello è fondamentale per un ninjia. Per fare ciò ci recheremo in vari luoghi che conosco adatti a migliorare le tue capacità. Il nostro obiettivo finale è il ponte Naruto, nel Paese delle Onde. Se arriveremo lì, il nostro addestramento sarà concluso.”
Feci un cenno con il capo per mostrare di aver capito le sue parole. Fece un ultimo sorriso, prima di guardare davanti a sé le enormi porte, che mostravano l’ingresso al Villaggio. Mossi leggermente il capo indietro a mirare per l’ultima volta quel luogo, prima del mio ritorno…

[Sulla nave]



Sorpreso e meravigliato, osservavo l’immensa distesa d’acqua che si spandeva sotto lo scafo per miglia. Davanti a me, in lontananza l’ombra immensa di quello che era il continente. Il sole era già sorto. Senza la nebbia, che ogni giorno accompagnava nelle loro faccende quotidiane gli abitanti di Kiri, mi sentivo più libero, ma anche più impaurito e scoperto. Era come se mi fossi rivelato al mondo in un attimo, ed era una sensazione ancora estranea, che ben presto avrei accettato, imparando a coglierne i pregi e i difetti. Mi trovavo sulla prua della nave, quando Shiltar si avvicinò a me, appoggiandosi con i gomiti al parapetto. Fissava anche lui quello che doveva essere il porto, in cui, a breve, sarebbero scesi. Le sue parole furono chiare e cristalline, come la rugiada del mattino:
“Allora Reed. È meglio prepararti un po’ prima di cominciare il nostro allenamento. Abbiamo solo una settimana per migliorarti. Quindi devo sottoporti ad un allenamento-lampo. Proprio per questo ho deciso che porterai dei pesi, in aggiunta ai carichi di lavoro che ti darò. Non dovrai mai toglierli, anzi di giorno in giorno aumenteremo il peso, in modo che lo sforzo risulterà sempre maggiore.”
Dallo zaino, tirò fuori 3 fasce zavorrate e alcuni listelli in ferro, che a prima vista, sembravano pesare molto. Ogni fascia contava 6 sacche, dove andava inserito un listello. Dalle informazioni che vi erano sul pezzo di metallo, il peso di ogni parallelepipedo era di 3kg “ Allora indosserai due fasce zavorrate alle caviglie ed una , la più larga, agli addominali. Il peso iniziale con cui partirai sarà di 6kg sulle gambe , e 4kg sugli addominali. Niente di difficile per il momento” il suo volto si aprì in un piccolo ghigno, come a voler far intendere quanto duri e dolorosi sarebbero stati i successivi allenamenti. Con malcelata diffidenza, presi in mano le fasce, agganciandole una per caviglia, ed una agli addominali. Subito avvertii il peso maggiore. Il mio corpo reagì preparandosi a sopportare quel peso per i 6 successivi giorni. Alzai lo sguardo al cielo pensando che forse sarebbe stato meglio chiedere al sensei Itachi di allenarlo. Di sicuro non sarebbe morto…

[Sul continente]



Erano circa le dieci, quando sbarcarono. Mezz’ora dopo erano già sulla strada verso il Villaggio di Konoha, anche se la loro meta era molto prima. Una volta sulla strada, Shiltar si rivolse a me “ Bene, per arrivare dove dobbiamo arrivare ci vuole un po’, dato che è lontano. Ma noi andremo di corsa, per ridurre il tempo e per abituarti ai pesi. Forza seguimi!” e si lanciò in velocità su per la strada mantenendo un ritmo che eguagliasse il mio…
La mia partenza fu tutt’altro che rapida. Grazie a i pesi era come se i miei piedi fossero incollati al suolo. Riuscire ad alzarli era uno sforzo pesante e costante. Muovevo le braccia, piegate di 90°, avanti ed indietro nella tipica sequenza di movimento di corsa, mentre aprivo le gambe, portando avanti la destra e poi la sinistra, dando dei passi balzati. Il ritmo che dovevo sostenere era elevato ed in poco tempo, la maglietta era tutta sudata dato che la stoffa dello zaino sulle mie spalle era ruvida e produceva molto calore. Il respiro era regolare. Inspiravo con il naso ed espiravo con la bocca, tenendo lo stesso ritmo che richiedeva la corsa. Shiltar al mio fianco era come se stesse facendo una passeggiata. Si guardava intorno, con i sensi vigili, e osservava anche il paesaggio circostante. Un’immensa prateria. Il sentiero di terra battuta che portava verso un’enorme foresta verde era totalmente deserto. I due corsero per alcuni kilometri, senza fermarsi. Il mio volto grondante di sudore, rispecchiava appieno quello che era il mio tormento. I pesi poi non facevano che peggiorare il tutto. Sentivo infatti i polpacci e gli addominali andare in fiamme tanto era lo sforzo a cui erano sottoposti. Intanto i miei pensieri spaziavano già intorno. Il nostro obiettivo era evidentemente quella enorme foresta che si trovava alla fine della prateria, ma c’era qualcosa di strano. Era ben visibile nonostante fosse così lontana. Tutto ciò mi preoccupava. In che razza di luogo si stavano dirigendo?

[Nella foresta]



Venti minuti dopo quella domanda, che a lungo si ripropose nei suoi pensieri, arrivarono alla foresta. Il motivo per cui quegli alberi si vedevano da così lontano era perché erano enormi. Le loro cime erano invisibili, dato il folto fogliame, ma di sicuro raggiungevano i cento metri. Erano sequoie giganti millenarie. Erano gli esseri più antichi del pianeta, in cui fiumi di linfa scorrevano sostenendo quegli immensi colossi nella conquista del cielo. Trovammo una radura e lì ci fermammo. Le parole di Shiltar furono di sollievo alle mie povere gambe.

