Narrato
Pensato
Parlato Zabaku
Parlato altri
GenjutsuSe ne stava in piedi, impassibile, ad aspettare una risposta. Mai prima d’ora si sentiva così orgoglioso di aver concluso una prova, infatti colui che lo stava guardando apparentemente fiero del proprio allievo era il ninja che Zabaku più ammirava.
CITAZIONE
Si, puoi tenerlo, ad una condizione, ogni volta che penserai alla mia arma, dai sempre il meglio di te stesso, ricorda che ti è stata data come premio per aver dato il massimo...
Quella risposta, pronunciata con tanta calma e autorità, riempì il Koga di una gioia mai provata prima. Immaginava le future sfide e sapeva che, in un modo o nell’altro, avrebbe sempre avuto al suo fianco il suo maestro, qualcuno su cui contare quando tutto è ormai perduto. Rigirò il kunai tra le mani per qualche istante osservandone ogni minimo dettaglio: apparentemente non differiva da qualsiasi altro ma Zabaku sapeva quanto sarebbe stato importante. Si passò una mano tra i capelli imbarazzato, e poi rispose timidamente:
Grazie mille, sensei. Lei fa la mia felicità, infatti il motivo per cui le ho chiesto se potevo tenerlo era proprio quello: io ho poche motivazioni per lottare e impegnarmi, e non sono sicuro che reggeranno ancora a lungo. Mi spiego meglio, molti altri studenti hanno alle spalle sofferenza, solitudine, ed altri mali ancor peggiori, loro soltanto pensando a cosa hanno passato trovano forza e motivazioni per lottare; io invece sono qui soltanto perché voglio viaggiare, ed ho paura che un giorno mi dirò “ma non ne vale la pena soltanto per girovagare il mondo” e lascerò perdere. In poche parole, lei mi ha dato un ulteriore motivo per andare avanti, e per questo la ringrazio.Tentò di decifrare l’espressione del maestro, ma non gli lesse niente in volto. Zabaku volle pensare che era bravo a nascondere le emozioni, poi gli passò per la mente che magari era lui che non sapeva cogliere segnali soltanto dalle espressioni facciali e un sincero sorriso comparve sul suo volto.
CITAZIONE
Zabaku, so che sei stanco, hai sprecato un buon quantitativo di chakra e hai bruciato molte energie, io adesso devo assentarmi un attimo, giusto una manciata di minuti, tu intanto riposati e cerca di recuperare quello che puoi anche se in poco tempo, non preoccuparti, di qui non passa mai nessuno, inoltre 10 minuti saranno più che sufficienti al mio ritorno, tu non muoverti di qui, ci vediamo tra poco....
Finito di parlare il sensei si girò e si incamminò verso Kiri, o almeno così parve al giovane Zabaku. Il Koga era stanco e qualche minuto di riposo gli avrebbe giovato sicuramente, fece qualche passo sulla sinistra e si sedette sotto un albero, osservando Itachi che camminava. All’improvviso sparì nel nulla, e Zabaku stupito si ripropose di chiedergli come aveva fatto, una volta che sarebbe tornato.
Contemplando le limpide e cristalline acque del lago, si rese conto dei progressi fatti fino a quel momento e un sorrisino compiaciuto si dipinse sul suo volto. Mai prima d’ora era stato così vicino alla realizzazione del suo sogno, ed era un pensiero bellissimo. Ormai dimenticata la caduta e i fatti accaduti poco prima si stava concentrando per la prova che avrebbe dovuto svolgere. Il vento formava lievi increspature sulla superficie dell’acqua, e qualche timido raggio di sole che filtrava tra la nebbia creava giochi di luce sull’erba. Il ragazzo si concesse un momento per osservare meglio l’ambiente circostante. Si trovava di fronte a un lago circondato da alberi apparentemente molto antichi, nel bel mezzo di una silenziosa foresta. Non vi era nè un animale né un’ anima viva oltre a lui.