“Hai 20 minuti di riposo, prima di ricominciare. Quindi ti consiglio di approfittar…” un tonfo bloccò le sue parole. Avevo lasciato cadere lo zaino alle mie spalle e mi ero sdraiato per terra, aprendo le braccia ai lati. Il respiro affannato e irregolare, il sudore che scendeva dalla fronte e da ogni altra parte del mio corpo. Le gambe in fiamme. Inalavo grandi boccate d’aria, per ristabilire in fretta la mia respirazione. Sentivo i battiti del cuore, che accelerato, pulsava fortissimo in petto a voler quasi uscirne. Anche in accademia il sensei gli aveva dato 20 minuti di riposo, ma se ne era infischiato, continuando ad allenarsi. Questa volta invece avrebbe approfittato di ogni minuto e secondo concesso per riposarsi. Dopo 5 minuti, la respirazione era tornata normale. Chiusi gli occhi e aguzzai le orecchie alla ricerca della fonte di un rumore, che ripetutamente udivo in sottofondo. Concentrai le mie orecchie al massimo e il suono di acqua che scorreva veloce giunse, facendomi immaginare la presenza di un ruscello. Dopo altri cinque minuti, in cui le mie condizioni tornarono quasi alla normalità, ed in cui Shiltar era sparito, mi avvicinai al ruscello per bere e rinfrescarmi un po’. Mi sedetti a gambe incrociate ad osservare lo scorrere lento delle acque. Il mio animo si tranquillizzò, per poi riprendersi subito un colpo di paura. Un’enorme botto si udì pochi metri dietro le mie spalle. Fu così forte che fece tremare la terra. Mi voltai sconvolto e pronto al peggio, quando Shiltar scese con un salto da un ramo. Un enorme macigno era caduto in mezzo alla radura. Le dimensioni dovevano essere all’incirca 150cm x 70cm e il peso doveva aggirarsi sugli 80kg. Il mio sguardo si fece all’improvviso serio. Il vero allenamento iniziava ora. Era meglio darsi da fare. Avevo tanto insistito per farmi allenare e ora mi volevo tirare indietro? *No…Reed Hyrigame Kaguya non si rimangia mai le proprie parole* fu così che mi alzai e mi diressi verso il giovane jonin, che subito si mise a spiegare quello che doveva essere il mio esercizio “ Allora Reed…ti ricordi qual è il primo punto degli obiettivi che dobbiamo sviluppare?” Feci un attimo mente locale cercando di ricordare le parole che , qualche ora prima mi aveva detto sulla nave “Si ..il primo punto è la forza…o almeno è questo ciò che hai detto” lo guardai negli occhi. Sorrise “Bene bravo, a quanto pare eri attento. Molto bene per sviluppare la tua forza dovrai portare questo macigno fin in cima a questo albero, tenendolo con le mani dietro la schiena. Dovrai arrampicarti usando il tuo chakra e concentrandolo nelle piante dei piedi. Il tuo sensei mi ha detto che sei in grado di arrampicarti senza mani. Per stasera, dovrai aver raggiunto la cima di questo albero” lanciò un kunai, che si conficcò nell’albero alla mia destra “ e metticela tutta. Ah naturalmente senza toglierti i pesi…” si sedette alla base di un altro tronco, prendendo un libricino dallo zaino e mettendosi a leggere. Guardai velocemente dal macigno a Shiltar e da Shiltar al macigno. Deglutii. Poi caricai l’enorme peso dietro la schiena . Il tronco era a circa 4m avanti a me. Chiusi un attimo gli occhi per richiamare il chakra nelle gambe. Mi mossi in corsa verso il tronco. Arrivato a circa 1m , concentrai il chakra nelle piante dei piedi e saltai verso l’albero, facendo aderire le scarpe alla corteccia. Subito il peso del masso, per effetto della forza di gravità si fece sentire. Cercai di mantenere il flusso di chakra nei piedi costante. Lasciarlo non era affatto saggio, soprattutto con un peso del genere sulle spalle. Tuttavia scivolai lentamente all’indietro, verso terra, rimanendo tuttavia attaccato al tronco. Prima di toccare terra saltai all’indietro, finendo per squilibrarmi con il peso sulle spalle e cadendo. Dopo il violento tonfo, solo il respiro affannato si sentiva nell’aria a dimostrare la difficoltà e lo sforzo fisico, e mentale, che richiedeva l’esercizio. I pesi di certo non miglioravano il tutto. Anzi sentivo le gambe ancora più forzate. Insomma per riuscire ad andare avanti dovevo evocare una quantità di chakra nettamente superiore a tutte quelle evocate finora. Dovevo essere in grado di creare una forza capace di equilibrare quella di gravità, che inesorabilmente portava verso il basso. Per questo mi rialzai e ripresi il masso, lanciandomi di nuovo verso il tronco. Di nuovo richiamai il flusso di chakra. E cominciai a spostare, con tutta la mia forza, le gambe verso l’alto. Sentivo il chakra venire meno rapidamente dalle gambe. Non lo concentravo per rinforzare il muscolo, ma per rimanere incollato al tronco. Lo sforzo della salita pesava tutto su di me e sulla mia possanza fisica. Sentivo le vene dei polpacci gonfiarsi con l’aumentare dell’altezza. Eppure avevo percorso appena una decina di metri. Me ne mancavano altri novanta. Un uccello uscì rapido da uno dei rami più bassi cogliendo la mia attenzione. Mi ritrovai a cadere verso il basso. Avevo lasciato il flusso di energia. Per fortuna atterrai sulle gambe, lasciando il masso, che rotolò per qualche metro. Mi sedetti a terra, già stremato, respirando a grandi linee. Shiltar leggeva comodamente il suo libro. Solo alcune parole uscirono dalla sua bocca “ Non lasciarti distrarre. Anche in duello potrebbe succedere. Ti conviene prepararti…bene…”
Guardai l’albero. Il tronco non aveva minimamente risentito dell’energia applicata. Mi rialzai, lo sguardo serio e concentrato. Riprovai. Tempo due minuti ed ero di nuovo a lottare per risalire. Strinsi i denti e superai la soglia dei 18m di altezza, prima di ricadere verso il basso. Di nuovo senza sosta a risalire, dando me stesso. Avevo superato i 30m metri di altezza per l’ora di pranzo. Riprovavo e riprovavo. Shiltar intanto preparava il pranzo e nel frattempo con il kunai stava creando delle piccole palle di legno della grandezza di un pollice. Per quando mi chiamò a mangiare, avevo toccato i 45m di altezza.
Scesi saltando di ramo in ramo, prima di cadere letteralmente al suolo liberandomi del masso. Le gambe di fuoco e tremanti. Il chakra che avevo richiamato attraverso di esse era tanto. Mi distesi a riprendere fiato. Poi mi trascinai strisciando fino al luogo in cui Shiltar aveva preparato il pranzo . Mi appoggiai con la schiena ad una piccola roccia che spuntava dal suolo e presi la ciotola che mi offriva. La gustai con calma. Recuperando energie e fiato. Mangiai a volontà, abbuffandomi fino all’impossibile. Più cibo avrei ingoiato, più energie avrei potuto recuperare. Poi riposai un’ora, o meglio dormii profondamente. Nemmeno un ghiro, credo, sarebbe capace di tanto.
Shiltar mi chiamò che il sole aveva attraversato da due ore la linea dello zenit. Mi lavai la faccia. Distrutto era il mio aspetto, ma il cibo era servito a rifocillarmi e darmi nuove energie. Ripresi la roccia sulle spalle. E riprovai. Innumerevoli volte ricaddi. E innumerevoli volte risalii. Sentivo il mio chakra esaurirsi sempre più quasi al limite, senza mai superarlo. Tuttavia soddisfatto, un’ora dopo che le tenebre erano calate, raggiunsi la cima, da cui potei osservare le prime stelle della sera. Tornai giù e una volta terra, caddi al suolo esausto e stanco….

+ Chapter II: Tuesday- Water +

I primi raggi del sole bagnarono il mio volto, facendomi destare dal sonno lentamente. Già gli uccelli cinguettavano allegri. Una coperta era stesa sul mio corpo. Shiltar doveva averla messa, dato che ero caduto sonnolente proprio sotto l’albero. Mi alzai e, recatomi al torrente, mi lavai. C’era un piatto di cibo pronto. Lo assaltai, mangiando anche un po’ di frutta. Qualche minuto dopo che il mio stomaco era pieno, Shiltar scese da un albero, già pronto “Metti a posto tutto e preparati, partiamo” il tono perentorio e calmo, che non lasciava trasparire alcuna emozione. Forse non voleva destare molta curiosità, o forse sì, dato che già lo aveva fatto. Preparai l’occorrente ed aggiunsi un altro listello ad ogni fascia. Altri 6kg che si aggiungevano a quelli che già avevo addosso. Un altro peso.
Mossi i primi passi dietro Shiltar. Osservavo la natura intorno operare nella sua bellezza ed intanto mi domandavo qual’era l’obiettivo di quella giornata. Quale tipo di allenamento avrebbe escogitato per me? Avevo già notato il sacco , che sembrava pieno di palle, che portava sulle spalle. Camminammo per un’oretta, finché non giungemmo nei pressi di un torrente, che bloccava la strada. Era molto impetuoso e dando una prima occhiata poteva essere attraversato, anche se alcuni tratti richiedevano una bella nuotata. Guardai perplesso Shiltar * Non si aspetterà di attraversarlo a nuoto?!* pensai confuso e allo stesso tempo pallido…tuttavia i miei desideri furono esauditi, dato che il Jonin si girò poco dopo “ Attraversai il fiume risalendo controcorrente. In alcuni tratti devi fare attenzione perché dovrai farli a nuoto. Io ti seguirò camminando sull’acqua. Se avrai bisogno di aiuto, interverrò. Dovremo raggiungere la cascata a nord di qui. A mezzogiorno dovremo essere lì. Se non guadassimo il fiume impiegheremo più di due settimane per arrivare al Ponte. Quindi, andiamo” pose un piede sull’acqua e, concentrato il chakra, vi salì sopra cominciando ad avviarsi lentamente verso nord.
Guardai la corrente forte. L’acqua sembrava essere gelida. Deglutii e lentamente mi immersi dentro. Il livello dell’acqua arrivava poco sopra le ginocchia. Il fondo per fortuna era di roccia. Questo impediva di scivolare. Cominciai ad avanzare lentamente. Dovevo avanzare leggermente inclinato in avanti, o il peso dello zaino sulle mie spalle mi avrebbe fatto cadere all’indietro, facendomi trascinare dalla corrente. Avanzai lentamente. I pesi sulle gambe e sugli addominali rendevano la cosa ancora più difficile. Shiltar era una decina di metri in avanti. Mano mano che avanzavo, l’acqua saliva di livello. Ora mi arrivava alla cintola. Feci forza sulla pianta del piede, contraendo i polpacci e i quadricipiti femorali per avanzare in avanti. Mi sentivo le gambe come immerse in un bagno caldo, nonostante l’acqua fosse gelida. In effetti stavo perdendo la sensibilità termica agli arti inferiori. L’acqua fredda era come mille spilli che trafiggevano la pelle, provocando un dolore atroce e allo stesso tempo anestetizzava il tutto. Il Jonin si spinse un po’ più veloce senza rallentare. Lo interpretai come il segno di andare più veloce…non potevo farmi trascinare dall’acqua. Dovevo usare tutta la mia forza. Per questo accelerai il passo per quanto potevo. Il risultato fu che potevo mantenere una velocità costante senza essere troppo affaticato, anche con l’eccessivo peso. Diedi uno sguardo intorno. Il fiume era circondato da una fitta foresta che non lasciava intravedere né sentieri, ne altro. Era tutto in ombra, nascosto dal sottobosco.
Camminammo per un paio d’ore, quando nell’aria incominciai a sentire il rumore di acqua che cade * La Cascata è vicina!* mi ritrovai a pensare felice di essere giunto alla meta, e con un’ora di anticipo anche. La mia contentezza fu però messa a dura prova. Infatti per quanti kilometri percorressimo, la cascata ancora non era in vista. Incominciammo a risalire alcune piccole rapide. La corrente era molto forte e dovetti fare un grande sforzo fisico per non venire trascinato. Vi erano anche delle piccole curve che sparivano dietro uno sperone di roccia, oltre non si riusciva ad intravedere null’altro che una nebbiolina acquosa…la cascata era oltre quella roccia!
Ma mi resi conto che raggiungerla non era facile come si poteva pensare. Ora il fondo del torrente era in salita e la corrente era molto forte, più di prima. Ero nel mezzo delle rapide. Presi della corda dallo zaino e ne legai un capo all’anello di un kunai. Lo tenni in aria facendolo roteare come un rampino e lo lanciai verso la roccia. Fece un paio di giri intorno, ma non si legò stretto. Riprovai di nuovo, facendo attenzione a non perdere l’equilibrio. Questa volte la fune si legò. Cominciai a tirarmi da solo verso la cascata, usando contemporaneamente la forza di braccia e gambe. Sentivo i muscoli indurirsi ad ogni metro, che con forza strappavo all’acqua. Una lotta contro la più devastante forza della Natura. Tempo un’ora e fui proclamato vincitore. Dopo la roccia, le rapide terminarono e la corrente si placò. Slegai dalla roccia la fune con il Kunai e la riavvolsi mettendola nello zaino. Poi mi volsi a guardare la grande cascata che, davanti a me, mostrava tutto il suo splendore. Era almeno una decina di metri di altezza. Shiltar si avvicinò sorridendo “bello il trucco della fune…stavo seriamente pensando di salvarti in mezzo a quelle rapide…la corrente era davvero forte, ma devo ammettere che la volpe è sempre l’animale più furbo” rise divertito, poi si voltò e si incamminò verso una radura erbosa poco dopo la riva. Mentre preparava un fuoco, mi riposai togliendomi lo zaino ed i vestiti bagnati, prontamente messi ad asciugare….

[Un ‘ora dopo]



Shiltar si voltò verso di me “ Direi che è ora di cominciare. L’allenamento di oggi consisterà nel controllo dell’acqua” mi guardò serio “ non nella sua manipolazione elementale ovvio. Solo gli Shinretsu possiedono il potere di farlo. È la loro innata. Noi ci occuperemo di saper controllare le tecniche acquatiche, fulcro del potere di un ninjia della Nebbia. So che conosci la tecnica del muro acquatico e del soffio dello squalo. Bene oggi le userai entrambi sia per difenderti che per attaccare. Ho preparato delle palle di legno, che da dietro al cascata , lancerò verso di te con l’intenzione di colpirti. Sono palle piuttosto piccolo piccole. Ma dato che le controllerò con il chakra avranno una potenza distruttiva pari a quella di uno spiedo, ed in alcuni casi di shuriken e kunai. Tu dovrai rimanere immobile sull’acqua davanti alla cascata. Nessun movimento. Solo tecniche devi usare. “ sorrise “ alla fine possiederai una precisione enorme, ma soprattutto un ottimo controllo del ninjutsu” si alzò e prese il sacco, avviandosi verso il retro della cascata “ Forza; preparati”
Con la certezza delle parole di Shiltar, mi avviai al centro del torrente, concentrando il chakra sotto i piedi. Tenni i sensi allerta. Non potevo vedere quando i colpi sarebbero arrivati e né in che direzione. Dovevo solo sviluppare riflessi di reazione rapidissimi. Un fragore uscì dalla cascata di acqua dirigendosi verso di me dalla destra con un inclinazione curvilinea di 30° . La velocità della palla, grande quanto una pallina di tennis, era enorme. Mossi rapido le mani a comporre i sigilli

“Soffio dello Squalo”

Un proiettile d’acqua si alzò da dietro di me e punto a tutta velocità verso la palla, facendola sbalzare sulla destra estrema. Intanto altre due palle uscirono rapide una da destra ed una da sinistra, mentre ero impegnato con la prima. Rimossi rapido le mani e formai altre posizioni magiche

“Muro d’acqua”


Una parete d’acqua si frappose tra me e le altre due palle, bloccandole. Altre tre palle, anzi quattro, uscirono da dietro la cascata, tutte dirette verso di me, due da destra e due da sinistra. Composi di nuovo i sigilli e altri due proiettili d’acqua si alzarono rilanciando indietro le due palle di sinistra. Mi lanciai verso sinistra in una capriola per schivare le altre due, troppo vicine per essere contrastate o parate con un ninjutsu.
La voce di Shiltar arrivò potente da dietro la cascata “ AVEVO DETTO DI NON MUOVERTI! RITORNA IN POSIZIONE! SUBITO!” scattai rapido e ripresi la posizione di combattimento. 5 pale questa volta fluirono dalla cascata…la punizione per la mia disubbidienza…composi rapido i sigilli ed evocai tre copie acquatiche alla mia sinistra, che si disposero a scudo, poi usai il soffio dello squalo per abbattere due proiettili provenienti da destra. Le palle colpirono le copie che si dissolsero in acqua. Tuttavia riuscirono a fermare le tre palle…
Continuammo di questo passo fino a sera, quando oramai vicino al limite, caddi in acqua esausto. Sarei affogato se il mio maestro non mi avesse afferrato e messo nel sacco a pelo, vicino al fuoco. Quella giornata devastante era giunta al termine.

+ Chapter III: Wednesday – Mountain +

Il canto degli uccelli e i primi raggi del sole abbracciarono tiepidi il mio volto, chiuso nel sacco a pelo. Una sensazione di tepore e di fame si impossessò di me. Un odore dolce giunse al mio naso. Mi alzai. Shiltar stava facendo colazione. Ed era tutto preparato anche per me. Mi alzai e presi ciò che mi porse. Mangiai affamatissimo, facendo tre bis. Solo quando fu totalmente sazio, osai alzare lo sguardo verso il mio maestro, pronto ad ascoltare il programma della giornata.
Mi guardò con occhi duri, segno che quella giornata sarebbe stata intensa e piena di sorprese, anzi forse di più di lavoro, per non degenerare in monotonia.
Puntò il dito verso un qualcosa alla mia destra, che rapido mi voltai ad osservare e , sinceramente stupito, strabuzzai gli occhi di fronte a ciò che mi pose . l’orizzonte era totalmente assente, sostituito dalla massa enorme di una conformazione rocciosa terrestre, una montagna in pratica, alta più delle nuvole.