Non c’è bisogno di viaggiare molto per trovare posti che meritano di essere visitati.Quel bosco immobile era un ottimo posto dove ritirarsi quando si sarebbe voluto avere un momento di pace, lontano da tutto e da tutti. Zabaku cercò di fissare bene in mente la strada che aveva percorso poco prima, in modo da poterla ripercorrere in seguito. Decise, senza saperne l’effettivo perché, di incidere la corteccia dell’albero sotto il quale si trovava. Prese il kunai regalatogli qualche minuto prima dal sensei e disegnò una falce di luna, poi osservò le timide goccioline di resina sgorgare. Sentì il canto di un uccellino, interrotto dal ritorno improvviso del maestro. Chiuse gli occhi e assaporò quel momento, che probabilmente sarebbe divenuto sempre più raro: un momento dove stare da soli, in compagnia dei propri pensieri soltanto. Si punzecchiava il palmo della mano con l’unghia del medio, quasi a voler sottolineare quel sottile nervosismo che si era insinuato all’interno della sua mente.
Il tempo era volato, e quelli che erano approssimativamente 10 minuti gli erano parsi pochi secondi. Pensò che era probabile che si fosse appisolato un’ attimo, dato che il Kaguya era già di ritorno e portava portava tre spade.
Perché si è portato tre spade? Per cosa le userà? E poi perché tre spade? Come usa la terza?Troppe domande per porle tutte in una volta, e Zabaku era convinto che avrebbero trovato risposta da sole con lo scorrere del tempo. Itachi si avvicinò e disse:
CITAZIONE
Eccomi qui, adesso possiamo continuare, stai bene attento a cosa sto per fare, poi dovrai provarci e riuscirci tu, tieni duro e dai il meglio di te, la nostra avventura sta per finire, credi in te stesso e vedrai come supererai anche questo ostacolo...
Vide il maestro incamminarsi verso il lago, poi, senza una minima esitazione, lo attraversò camminando sull’acqua. Zabaku non vedeva l’ora di padroneggiare quell’esercizio.
CITAZIONE
Zabaku, adesso provaci tu, ricorda sempre di tenere al massimo la concentrazione, però presta attenzione, la corteccia è molto diversa dall'acqua, il chakra che dovrai mantenere sotto i piedi deve assumere una diversa consistenza...Adesso prova...
Il Koga decise di togliersi maglietta ed equipaggiamento, e arrotolare i pantaloni lungo la coscia in modo da non bagnare i vestiti durante i probabili fallimenti. Fece qualche passo e li appoggiò su un ramo molto basso, che si curvò per il peso. Era tranquillo, una ritrovata beatitudine interna gli sussurrava che non avrebbe fallito proprio ora, e lui ne era convinto. Nonostante il fatto che il sensei gli avesse concesso qualche minuto di riposo Zabaku si sentiva debole, spossato dai precedenti sforzi. Il bacino e la schiena erano doloranti a causa delle precedenti cadute, e la sua riserva di chakra scarseggiava. Decise di provarci subito, senza esitare. Si avvicinò lentamente alla riva del lago e osservò il riverbero delle timide onde: sarebbero state un’ulteriore complicazione. Portò il piede destro a qualche centimetro dall’acqua, e cominciò ad emettere chakra concentrandolo sotto la pianta del piede.
Ho sentito dire che bisogna formare un “cuscinetto” di chakra. Sarà quella la consistenza di cui mi ha appena accennato il sensei?Provò ad abbassare ulteriormente la gamba, fino a toccare l’acqua, e dopo qualche tentativo di intensità dell’emissione si accorse che sembrava solida. Decise allora di portare tutto il peso sul piede destro, e, quando lo fece, ondeggiò con il corpo per qualche istante nel tentativo di mantenere l’ equilibrio, poi sprofondò nella bassa acqua.
Cavoli, è difficile mantenere il livello di chakra emesso costante e restare in equilibrio con l’acqua che si muove sotto i piedi. Per di più ora ho le scarpe piene d’acqua, cosa che odio!Si riportò sulla terra ferma e senza esitare un secondo riprese a tentare. Questa volta voleva provare ad utilizzare entrambi i piedi, in modo da avere più superficie d’appoggio e di conseguenza un migliore equilibrio. Emise la stessa quantità di chakra del precedente tentativo, questa volta da entrambe le piante dei piedi, e con un piccolo balzello si ritrovò in equilibrio sull’acqua. Finché si trattava di stare fermi non era un grosso problema, ma, come aveva sperimentato con la prova precedente, la difficoltà era proprio camminare. Zabaku decise di provare con la tecnica che aveva usato per arrampicarsi sull’albero: aumentare di poco la quantità di chakra emessa da un piede quando l’altro si stacca. Alzò il sinistro, e contemporaneamente intensificò l’espulsione dalla destra. Ancora una volta sprofondò.