‘Come ho fatto a non notarla ’ pensai disperato e al tempo stesso meravigliato da una tale grandezza. Mai Kiri avrebbe posseduti i titani che sorreggono il cielo. Non vi erano parole per definirla.
Intanto, mentre osservavo assente la montagna, le parole di Shiltar raggiunsero, come da lontano, le mie orecchie, e non fui certo di ciò che che udii…
“ È enorme vero?Beh ti sembrerà di più ora che la andremo a scalare. “ disse con tono di chi va a fare una passeggiata in un boschetto vicino casa “ il ponte si trova dietro quel colosso, e un sentiero serpeggia tra quelle rocce e quella neve fitta, che fa assomigliare il tutto ad un enorme gelato alla vaniglia…” si lasciò andare a un misero esempio di sarcasmo cui raramente si concedeva. Immaginavano che sicuramente si sarebbe rivelato un inferno ‘ L’unica consolazione è che non si morrà dal caldo’ pensai sdrammatizzando al situazione. Preparammo i bagagli e partimmo. Poco tempo dopo eravamo già ai piedi della montagna, e tra i due quello più affaticato ero io, che sofferente per il nuovo carico aggiunto prima della partenza, cercavo di non pensare ai dolori che tormentavano le mie gambe.
Osservavo con aria spaesata ed afflitta di chi poche volte aveva lasciato la sua terra natia, così diversa da luoghi esterni. E quella montagna era qualcosa di inspiegabile. Però sentiva che superarla significava superare un traguardo importante.
Un sentiero lascivo e scosceso partiva davanti a loro e procedeva verso l’alto, tra le rocce e , più su, dentro una foresta, per poi arrivare in un punto dove lo sguardo oltre non poteva andare.
Lentamente ci avviammo su per il sentiero. La temperatura era bassa, ma non eccessivamente e quindi non rappresentava un tormento, a differenza della forte pendenza, che un po’ per i pesi, un po’ per lo zaino, non faceva altro che rallentarmi. Come ben immaginavo ci sarebbero voluti due giorni per valicare quell’aspro monte, superando neve e ghiaccio, oltre che rocce nude e fredde. Ma ciò che mi spaventava era un inquieta visione di quello che era il mio animo scosso da una sensazione strana, che raramente si impossessava di lui, e che mi mise in guardia, come suggeriva anche il buonsenso. Strinsi le braccia strofinandole con le mani. La temperatura era scesa di parecchio, rendendo l’ambiente più freddo. Il sole sembrava non riuscire a riscaldare la vita su quell’aspra parete di roccia. Tutto era avvolto da un silenzio univoco, rotto solo dai nostri passi sulla nuda terra. Osservavo compiaciuto quello che era il paesaggio intorno, ricco di una vegetazione che non aveva mai visto. Piante dal fusto basso, e dalle foglie strette, quasi aghiformi, che forse servivano a trattenere quanto più calore era possibile. A tratti attraversavamo zone con una leggera erbetta. Sembrava che il paesaggio montano fosse costituito solo da piante tipiche della tundra, ma a testimoniare il contrario vi era l’enorme foresta di abeti e pini, che maestosa e oscura si stendeva davanti a loro.
Passo dopo passo mi spingevo di più su per la ripida collinetta che stavamo superando per arrivare alla foresta.
All’improvviso notai il primo pino, che segnava l’inizio del regno incontrastato della natura. Esitante, guardando intorno, entrai al seguito di Shiltar , che imperterrito proseguiva. Era incredibile come non battesse ciglio alle meraviglie spoglie di quella foresta. Il sottobosco era completamente assente, forse per il troppo freddo. Il cammino fu relativamente facile, ma sempre stancante.
Il tempo passava inesorabile, ma non riuscivo a capire che ora fosse, dato che il sole, già lieve, era totalmente coperto dalle chiome degli alberi, che in cima si aprivano a d ombrello, rendendo l’ambiente sottostante ancor più oscuro e gelido. I miei passi , per quanto forzati dalla fatica, proseguivano sicuri sullo strato di aghi , che , come un manto, copriva il suolo.
Cercando forme di vita, oltre a noi, in quel silenzio desolato, osservavo gli alberi e cercavo di trovare nidi di uccelli, o rifugi di scoiattoli. Nulla. Niente di niente. Sembrava non esserci nessuno. Eppure qualcosa doveva esserci. Non vedevo ghiande al suolo, e questo significava che gli animali esistevano. Ma allora perché non mostravano la loro curiosità verso quegli intrusi? Perché tutto era avvolto nel silenzio?
Domande che mi rimbombavano nel cervello e forse anche in quello di Shiltar, che nonostante cercasse di non farmi allarmare, teneva un atteggiamento di guardia costante.
Continuammo il nostro cammino, sempre più verso l’alto, senza incontrare difficoltà troppo elevate, tranne la mia fatica di gestire il peso , che come una punizione portavo addosso.

[2 ore dopo]



Senza fermarci, nè per mangiare, né per altro, proseguimmo fino a sera, lasciandoci alle nostre spalle la foresta. Non era saggio fermarsi lì per la notte. Non eravamo nei nostri confini, nel nostro paese, e quindi era necessario essere guardinghi.
Ci fermammo a riposare per la notte sul sentiero. Durante il percorso avevamo raccolto qualche rametto sparso, in modo da poter accedere un fuoco, che oltre a servire per riscaldare cibi e a proteggerci dal freddo, serviva per allontanare bestie feroci, che la notte potevano uscire a caccia in cerca di prede succulente.
Mangiammo con calma. Quella giornata, per quanto stancata per la lunga marcia era servita a far riposare il mio fisico dalle fatiche dei primi due giorni. Ora, sapevo, sarebbe cominciato di nuovo l’allenamento. Shiltar em lo fece notare “ Allora, ti sei ripreso dai primi due giorni di allenamento? “ chiese mentre mangiavamo lo stufato, bollito sul fuoco. Posai leggermente il cucchiaio nella scodella , guardandolo “ si è servito. Anche se sono stanco, tuttavia i muscoli non mi fanno più male come prima. E questo è un buon segno” conclusi sorridendo. Il mio maestro cacciò dallo zaino indumenti invernali, che mise indosso parlandomi “ da domani indosseremo l’equipaggiamento da scalata e indumenti pesanti. Il cielo si è riempito di nuvole. Domani, quando saliremo potremo imbatterci in una foresta. È meglio essere ben riparati” sorrise , per poi tornare di nuovo serio osservando il paesaggio intorno “ questa sera monterò di guardia, quindi dormi tranquillo” mi disse mentre finivo con calma la mia cena calda. Era un sollievo quel tepore che scendeva per la gola, riscaldandomi da dentro. Sorridendo, mi calai nel sacco a pelo lasciandomi cullare dalla leggera brezza che spirava…


+Chapter IV : Thursday – Snow +

Il freddo più agghiacciante accolse il mio risveglio, dovuto ad un improvvisa folata di vento, che scosse le fiamme del tenue fuoco, ancora acceso, grazie alla diligente opera di Shiltar, che tranquillo e ben protetto, faceva colazione. Alzai la testa dal sacco, osservando il cielo nuvoloso e grigio. Si preannunciava giornata di tempesta. Ma dovevo continuare il mio addestramento, fino alla fine. Non mi sarei arreso, nemmeno di fronte ad una tempesta.
In venti minuti tutto fu pronto. Fuoco spento e ceneri sparse. Ogni traccia del loro passaggio cancellata. Avevo aggiunto altri listelli di zavorra a quelli che già portavo, con il risultato che mi sentivo pesante come non mai. Era come essere incollati al suolo, tirato giù da una forza sempre più grande, contro la quale, sorpreso, riuscivo a lottare, non senza una certa difficoltà, e a vincerla. Già si notava quanto i miglioramenti facessero effetto. I muscoli si erano rafforzati dall’enorme sforzo che sostenevo ogni giorno in maniera sempre più difficile, ma graduale. Camminammo per un bel po’ quando, verso quelle che dovevano essere le nove, incappammo in una parete da scalare. Dodici metri di altezza, da affrontare prima di poter continuare la normale scalata. Shiltar si avviò per primo, anzi meglio dire che fu più veloce, dal momento che tra pesi ed equipaggiamento, di certo non ero in grado di scalarla come se stessi saltando un muretto. Stavo per concentrare il chakra nelle piante dei piedi, quando una voce arrivò dall’alto “Niente Chakra, ragazzo!” disse Shiltar affacciandosi per controllarmi. Uno sbuffo, che si trasformò in una nuvoletta di fumo, uscì dalla mia bocca. Rassegnato mi accinsi ad cercare, tra le rocce, il punto adatto alla scalata, in modo da non rimanere bloccato a metà per mancanza di appigli. Trovato il luogo , adatto misi la mano destra sulla prima roccia, facendo forza per issarmi su , e contemporaneamente con la sinistra prendevo l’appiglio successivo. Portai la gamba destra su, prendendo l’appiglio inferiore, una volta salito ad un paio di metri, in modo da non stancare solo le braccia nella scalata .
Continuando salendo un po’ alla volta, riuscii ad arrivare in cima, non senza difficoltà. Due volte le rocce cedettero, costringendomi ad issarmi con una mano soltanto. Quando il bordo fu vicino mi issai con tutte le mie forze, riprendendo fiato e rimanendo di stucco di fronte a quello che vidi: un enorme distesa di neve…infinitamente infinita. Sembrava il mondo avesse cambiato colore diventando tutto bianco. Era l’inizio della zona alta della montagna. L’inizio della sofferenza.

Avviandomi verso la neve alta, proprio al seguito di Shiltar, subito capii quanto quel tipo di allenamento avrebbe potenziato i miei muscoli. La neve era alta più di mezzo metro, e infilarci le gambe era una vera tortura, oltre che un grande sforzo. La temperatura in breve tempo scese di oltre 7-8 gradi, rendendo i muscoli duri e poco recettivi. Tuttavia continuai nella scalata senza preoccuparmi di altro, che del sentiero davanti a me, tracciato da Shiltar poco più avanti. Il vero pericolo erano quelle nubi nere che preannunciano una bufera…

[2 ore dopo]



Camminavamo da alcune ore senza sosta, imperterriti. Tuttavia la lunga traversata fu alleviata dal colloquio con il mio maestro, che sembrava ansioso di istruirmi ancor di più sull’arte ninjia. Equiparando il mio passo, cominciò a parlare “Ragazzo, dimmi un po’. Cosa sai di preciso sul chakra?” chiese in tono leggero, emanando dalla bocca piccole nubi di fumo bianco. L’aria si faceva sempre più pesante e fredda mana mano che salivano di quota, rendendo difficile pronunciare qualsiasi suono. Facendo un po’ di sforzo risposi “ Beh, da quel che so , il chakra è l’unione tra due tipi di energie, la Stamina, che corrisponderebbe all’energia fisica accumulabile da tutte le cellule del nostro corpo, e l’energia psichica, che proviene dalle onde celebrali, capaci di sprigionare una grande forza” conclusi in tono semplice e poco convinto. Shiltar sorrise dandomi qualche altra spiegazione “Bene, ma prima di tutto il chakra è energia. Irradia ogni cosa, permettendogli di compiere tutte le funzioni necessarie al suo funzionamento” disse in tono mnemonico, come se stesse ricordando vecchie cose “ come bene hai detto esso è la fusione tra Stamina e Psiche, la prima potenziabile attraverso l’allenamento, la seconda attraverso la meditazione.” Fece una pausa per poi riprendere “ Conosci gli usi del chakra?” chiese. Rimasi un attimo in silenzio, pensando a tutti i vari possibili usi per poi cercare di dare una risposta precisa “ Allora. Considerando l’allenamento del nostro primo giorno, il chakra può essere concentrato sotto i propri piedi , rendendolo adesivo, e permettendo di scalare superfici verticali. Oppure può essere usato per creare dei cuscinetti di energia sotto i piedi per camminare sull’acqua. O per dare vita ai jutsu. Ma se ciò che tu dici è vero , allora il chakra può essere usato anche per compiere un semplice movimento o altro, dato che è energia…” conclusi in tono ancor più confuso. Si erano aperte nuove strade all’interno della mia mente alle parole di Shiltar, ma ancora non osavo avventurarmi in una di esse. Fu lui ad iniziarmi ad alcuni segreti molto importanti “ il chakra può essere usato anche per tante altre cose. La creazione di un jutsu è la prima. Ma ci sono tante altre capacità. Vedi il chakra può essere accumulato nelle cellule per risanare delle ferite, sto parlando del cosiddetto chakra medico. Oppure può essere usato per potenziare una o più parti del proprio corpo a piacimento, come muscoli, ossa e sangue, anche se per gli ultimi due c’è bisogno di avere qualcosa di molto speciale” disse in tono quasi interrogativo, a cui io subito diedi risposta “ Cioè dei geni” dissi completando il discorso. Mi guardò sorridendo “ Bravo, stai seguendo il mio discorso. Ma non solo. Si possono potenziare anche i propri sensi, affinandoli fino a renderli perfetti. Oppure si può usare il chakra per annullare i suoni prodotti dai propri movimenti, diventando silenziosissimi. Grazie inoltre ad elevati livelli di meditazione si può arrivare ad impastare il chakra anche mentalmente, senza usare sigilli magici. Ci sono tanti usi, che non immagini nemmeno ragazzo. Sono solo limitati dalla fantasia di chi è in grado di dominarlo, il chakra intendo.”

Rimasi per un attimo allibito di fronte a tali possibilità. Non avevo idea che il chakra fosse tanto importante. Avrei dovuto allenarmi molto. Questo mi fece tornare alla mente il fatto che ero su una montagna , con il sedere gelato a più di ottocento metri dal suolo, con una tempesta alle spalle, che gravava pronta a seppellirmi sotto un mare sconfinato di neve.
Shiltar diede un rapido sguardo indietro, prima di mormorare “ Su, muoviamoci “ il tono serio, grave “ troviamo un riparo prima che cali la notte e la tempesta ci colga in fallo” concluse ancor più serio.
Aumentammo il passo, ma dovemmo camminare ancora a lungo, prima di poter trovare un riparo. E la tempesta infine arrivò. Eravamo allo scoperto e le enormi raffiche di vento ci colsero impreparati. Inciampai finendo dritto nella neve. Mi ci volle la mano di Dio per riuscire a rialzarmi, e continuare a passo di tartaruga, piegato in due per resistere al vento, che ora soffiava e spirava da tutte le direzioni, sollevando una polvere bianca, che rendeva difficile la visuale. Camminammo spaesati ancora a lungo, prima di trovarci di fronte ad un’altra parete verticale, molto più alta della precedente. Mi guardai intorno cercando un riparo, ma non ve ne erano. Mi voltai indietro, ma fu solo colpito da raffiche di vento ancor più forti. Fiocchi di neve cominciarono a scendere appesantendo ogni cosa. Turbini bianchi si sollevavano come piccoli tornado in miniatura, pericolosi, ma meravigliosi. Eravamo bloccati. L’unica cosa da fare era proseguire, ma come scalare una parete così alta?
Shiltar urlò qualcosa, ma il rombo del vento non mi fece sentire nulla. Avvertendo il mio disagio si avvicinò e mi urlò nelle orecchie “Useremo il chakra. Fai attenzione , perché sarà comunque difficile. Il vento è molto forte!” e si avviò veloce verso al parete cominciandosi ad arrampicarsi con i piedi.
‘La fa facile lui…questa è la santa volta che ci rimetto la pelle, anzi le ossa’ pensai in una fitta scabrosi di sarcasmo, mentre impastavo il chakra nelle piante dei piedi per renderle adesive. Finito, mi lanciai contro la parete, appendendomi per i piedi, che aderirono perfettamente. Mai avevo provato freddo più assoluto di quello. Era come se fossimo giunti allo zero assoluto, oltre il quale tutto congela , niente sopravvive.
Ogni passo verso l’alto era un dolore ed uno sforzo enorme.
Tuttavia alla fine, dopo innumerevoli attimi di paura per ogni possibile caduta, superai la lunga parete. Di nuovo uno spettacolo candido. Anzi bianco. Non si vedeva altro, se non la neve.
Shiltar avanzò e lo segui veloce, piegandomi in due, per non subire tutta la forza delle potenti sferzate di vento , che colpivano ripetutamente il suolo.
C’era poco da fare se non camminare a lungo. Solo dopo qualche kilometro trovammo un misero riparo. Una piccola grotta tra due grandi speroni di roccia. Senza esitare, entrammo…

…Accendemmo un fuoco, e stanchi cademmo tra le braccia di Morfeo...