Che idiota, come ho fatto a pensare che avrebbe funzionato? È ovvio che bisogna creare il “cuscinetto” e mantenerlo costante, qui non cambia niente se sono sorretto da una sola gamba o da entrambe.Deciso e risoluto fece qualche passo a ritroso e si ritrovò nuovamente sulla terraferma, e nuovamente decise di cominciare a piedi pari. Si impose, per il seguente tentativo, di mantenere la quantità di chakra costante. Il primo passo fu un successo, eseguito con scioltezza e leggerezza, ma al momento di muovere il secondo qualcosa andò storto e perse il controllo. Questa volta si bagnò fino alle ginocchia, e un brivido freddo gli percorse la spina dorsale facendogli rizzare i peli: l’acqua era davvero fredda. Tornato al punto di partenza si prese qualche istante per pensare.
Ho capito. Per riuscire in questo esercizio devo avere un perfetto controllo del chakra. Prima, al momento del secondo passo, senza nemmeno accorgermene completamente ho abbassato un po’ l’intensità dell’emissione dalla sinistra, e sono caduto. Il cuscinetto che mi regge sull’acqua deve essere composto da una determinata quantità di chakra, ne più ne meno. Devo controllare perfettamente l’espulsione e coordinarla con i miei movimenti, senza sgarrare di una virgola.Era felice, perché credeva di aver compreso come fare, il problema era metterlo in pratica. Prima il piede destro, questa volta, poi il sinistro. Riuscì a fare tre passi prima di cadere completamente a mollo.
Bene, il segreto è la concentrazione. Più sei concentrato e meglio mantieni il livello di chakra al punto giusto.Due bracciate a nuoto e poté toccare il fondale con i piedi, qualche passo rallentato dalla resistenza dell’acqua ed era pronto per un nuovo tentativo. Decise però di prendersi qualche istante per concentrarsi come aveva fatto per la prova precedente. Chiuse gli occhi e tutto scomparve, tranne lui stesso e il lago, focalizzò tutto il suo pensiero sulle piante dei piedi e il chakra poi, senza aprire gli occhi, appoggiò il piede sinistro e cominciò la sua camminata. Avanzava impassibile, sempre concentrato al massimo, ma questa vota sembrava molto più sicuro di ciò che stava facendo, come se non fosse uno studente alle prime armi. Improvvisamente un’onda un po’ più alta del normale si infranse contro il suo piede, facendogli perdere l’equilibrio e quello stato di meditazione in cui si era immerso. Pluff. Si ritrovava sott’acqua. Una volta riemerso si accorse di aver fatto molta strada e di essere circa al centro del lago. Era felice perché convinto che al prossimo tentativo ci fosse riuscito, e prese a nuotare verso riva. Purtroppo per lui tutte le fatiche compiute precedentemente gli si riversarono contro proprio in quel momento, e la muscolatura lo abbandonò.
Scendeva sott’acqua, vedendo la luce della superficie sempre più lontana, il corpo inerme. Un braccio proteso, come a volerla afferrare. Tutto parve svolgersi a rallentatore, Zabaku non era li, era distante centinaia di kilometri e stava assistendo alle disgrazie di qualcun altro. L’indice di quella mano che tanto gli pareva famigliare si contrasse, poi tutte le dita si chiusero a pugno coprendo la visuale della luce.
Tutto era immobile, silenzioso e ordinato. Anzi, il niente era ordinato, dato che il Koga se ne stava sospeso nel nulla, a contemplare l’infinito buio. Era felice, la sua pelle candida e i muscoli non più indolenziti. Era asciutto, i vestiti sulla pelle e l’equipaggiamento pronto a essere sfoderato. Osservava il kunai che reggeva fiero nella mano: era quello donatogli da Itachi-sensei. Lucente e affilato, guardato in quel preciso istante pareva un oggetto nuovo, mai visto prima. Sapeva soltanto che aveva un valore, un valore non materiale. Lo lasciò cadere, e si perse nell’oscurità sotto di lui. C’era qualcosa in quell’ambiente, qualcosa che non andava. La stessa sensazione dell’ultima volta: non poteva godere appieno di quelle sensazioni, di quell’istante di paradiso terreno. Era infuriato. L’ultima volta almeno percepiva l’elemento disturbante, ma adesso no. Mancava l’aria, si sentiva soffocare. Quel nulla sconfinato che prima era paradiso si stava trasformando nella sua prigione. Non respirava. L’ossigeno era completamente assente.