+ Chapter V : Friday – Attack +

La tempesta infuriò tutto il giorno seguente. Non ci fu possibilità di uscire dal piccolo riparo caldo, senza dichiararsi morti. La neve scendeva fitta, e le folate di vento facevano perdere ogni suono nel rombo stesso della tempesta.
Non potendo far altro che attendere, ne approfittammo per riposarci.
Caricai sempre i pesi, di un altro listello ciascuno. Non sapevo perché, ma lo feci lo stesso. Forse era un gesto per esprimere la mia giovane impazienza a voler continuare l’addestramento. Avevo bisogno di trovare il potere. Ed allenarmi era l’unica strada giusta per conquistarlo. Anche se poco alla volta, sarei diventato potente, ed avrei acquisito i mezzi per proteggere il villaggio e rendere onore al Clan. Tuttavia i miei pensieri non potevano non vagare che sulla tempesta. Infuriava maledettamente rendendo inutile una possibile escursione al di fuori della piccola caverna. Passarono ore, o almeno così sembrò dal momento che non si poteva distinguere il giorno dalla notte. Non avevamo riferimenti, e tutto ci sembrava assurdamente candido, innaturale, pericoloso. Shiltar sembrava inquieto e nervoso, come se qualcosa non lo convincesse, o lo rendesse estremamente preoccupato. Era incredibilmente attento a tutto ciò che passava davanti l’entrata della grotta, fosse un fiocco di neve o una sferzata di vento.
Poi una voce lontana, solo per il fragore della tempesta, urlò:

“Arte della Terra- Tecnica del Paramento Terrestre!”

Una parete di roccia si levò e chiuse la grotta, sigillandosi all’interno. La mia reazione fu di puro stupore, mista a paura. Eravamo sotto attacco!
Scattai in piedi , mentre Shiltar chiuse gli occhi concentrandosi sul proprio chakra. Un enorme scudo apparve dal suo braccio destro, che con un movimento diretto si abbatté sulla parete sfondandola come se fosse fatta di cartone. Senza esitare, evocai rapido i sigilli …

‘Bushin No Jutsu’

Una copia di me apparve davanti e si lanciò fuori dalla grotta. Come ben sospettavo non era una persona soltanto a condurre l’attacco, ma più di una. Vari kunai volarono verso il mio clone distruggendolo. Intanto io ero già al di fuori, kunai in mano, nascosto tra la neve, mimetizzato, cercando di osservare il territorio per trovare gli assalitori. Due. Solo due ninjia. Il più giovane, probabilmente Genin come me, l’altro molto più forte, chunin o jonin, anche se ero più propenso per la prima opzione. Erano lì per allenarsi, o mandati apposta per farci fuori? Domanda che sorgeva spontanea nella mente dei due, e che di sicuro non avrebbe trovato una risposta tanto facilmente. L’unico modo era domandarlo ai due che ci volevano morti.
Sapevo perfettamente che Shiltar si sarebbe occupato del più forte, quindi senza esitare cominciai ad arrampicarmi verso il ragazzo che stava sullo spuntone di roccia sopra la grotta…
Fu facile, l’addestramento nella foresta lo aveva aiutato parecchio ed ora poteva farne uso senza problemi. Concentrò il chakra nelle painte dei piedi rendendole adesive e si lanciò in corsa verso l’alto, per poi spiccare un salto e scendere con un calcio verso il ragazzo. Era alto, leggermente biondo, occhi azzurri, fisico forte, allenato come il suo. Sulla fronte il copri fronte delle nuvole…

‘ Un Genin Del Fulmine?’
Il ragazzo si spostò verso destra sfoderando un kunai, e preparandosi ad un fendete obliquo a ferirmi la gamba. Mossi rapido il kunai che avevo in mano contro il uso respingendolo e ruotando su me stesso, per portare un calcio girato, parato con l’avambraccio…

‘Accidenti è abile!’

…portai il kunai in un fendente a colpire la spalla destra, ma il giovane fece per allontanarsi quel tanto che bastava a schivare la lama…

‘Cos’è? Fai il buffone?’

…subito attivai la mia nuova tecnica…

‘Lame di chakra’

…il chakra si espanse sulla lama allungandola del 20% e ferendo la spalla del ragazzo con un lungo taglio orizzontale. Mi guardò con aria spaesata, ma subito si riprese, allontanandosi e cominciando ad evocare strani sigilli. Mi lanciai di nuovo in attacco interrompendo la sua sequenza nuovamente, non volevo dargli il tempo di usare qualche potente jutsu elettrico, quindi cominciai a bersagliarlo di calci e pugni e fendenti, variando il mio stile in modo che non potesse prevedere i miei attacchi. Tuttavia non ero al massimo della forma e soprattutto ero appesantito, perché il ragazzo riusciva sempre a schivare i miei attacchi, meravigliandosi della mia lentezza, della mia incapacità…

‘Accidenti!’

…sferrò anche lui vari attacchi, che riuscii a parare anche se con estrema lentezza. Brutta fu assorbire i colpi con gli avambracci, ch sentivo sempre più pesanti, come se l’energia scorresse via da essi, succhiata via dallo sforzo…

‘È questo ciò che si prova quando la sconfitta è imminente?’

…strani pensieri affollavano la mia mente, i soliti che traumatizzano quando il sapore della sconfitta già è sulle nostra labbra, ma un Kaguya non è tipo da arrendersi alle prime difficoltà, soprattutto quando c’è in gioco la propria vita e l’onore del Clan. Mostrare la mia forza…era anche questo dopotutto parte del gioco…

‘Beh sinceramente fa schifo ciò che si prova…non voglio morire da coniglio…se devo farlo devo trascinare con me anche il mio avversario…sì!’

…un ultimo impeto di volontà, un ultimo spasmo di forza fu la mia reazione a ciò. Mi calai verso il basso, poggiando la mano al suolo e portando le gambe in una potente spazzata, che l’avversario evitò con un salto, e quindi sfruttai la roteazione per eseguire un calcio girato verso l’alto mirando all’inguine. Un colpo rapido, veloce, più veloce di quanto avesse mai potuto fare con i pesi indosso. L’impatto fu duro, ma almeno il mio avversario volò lontano. Senza darmi tempo mi rialzai e mi lancia di nuovo verso di lui mentre era ancora in aria, sferrando un altro calcio all’addome schiantandolo al suolo. Infine gli puntai contro il kunai, mentre il respiro affannato si condensava in ghiaccio.

Poi una voce urlò:

“Basta così!Fermatevi!”

…era Shiltar, accompagnato da un altro ninjia, anch’egli con il copri fronte delle nuvole. Lo guardai bene imprimendo nella mia mente quel volto, molto simile a quello del suo tutore…

“Lascialo andare Reed, non è un nemico, anzi direi che è un amico…”

…diede una pacca sulla spalla al ninjia al suo fianco. Sbuffai di sollievo, ritirando il kunai. Tuttavia ero curioso, perché quell’uomo non smetteva di fissarmi, sorpreso e allo stesso tempo consapevole di qualcosa chea me sfuggiva. Con voce atona, quasi meravigliata parlò a Shiltar…

CITAZIONE

“E così costui sarebbe il figlio di Kanjii…accidenti! è molto più simile a lui di quanto pensassi…e sembra avere anche il suo stesso spirito combattivo”


…mi osservava dalla testa ai piedi, scuotendo ogni tanto il capo sempre con meraviglia e con un leggero sorriso di soddisfazione.