Perché non posso gustarmi questo mondo?PERCHÈ?Infine il nulla sparì, per lasciare spazio a una scena a suo dire “bizzarra”. Un ragazzo, privo di sensi, stava scendendo nelle profondità di un lago a peso morto. Il Koga si chiedeva perché stava assistendo a quella scena, dato che si trovava molto lontano. Inspirò, e fu sorpreso che l’acqua entrava nei suoi polmoni e non in quella di quel poveraccio che stava affogando. Ne fu sorpreso. E improvvisamente si rese conto che era lui il poveraccio. Aprì gli occhi di scatto.
Io ho dei validi motivi per lottare!Scalciò con le gambe, ma le scarpe gli impedivano di nuotare in modo decente. Portò le mani alle stringhe, e con molta fatica per le dita intorpidite dal freddo le slacciò entrambe e le lasciò cadere sul fondo. Nuotando a rana si diresse nuovamente in superficie. I muscoli gli bruciavano e aveva la nausea. Istintivamente inspirò nuovamente, e altra acqua fece il suo ingresso nei suoi polmoni. La luce era sempre più vicina. Ancora una bracciata. Con un sonoro rumore inspirò più aria che poté, poi si diresse a riva. Arrivato a qualche passo dalla terraferma si lasciò cadere in ginocchio e prese a vomitare acqua. Gli tremavano le gambe e boccheggiava nel tentativo di recuperare ossigeno. Faticosamente e molto lentamente riprese la posizione eretta.
Non cederò proprio adesso, quando sono ad un passo dalla fine!Lo sa sensei, penso di avere capito. L’importante non è perché vuoi raggiungere uno scopo, l’importante è raggiungerlo! Io non mi arrenderòSi impose calma, poi riprese la prova. Decise di non chiudere gli occhi, in quanto aveva appena sperimentato gli effetti di una perdita di equilibrio. Il metodo era sempre lo stesso, dalla prima prova.
Io ce la farò, costi quel che costi!Posò la destra sul pelo del’acqua, che lo resse, poi anche la sinistra. Concentrato e deciso fece un altro passo, poi un altro ancora. La tensione saliva ogni volta che un passo andava a buon fine, era sempre più vicino al traguardo ma era anche più vicino ad un possibile fallimento, in quanto era sfinito e il chakra era davvero agli sgoccioli. Era ancora bagnato, i capelli appiccicati alla fronte che gli coprivano un po’ di visuale, ma si accorse che stava sudando. Un colpo di vento si alzò ed andò ad accarezzare il busto nudo del Koga, che rabbrividì per il freddo. Aveva la pelle d’oca e stava tremando, batteva timidamente i denti. Il sole si era rifugiato oltre la coltre di nebbia e il Koga non aveva idea di che ora fosse, approssimativamente. Era ormai giunto a metà del lago ma il percorso mancante gli sembrava ad ogni passo più distante. Il cuore gli pulsava nel petto, il sangue gli pulsava nelle vene. Destra, sinistra, destra, sinistra. Mancava un piccolo pezzo infinitamente lungo da percorrere.
Diventerò Genin a tutti i costi.Fece ancora qualche passo, e si ritrovò a meno di dieci centimetri dalla riva. Con un balzo felino uscì dal perimetro del lago, esausto ma felice.
Siiiiii, ce l’ho fatta!!!!!Si sedette a terra. Boccheggiava e tremava, ma la sensazione che provava era indescrivibile.
Più è difficile il compito assegnatoti più soddisfazione avrai nel portarlo a termine.Alzò lo sguardo verso il suo sensei, altezzoso e autoritario gli dava un senso di sicurezza, come essere a casa. Si chiedeva se adesso avrebbe avuto una risposta alle sue precedenti domande sulle spade, e quale sarebbe stato il suo prossimo compito.