[…]



Tutti e quattro nella grotta, vicino al fuoco, mentre una pentola ribolliva su di esso. Ero rimasto in silenzio tutto il tempo, così come l’altro ragazzo della mia età, che osservava Shiltar con un certo interesse. Avevo bisogno di spiegazioni dal momento che non avevo la più pallida idea di cosa stesse succedendo. La sola cosa di cui ero consapevole era che le ossa mi dolevano da morire e le energie mi mancavano del tutto. I due Jonin ridevano e scherzava incuranti di ciò che potevano pensare i loro «Allievi». Determinato, mi alzai per rompere quell’atmosfera…

“Ehm…non vorrei disturbare questa rimpatriata, ma sareste così gentili da spiegarmi almeno qualcosa?”

…la faccia supplichevole, oramai scocciata da quella situazione. Shiltar sorrise ironico…

“Come al solito non riesci a trattenerti…bene…credo che sia il momento di fare le presentazioni. Questo è Oki, mentre il ragazzo è il suo allievo, Tazuya. Sono shinobi della Nuvola, il villaggio segreto dei Fulmini, ma sono anche ottimi amici della Casa. Vedi Oki, tuo padre ed io formavamo una squadra d’azione fortissima ai tempi della Grande Guerra, quando i nostri due paesi erano alleati. “

…ascoltai rapito, ma anche sospettoso che quell’incontro non era stato casuale…

“Ho l’impressione che l’incontro con loro non sia stato frutto della sorte, immagino…”

…la voce fine, a sottolineare il senso. Oki sorrise , prendendo parola…

CITAZIONE

“No, infatti. Sei acuto ragazzo. Vedi io e Shiltar avevamo intenzione di ricontrarci per discutere di alcune cose importanti, ed abbiamo approfittato degli allenamenti dei nostri allievi per farlo. Diciamo che poi mi è venuta voglia di mettervi alla prova ed ho inscenato un piccolo duello per vedere chi tra voi due fosse il più forte…”


…osservò il suo allievo, poi me. Anche io guardai il ragazzo, con sguardo divertito…

“Non se te, Tazuya, ma io non gli crederei a questi due…sono troppo imbroglioni per dargli credito…”

…gli disse scherzando. Non potevo non lasciarmi trasportare dall’atmosfera di amicizia e Tazuya sembrava aver subito capito le mie intenzioni…

CITAZIONE

“Hai ragione Reed…stanno nascondendo qualcosa…”


I due maestri sorrisero burberi e all’unisono risposero…

“Vedrete…”

[…]



Passò il tempo, poi arrivò la notte…e finalmente il riposo…

+ Chapter VI : Saturday- The Naruto’s Bridge +

Il giorno nuovo salutò gli shinobi con un sole forte e caldo, nonostante tutto fosse ricoperto dalla neve più fitta e candida. Preparati gli zaini, i quattro si avviarono a scalare il passo un centinaio di metri sopra di loro. Poi infine la discesa. Il tragitto fu lungo nevvero, ma piacevole, anche perché i due Kiriani non erano più soli. Tazuya era un ragazzo ricco di aspirazioni come lui, ed anche molto in gamba, come aveva dimostrato nel breve duello che li aveva visti antagonisti. Apparteneva ad una nota famiglia dei Fulmini, dotata di capacità alquanto bizzarre, sviluppate con il tempo e con la fatica dello studio, un Hijutsu in pratica. Inoltre poteva controllare il chakra Raiton con molta facilità. Un vero professionista in confronto a me, che ancora non ero in grado di usare la temibile Arte Kaguya.

Camminammo ancora a lungo, muovendoci lungo sentieri lastricati dal ghiaccio e intasati dalla neve, fino a raggiungere un grande lago, che svettava al centro di un piccolo altopiano. Strani vapori fuoriuscivano da quello stagno, vapori che sembravano inebriare i sensi, caldi e solfuri. I due jonin si fermarono con un mezzo sorriso sulle labbra.

CITAZIONE

“Proprio come ai vecchi tempi”


Mormorò Oki, mentre osservava il lago, la mente persa in chissà quali ricordi fantastici. Shiltar invece si voltò verso di noi, serio in volto, anche se un po’ felice. La sua spiegazione tuttavia mi fece accapponare la pelle. Quella che stavamo per affrontare era una prova difficile, che ci avrebbe aiutato molto, ma che richiedeva un prezzo molto alto.

“Bene, ragazzi, quello che vedete davanti a voi è lo Stagno dell’Essenza. Si narra che un tempo in questi luoghi abitassero potenti sciamani che durante le notti di luna piena, in occorrenza della festività del dio della morte, invocassero gli spettri, che si materializzavano nell’acqua dandole un colore leggermente più scuro e soprattutto una capacità molto particolare, quella di risucchiare l’energia dei vivi. Avete capito quell’acqua è in grado di risucchiare il vostro chakra. In realtà in quell’acqua vive un particolare tipo di parassiti che si nutre di chakra. Per passare dovrete pagare un «pegno». Dovete dare il vostro chakra, o essi si attaccheranno a voi, risucchiandovi tutte le energie. Quando concentrerete il vostro chakra dovrete comunque fare attenzione, perché lo sforzo sarà enorme, dato che richiamerete un’energia superiore a quella che possedete ora. Buona fortuna”

Detto questo sparì con uno sbuffo di fumo riapparendo dall’altro lato della pozza d’acqua.
Guardai le mie mani per un attimo, tranquillo, cercando di calmare il mio animo. Non era facile ciò che mi apprestavo a fare, ma andava fatto per il mio bene, o non sarei mai migliorato del tutto. Presi fiato e chiusi gli occhi. Avvertivo l’energia dentro di me scorrere veloce, lungo tutto il corpo, abbracciando ogni cellula. Era un’energia portentosa, ma sapevo in cuor mio che era debole. Il desiderio di possederne una più grande mi spinse ad entrare in acqua, lentamente. Prima le gambe, poi tutto il resto del corpo. Lentamente incominciai ad avvertire un leggero prurito su tutto il corpo, poi un senso di stanchezza cominciò a pervadermi. Mi concentrai sul flusso di chakra e lo sentii più debole, come se qualcosa lo tirasse via, risucchiandolo intorno a me.

‘Accidenti!Devo mantenere il flusso costante!’

Mi concentrai e richiamai altro chakra, costantemente. Immaginavo nella mia mente quei fili azzurri che scorrevano nel sistema circolatorio, li vedevo fluire lentamente, prima più deboli, poi più forti, come se qualcosa prima fosse tolto, poi aggiunto. Era una sensazione strana ed alquanto insolita, terrorizzante. Quando il fondo divenne troppo profondo comincia a nuotare a rana, con un ritmo lento, ma costante. Avevo paura che se avessi accelerato, avrei perso tutte le forze istantaneamente. Intanto richiamavo altro chakra, mantenendo quel flebile flusso costante. Non avevo percorso nemmeno dieci metri già mi sentivo esausto. Avevo superato il solito limite di allenamento, perché mai tanta energia era fuoriuscita dal mio corpo con una simile costanza e velocità.

‘Un ultimo sforzo, Reed , ce la puoi fare…’

Vedevo la riva sempre più vicina, ma sentivo le mie forze sempre più deboli.
Eppure non smettevo di nuotare e richiamare chakra. Mi sentivo sempre più debole, la mente annebbiata, i muscoli esausti, insecchiti per l’energia che fluiva via da loro. Anche i polmoni cominciavano a respirare lentamente.
Infine la mano toccò la terra solida, fredda, a dispetto dell’acqua leggermente calda. Una mano mi tirò su, ma avevo gli occhi chiusi, non sapevo a chi appartenesse. Respiravo affannato, cercando di calmare i miei sensi e gli acuti dolor che permeavano per il mio corpo…infine chiusi gli occhi.

[…]



Mi risvegliai poche ore dopo, le ossa doloranti, i muscoli defaticati, la mente annebbiata. Feci scrocchiare la spalla destra, poi la sinistra, infine mi decisi ad alzarmi.
Circa due ore dopo eravamo di nuovo in viaggio con il favore del sole. Mancava poco al ponte Naruto, raggiungerlo non sarebbe stato un problema. Fu solo una lunga scarpinata che richiese tempo e fatica, altra fatica, che si aggiunse a quella che già avevo accumulato sul mio povero corpo lacerato e distrutto.
Tuttavia ne valeva la pena, soprattutto per il bellissimo spettacolo che si godeva dal ponte. La contea delle Onde era veramente stupenda, niente a che vedere con la miseria che albergava un tempo.
Per la notte ci fermammo in una locanda sulla strada, gustando dei cibi locali e del buon vino. Poi a riposo…tra soffici e calde lenzuola.

+ Chapter VII: Sunday- The End +

Mi sentivo riposato, fresco, tutte le ferite ed i dolori rimarginati. Il nuovo giorno mi salutò con un sole caldo ed accogliente e con una ria intrinseca di un profumo di mare e salsedine.
Quello era l’ultimo giorno…sarebbero tornati a casa, finalmente. Aveva passato tante avventure, troppe per i suoi gusti, ma soprattutto aveva seguito un allenamento che lo aveva migliorato davvero. Si sentiva diverso, più forte, più robusto, più vivo.

Quando scese a fare colazione gli altri tre del gruppo già mi attendevano al tavolo, anch’essi diversi, calmi , tranquilli. Shiltar prese parola, mentre mangiavamo…

“Oggi è l’ultimo giorno Reed…tra poche ore prenderemo la nave e ritorneremo a casa, ma prima voglio che tu e Tazuya affrontiate un ultimo tipo di prova. Ci vediamo nella radura al centro del boschetto tra un paio d’ore. In questo frangente di tempo potete girare per la città, ma non attirate guai.”

[…]



Tazuya era di ottima compagnia, aveva affrontato tanti pericoli, ma cosa più importante mi spiegava gli stili di vita del suo villaggio, cosa di cui ero curioso. Oltre ad Oto, Suna, Konoha e la mia amata Kiri, non avevo notizie di altri villaggi, se non quelle sporadiche che potevo raccogliere in giro, strappandole ad un jonin o ad un chunin tornati da qualche missione.

Tuttavia avevo ancora una cosa da chiarire con il mio nuovo amico…

“Senti Tazuya”

Dissi mentre camminavamo diretti alla foresta.

“Devo dire che mi dipsiace di averti colpito così forte durante il nostro breve duello. Il fatto è che non credevo di incontrare degli amici…”

Il ragazzo mi guardò sorridendo…

CITAZIONE

“Di che ti preoccupi?Neanche io lo sapevo, ed avrei fatto la stessa identica cosa, se non avessi perso tempo a pavoneggiarmi della mia velocità…e pensare che tu avevi pure i pesi…”


Scioccò le dita in un gesto stizzito.

CITAZIONE

“Devo dire ad Oki di farmeli usare anche a me negli addestramenti, devono migliorare parecchio le proprie capacità”.


Sorrisi.

“O non ne hai idea…”

Parole di esperienza…

Poco dopo giungemmo alla radura. Era un luogo riparato, calmo, in cui la pace regnava sovrana. Un luogo in cui i sensi si dilatano diventando un tutt’uno con la natura, entrando in simbiosi con essa. I due maestri erano lì ad attenderli. Questa volta fu Oki a spiegare ciò che avrebbero dovuto fare…

CITAZIONE

“Sedetevi su quei tronchi lì, incrociando le gambe in una posizione comoda. Una volta trovata, dovete concentrarvi sul vostro sistema circolatorio del chakra. Vicino al vostro stomaco, poco sotto l'ombelico, si trova l'organo che dà origine al chakra. Il suo nome come forse saprete è Tantien. L'esercizio che dovrete eseguire consiste nel concentrare una quantità specifica di chakra in quel punto. Poi da lì, dovrete dividerla in quattro parti, e inviarla agli arti, come se vorreste potenziarli. Dovete eseguire questo esercizio per cinque volte, fino a quando potrete accorgervi che la vostra riserva di chakra è quasi dimezzata.
A quel punto, dovete concentrarvisu voi stessi. Pensate a ciò che volete, usate il tempo che avete per riflettere su quello che più vi aggrada.“


Guardai quel ninja negli occhi, cercando di capire al meglio quelle parole. Poi mi rilassai. Per svolgere quell’esercizio ci voleva solo calma e pazienza.
Immaginai di nuovo il flusso di chakra, come avevo fatto per il giorno prima, e mi concentrai su punto vitale da cui affluiva, il punto in cui Stamina e Psiche si fondevano per dare vita al chakra puro. Avvertii l’energia e la indirizzai ai quattro arti. I muscoli si gonfiarono leggermente, mentre l’energia fluiva dentro di loro. Poi mi rilassai e ripetei finché pian piano non sentivo il chakra diminuire fino alla metà delle mie scorte. Ci volle parecchio tempo. Le mie riserve di chakra erano aumentate di parecchio, anzi erano raddoppiate!
Mai mi sarei aspettato una cosa del genere…fu davvero impressionante. Ero davvero migliorato, e un sorriso soddisfatto mi apparve sul volto, quando questa consapevolezza fu davvero accertata. Era a questo che serviva forse l’esercizio? A prendere coscienza dei propri miglioramenti?

[…]



Ed infine giunse il tempo dei saluti...

CITAZIONE

“Sono sicuro che ci rivedremo presto, Kaguyas”


Disse Oki rivolto a me e a Shiltar. Tazuya al suo fianco che sorrideva. Ci stringemmo la mano. Poi Si avviarono verso il ponte per dirigersi verso Konoha. Avevano una missione da svolgere. Invece per noi era tempo di tornare a casa. Il viaggio di ritorno fu riposante, nessuno dei due parlò ripensando ai momenti vissuti, alle esperienze fatte, alle cose viste e dette.
Per due ore sulla nave non si sentirono le loro voci…

[…]



La porta di casa si aprì con un cigolio sinistro, da quanto non rivedeva la sua amata dimora!L’atrio era sempre lo stesso, enorme e sontuoso.
Shiltar mi guardò infine…

“Ora sei pronto, ragazzo, vai dal tuo maestro e chiedi di allenarti all’Arte Kaguya. Hai il mio permesso e la mia benedizione.”

Mi poggiò una mano sulla fronte e si avviò per le scale sparendo nella sua stanza al primo piano….


Memories Of Reed Hyrigame Kaguya
Kirigakure No Shinobi



Edited by ...:::Namikaze Minato:::... - 5/1/2008, 02:07
 
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blacklion
view post Posted on 29/1/2008, 22:46




Ed ecco la tanta e sperata valutazione per poter iniziale l'allenamento dell'innata :P Scusa il ritardo, per vari problemi personali legati anche con la scuola il tempo a mia disposizione è diventato sempre di meno....sorry ^^
Per questo allenamento ti meriti 65 Exp e 400 Ryo, i cambi di luogo mi sono piaciuti, la fantasia non è mancata, forse per un genin questo allenamento sarebbe stato troppo difficile, le varie fatiche accumulate girno dopo giorno al terzo ti avrebbero massacrato, tutto sommato ci sono stati pochissimi errori ortografici, quasi inesistenti...
Complimenti per la nuova energia verde raggiunta, scusa ancora il ritardo !!!

PS: ricordati di postare nella lista partecipanti al gdr ;)
 
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...:::Namikaze Minato:::...
view post Posted on 1/2/2008, 17:40




Certo, black, mi iscirverò in lista. Scusa per il ritardo nel rispondere, ma anche io ho accumulato impegni su impegni, per non parlare delle lotte che stanno avvenendo in città per il problema rifiuti. Grazie per la valutazione, la prossima volta adatterò meglio le fatiche al grado che consegue^^
 
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2 replies since 13/10/2007, 15:56   211 views
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