Speriamo non qualcosa dove si utilizza chakra o ci resterò secco. Sicuramente il maestro si è accorto della mia condizione, se devo utilizzare chakra mi farà recuperare un po’prima di incominciare.Il solito vento gelido si alzò e andò a sfiorare la pelle del Koga, che era bagnato fradicio, e gli fece scorrere un brivido di freddo lungo la spina dorsale. Si mise in piedi, e cominciò il suo aggiramento del lago. Il suo obbiettivo erano i suoi vestiti, che gli avrebbero offerto calore e conforto. I piedi gli dolevano, ormai privi della protezione amorevole delle scarpe, ogni volta che calpestava sassolini o legnetti. Se attraversare il lago sembrava un’impresa impossibile, aggirarlo in quelle condizioni non era una cosa da meno. Ogni volta che tentava di sollevare una gamba, ormai tremendamente indolenzita, doveva compere uno sforzo immenso e il passo che ne risultava era immancabilmente troppo corto. Aveva l’impressione di non muoversi ma di sforzarsi soltanto. Prese il momento per ragionare un attimo sul chakra e sul suo eccessivo impiego.
Utilizzare eccessivamente il chakra, fino quasi al suo esaurimento, può portare a ciò che sto provando io: stanchezza, crampi eccetera. Mi domando cosa succede esaurendolo. Forse si cade in coma, magari si muore. Chissà perché, prima d’ora, non avevo mai considerato finire la propria riserva come una cosa così tragica: pensavo “aspetti un po’ e ti ricarichi”, si come no. Queste informazioni mi potrebbero risultare utili per futuri combattimenti, vedrò di domandare al sensei più tardi, si quando avrò raggiunto i miei vestiti.L’unico pensiero che lo portava avanti nella sua lenta camminata era che non avrebbe più sofferto il pungente freddo, che gli penetrava fino nelle ossa. Le articolazioni indolenzite, la pelle contratta, i peli tesi, tutte sensazioni alquanto spiacevoli che una bella maglietta avrebbe placato. Il problema principale erano i suoi pantaloni, ormai fradici e gocciolanti. Era arrivato lentamente e faticosamente a metà del suo percorso, quando si rese conto che stava facendo aspettare il suo maestro. Alcuni velenosi dubbi si insinuarono nella sua mente.
Chissà, adesso mi sta guardando e chissà cosa pensa. Penserà: ma sbrigati che mi stai facendo innervosire con la tua lentezza, pivello? Oppure: guarda com’è volenteroso quello studente, sono orgoglioso di lui? Al diavolo.Si concesse di girarsi a osservare Kaguya-sensei per provare a decifrare il suo linguaggio corporale. Un’altra volta non vide niente, ma qualcosa in lui, un che di impercettibile, sembrava confermare in parte la seconda ipotesi. Forse era soltanto ciò che voleva vedere il Koga, ma il pensiero gli diede una nuova carica, una nuova forza, e allungò il passo.
Tese il braccio, la tanto sognata maglietta era li, davanti a lui. Per tutto l’interminabile giro del lago aveva sognato questo momento, e adesso era arrivato. La mano ancora tremante per gli sforzi, le dita intorpidite per il freddo. La afferrò e con un movimento molto lento se la infilò. Sentire il cotone sulla pelle, quel piacevole tepore che andava pian piano formandosi, le articolazioni che riprendevano lentamente sensibilità. Assaporò quel momento fino in fondo, prima che uno spiffero d’aria si insinuasse tra i suoi pantaloni e lo riportò alla realtà. Era ancora bagnato, e la maglietta non migliorava più di tanto la situazione. Batteva i denti e tremava, ciò nonostante riprese la sua camminata verso il maestro, questa volta più rapidamente. Una volta giunto a qualche metro dal sensei si sedette a gambe incrociate, emettendo un lieve sbuffo in segno di sollievo. Era arrivato il momento di parlare, un po’di quella teoria che il giovane Koga aveva sempre disprezzato in cuor suo, ma che adesso più di ogni altra cosa desiderava. Voleva risposte, conoscenza, ma anche un momento per riposare.
Sensei, posso porle alcune domande sul chakra? La prima: cos’è il chakra? Me ne sono reso conto prima, sto imparando ad utilizzarlo ma non so ancora veramente cos’è. La seconda: non mi sento affatto bene in questo momento, penso che si a per il fatto che non abbia più molto chakra in corpo; cosa succede se lo finisco? E la terza domanda: come faccio ad aumentarne la mia riserva?Doveva sapere, tutto ciò che stava domandando gli frullava per la mente già da un po’ di tempo ed era sicuro che sarebbero state risposte molto utili per il futuro, quelle che il maestro gli avrebbe dato.
[. . .]
Si immerse in un religioso silenzio, stava pensando. Con tutto il trambusto della prova appena conclusa aveva archiviato le sensazioni provate precedentemente, ma adesso era il momento giusto per metabolizzare il tutto. Dopamina. Quella misteriosa sostanza della quale aveva provato gli effetti. Si chiedeva fin dove avrebbero potuto arrivare le sensazioni, e con cosa avrebbe potuto sperimentarne sempre maggiori. Non capiva cosa aveva provato nelle profondità del lago, ma era convinto che aveva a che fare con la dopamina. Quel breve istante di paradiso terreno, dove tutto va bene e non ci sono preoccupazioni di alcun genere. Pensava a che emozioni si devono provare in un combattimento contro altri ninja potenti, dove si rischia la vita. Forse era quello di cui aveva bisogno, ma non poteva dirlo con certezza. Immerso completamente nei suoi pensieri si accorgeva che inesorabilmente il suo scopo di vita stava cambiando. Zabaku non voleva più viaggiare, uno stupido monumento non avrebbe mai potuto fargli provare le stesse emozioni di quella caduta, voleva soltanto la sua prossima dose di dopamina senza quegli spiacevoli inconvenienti che non gliela facevano godere. Stava diventando dipendente da una sostanza, e il suo “spacciatore” era il suo stesso cervello. Sarebbe stata la sua condanna o la sua benedizione? Si sarebbe spinto troppo oltre nella sua ricerca di emozioni sempre più forti? Nessuna di queste domande gli girava nelle testa, perché un drogato non ammetterà mai di esserlo.
Il miglior ninja del mondo, eh cari i miei genitori? Se per provare le e emozioni che cerco dovrò diventarlo non esiterò un secondo. Forse non avete completamente fallito. La mia mente è fantastica, i suoi meccanismi sono affascinanti. Chissà che bello sarebbe dominare le menti degli avversari, come ho sentito dire da mio padre. Genjutsu, credo si chiamino così le illusioni create col chakra. Possono stregare una persona, paralizzarla, portarla alla follia. Devo imparare questa arte, a tutti i costi. Manipolare la mente altrui mi affascina, è un potere così distruttivo. Senza accorgersene il seme della malvagità stava germogliando in lui. Sarebbe stato disposto a calpestare i propri amici, persino la propria famiglia per quelle sensazioni. La sua espressione, i suoi lineamenti stavano cambiando. Ora non era più l’inguaribile sognatore con la testa sempre tra le nuvole, ora era una persona peggiore, quasi cattiva. Aveva trovato la sua via, e anche il suo futuro stile di combattimento: sarebbe diventato un manipolatore di menti, un ninja abilissimo nel creare illusioni. Questo si era ripromesso.
CITAZIONE
Grazie mille, sensei. Lei fa la mia felicità, infatti il motivo per cui le ho chiesto se potevo tenerlo era proprio quello: io ho poche motivazioni per lottare e impegnarmi, e non sono sicuro che reggeranno ancora a lungo. Mi spiego meglio, molti altri studenti hanno alle spalle sofferenza, solitudine, ed altri mali ancor peggiori, loro soltanto pensando a cosa hanno passato trovano forza e motivazioni per lottare; io invece sono qui soltanto perché voglio viaggiare, ed ho paura che un giorno mi dirò “ma non ne vale la pena soltanto per girovagare il mondo” e lascerò perdere. In poche parole, lei mi ha dato un ulteriore motivo per andare avanti, e per questo la ringrazio.
Adesso sono sicuro che le mie motivazioni non cederanno così facilmente, finché non avrò ottenuto ciò che voglio non mi arrenderò mai!Maestro, saprebbe parlarmi anche dei Genjutsu? Oppure sa dove posso trovare informazioni dettagliate a riguardo?L’albero, il lago.
Chi avrebbe mai pensato che l’accademia avrebbe potuto cambiare così radicalmente gli ideali di un ragazzo, il suo scopo di vita?
Edited by Zabaku Koga - 7/8/2008, 01:06